il sistema sanitario italiano bersagliato dai criminali della rete

Scarica PDF Stampa
Continuano i cyber attacchi al SSN. I dati che emergono dalla relazione annuale del governo sulla politica dell’informazione per la sicurezza disegnano un quadro allarmante e sul quale necessitano urgenti risposte da parte delle istituzioni. La relazione del 2016 del governo indica il settore sanitario fra quelli più bersagliati dai criminali della rete. Tale fenomeno si lega alla possibilità concessa ai Cyber criminali di poter accedere ad informazioni dal notevole valore personale e quindi potenzialmente finanziario.

I dati relativi alle cartelle dei pazienti e il valore intrinseco delle stesse, sono oggetto di interesse anche per finalità come quelle attinenti al furto di identità. Sono notevoli i casi in cui all’interno del perimetro della frode perpetrata ai danni del paziente, le norme circa la privacy dello stesso vengano violate in toto.

Professione infermiere: alle soglie del XXI secolo

La maggior parte dei libri di storia infermieristica si ferma alla prima metà del ventesimo secolo, trascurando di fatto situazioni, avvenimenti ed episodi accaduti in tempi a noi più vicini; si tratta di una lacuna da colmare perché proprio nel passaggio al nuovo millennio la professione infermieristica italiana ha vissuto una fase cruciale della sua evoluzione, documentata da un’intensa produzione normativa.  Infatti, l’evoluzione storica dell’infermieristica in Italia ha subìto un’improvvisa e importante accelerazione a partire dagli anni 90: il passaggio dell’istruzione all’università, l’approvazione del profilo professionale e l’abolizione del mansionario sono soltanto alcuni dei processi e degli avvenimenti che hanno rapidamente cambiato il volto della professione. Ma come si è arrivati a tali risultati? Gli autori sono convinti che per capire la storia non basta interpretare leggi e ordinamenti e per questa ragione hanno voluto esplorare le esperienze di coloro che hanno avuto un ruolo significativo per lo sviluppo della professione infermieristica nel periodo esaminato: rappresentanti di organismi istituzionali e di associazioni, formatori, studiosi di storia della professione, infermieri manager. Il filo conduttore del libro è lo sviluppo del processo di professionalizzazione dell’infermiere. Alcune domande importanti sono gli stessi autori a sollevarle nelle conclusioni. Tra queste, spicca il problema dell’autonomia professionale: essa è sancita sul terreno giuridico dalle norme emanate nel periodo considerato, ma in che misura e in quali forme si realizza nei luoghi di lavoro, nella pratica dei professionisti? E, inoltre, come si riflettono i cambiamenti, di cui gli infermieri sono stati protagonisti, sul sistema sanitario del Paese? Il libro testimonia che la professione è cambiata ed è cresciuta, ma che c’è ancora molto lavoro da fare. Coltivare questa crescita è una responsabilità delle nuove generazioni. Le voci del libro: Odilia D’Avella, Emma Carli, Annalisa Silvestro, Gennaro Roc- co, Stefania Gastaldi, Maria Grazia De Marinis, Paola Binetti, Rosaria Alvaro, Luisa Saiani, Paolo Chiari, Edoardo Manzoni, Paolo Carlo Motta, Duilio Fiorenzo Manara, Barbara Man- giacavalli, Cleopatra Ferri, Daniele Rodriguez, Giannantonio Barbieri, Patrizia Taddia, Teresa Petrangolini, Maria Santina Bonardi, Elio Drigo, Maria Gabriella De Togni, Carla Collicelli, Mario Schiavon, Roberta Mazzoni, Grazia Monti, Maristella Mencucci, Maria Piro, Antonella Santullo. Gli Autori Caterina Galletti, infermiere e pedagogista, corso di laurea magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma.Loredana Gamberoni, infermiere, coordinatore del corso di laurea specialistica/ magistrale dal 2004 al 2012 presso l’Università di Ferrara, sociologo dirigente della formazione aziendale dell’Aou di Ferrara fino al 2010. Attualmente professore a contratto di Sociologia delle reti di comunità all’Università di Ferrara.Giuseppe Marmo, infermiere, coordinatore didattico del corso di laurea specialistica/ magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, sede formativa Ospedale Cottolengo di Torino fino al 2016.Emma Martellotti, giornalista, capo Ufficio stampa e comunicazione della Federazione nazionale dei Collegi Ipasvi dal 1992 al 2014.

Caterina Galletti, Loredana Gamberoni, Giuseppe Marmo, Emma Martellotti | 2017 Maggioli Editore

32.00 €  30.40 €

In tale ottica si segnala la recente introduzione dell’obbligo, per le amministrazioni pubbliche, di comunicare all’Autorità Garante, entro 48 ore dalla conoscenza dell’avvenuto attacco al sistema la possibile violazione della sfera privata del cittadino. Il richiamo che deve essere fatto è ai c.d. data breach (violazioni o incidenti informatici che possono ledere la privacy degli utenti).

Questa la somma degli enunciati derivanti dalla legislazione nazionale ed europea in tema di data breach: ” è la violazione dei dati personali che comporta accidentalmente o in modo illecito la distruzione, la perdita, la modifica, la rivelazione non autorizzata o l’accesso ai dati personali trasmessi, memorizzati o comunque elaborati nel contesto della fornitura di un servizio di comunicazione accessibile al pubblico nella Comunità”.

Anche le linee guida elaborate dal Garante della Privacy segnano la linea di demarcazione tra ciò che è meglio fare per le PA:

Le PA devono pubblicare solo dati esatti, aggiornati e contestualizzati.

L’inserimento on line sui propri siti di informazioni, atti e documenti amministrativi contenenti dati personali, deve essere preceduto dalla verifica che esista una norma di legge o di regolamento che ne preveda l’obbligo.

Le PA devono pubblicare on line solo dati la cui pubblicazione risulti realmente necessari.

I dati sensibili (etnia, religione, appartenenze politiche etc.) possono essere diffusi solo laddove indispensabili al perseguimento delle finalità di rilevante interesse pubblico.

Occorre adottare misure per impedire la indicizzazione dei dati sensibili da parte dei motori di ricerca e il loro riutilizzo.

Qualora le PA intendano pubblicare dati personali che non siano quelli usualmente previsti dalle disposizioni di riferimento, le stesse devono procedere prima a renderle anonime , evitando soluzioni che consentano l’identificazione, anche indiretta o a posteriori, dell’interessato.

 

Martino Di Caudo

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento