Gli infermieri continuano lo sciopero!

Redazione 28/02/18
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Esclusa la dirigenza, infermieri e professionisti sanitari non accettano le briciole messe a disposizione dal Governo per il rinnovo dei contratti e decide di scendere in piazza per 48 ore, il 12 e il 13 aprile. Ad annunciare il proseguimento dello sciopero i sindacati di categoria Nursind e Nursing Up successivamente alla manifestazione a Roma del 23 febbraio.

Sovraccarico di lavoro, esigui aumenti salariali, assenza di scatti di carriera, crisi occupazionale e molto altro ancora i motivi alla base della decisione di continuare lo sciopero ad aprile.

Le parole dei sindacati

“Andiamo avanti con 48 ore di sciopero, forti dell’adesione massiccia dei professionisti sanitari che hanno provocato venerdì scorso il blocco delle sale operatorie degli ospedali e degli ambulatori nelle aziende sanitarie di tutta Italia. Vogliamo ascoltare il grido di protesta che si è levato durante la grande manifestazione di piazza Santi Apostoli, il grido di chi chiede riconoscimenti della propria dignità professionale che si traduce in una giusta retribuzione e turni di lavoro più umani”. Sono le dichiarazioni del presidente del sindacato Nursing Up, Antonio De Palma.

“Non sarà certo un contratto misero, come quello sottoscritto il 23 febbraio scorso senza di noi, a fermare gli infermieri italiani. La mobilitazione prosegue – ha spiegato il sindacalista – per le stesse ragioni di prima: riteniamo inaccettabile la carenza di risorse dovuta al disinteresse del Governo verso gli infermieri e gli altri lavoratori del Ssn. C’è stata una grave mancanza di rispetto da parte delle istituzioni verso le migliaia di infermieri che hanno scioperato, nell’affrettare la chiusura del Ccnl con un tour de force di 28 ore, senza dare risposte alle nostre richieste”.

Gli ultimi 20 anni di storia infermieristica:

Professione infermiere: alle soglie del XXI secolo

La maggior parte dei libri di storia infermieristica si ferma alla prima metà del ventesimo secolo, trascurando di fatto situazioni, avvenimenti ed episodi accaduti in tempi a noi più vicini; si tratta di una lacuna da colmare perché proprio nel passaggio al nuovo millennio la professione infermieristica italiana ha vissuto una fase cruciale della sua evoluzione, documentata da un’intensa produzione normativa.  Infatti, l’evoluzione storica dell’infermieristica in Italia ha subìto un’improvvisa e importante accelerazione a partire dagli anni 90: il passaggio dell’istruzione all’università, l’approvazione del profilo professionale e l’abolizione del mansionario sono soltanto alcuni dei processi e degli avvenimenti che hanno rapidamente cambiato il volto della professione. Ma come si è arrivati a tali risultati? Gli autori sono convinti che per capire la storia non basta interpretare leggi e ordinamenti e per questa ragione hanno voluto esplorare le esperienze di coloro che hanno avuto un ruolo significativo per lo sviluppo della professione infermieristica nel periodo esaminato: rappresentanti di organismi istituzionali e di associazioni, formatori, studiosi di storia della professione, infermieri manager. Il filo conduttore del libro è lo sviluppo del processo di professionalizzazione dell’infermiere. Alcune domande importanti sono gli stessi autori a sollevarle nelle conclusioni. Tra queste, spicca il problema dell’autonomia professionale: essa è sancita sul terreno giuridico dalle norme emanate nel periodo considerato, ma in che misura e in quali forme si realizza nei luoghi di lavoro, nella pratica dei professionisti? E, inoltre, come si riflettono i cambiamenti, di cui gli infermieri sono stati protagonisti, sul sistema sanitario del Paese? Il libro testimonia che la professione è cambiata ed è cresciuta, ma che c’è ancora molto lavoro da fare. Coltivare questa crescita è una responsabilità delle nuove generazioni. Le voci del libro: Odilia D’Avella, Emma Carli, Annalisa Silvestro, Gennaro Roc- co, Stefania Gastaldi, Maria Grazia De Marinis, Paola Binetti, Rosaria Alvaro, Luisa Saiani, Paolo Chiari, Edoardo Manzoni, Paolo Carlo Motta, Duilio Fiorenzo Manara, Barbara Man- giacavalli, Cleopatra Ferri, Daniele Rodriguez, Giannantonio Barbieri, Patrizia Taddia, Teresa Petrangolini, Maria Santina Bonardi, Elio Drigo, Maria Gabriella De Togni, Carla Collicelli, Mario Schiavon, Roberta Mazzoni, Grazia Monti, Maristella Mencucci, Maria Piro, Antonella Santullo. Gli Autori Caterina Galletti, infermiere e pedagogista, corso di laurea magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma.Loredana Gamberoni, infermiere, coordinatore del corso di laurea specialistica/ magistrale dal 2004 al 2012 presso l’Università di Ferrara, sociologo dirigente della formazione aziendale dell’Aou di Ferrara fino al 2010. Attualmente professore a contratto di Sociologia delle reti di comunità all’Università di Ferrara.Giuseppe Marmo, infermiere, coordinatore didattico del corso di laurea specialistica/ magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, sede formativa Ospedale Cottolengo di Torino fino al 2016.Emma Martellotti, giornalista, capo Ufficio stampa e comunicazione della Federazione nazionale dei Collegi Ipasvi dal 1992 al 2014.

Caterina Galletti, Loredana Gamberoni, Giuseppe Marmo, Emma Martellotti | 2017 Maggioli Editore

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I motivi del perdurare dello sciopero:

1. il perdurare del blocco del trattamento economico del personale del SSN previsto dal DL 78/2010 convertito nella legge 122/2010 e il taglio dei fondi della contrattazione integrativa, perchè non saranno certo 85 euro medi promessi a tutti i lavoratori a colmare il vuoto lasciato da 9 anni di congelamento contrattuale;

2. il mancato riconoscimento della progressione economica (passaggio di fascia) e di quella verticale (passaggio di categoria) per infermieri, caposala e altri professionisti sanitari del comparto;

3. la mancata valorizzazione dell’anzianità di servizio delle professioni sanitarie non mediche tramite scatti di carriera, il mancato riconoscimento delle ore necessarie all’aggiornamento professionale, la mancata possibilità di svolgere attività libero professionale;

4. il mancato riconoscimento economico del tempo per indossare la divisa e di quello per il passaggio delle consegne;

5. il permanere della crisi occupazionale infermieristica che vede oltre 25mila infermieri disoccupati;

6. il sovraccaricare di lavoro il personale infermieristico per via del mancato ricambio generazionale dovuto al blocco del turnover e alle esasperanti condizioni lavorative, logica conseguenza e alle ristrettezze economiche e al drastico contenimento dei costi messi in campo dalle aziende sanitarie.

 

“Abbiamo deciso di proclamare altri due giorni di sciopero perché questa ipotesi contrattuale non ha giustificazioni valide né dal punto di vista economico né da quello normativo. Se passa così com’è, al netto dei palesi errori nei richiami contrattuali, avremo maggior lavoro per chi è in servizio (soprattutto per i part time che passano da 20 a più di 200 ore di straordinario all’anno) e meno assunzioni. Maggiore flessibilità richiesta dal datore di lavoro e meno esigibilità dei diritti per i lavoratori in particolar modo per il personale turnista” come dichiarato dal presidente del Nursind Andrea Bottega.

“Dopo l’alta adesione allo sciopero del 23 febbraio abbiamo ricevuto da più parti la richiesta di continuare la lotta perché i lavoratori si sono giustamente offesi per come sono stati considerati dai firmatari (mai era successo che i sindacati firmassero finchè i lavoratori erano in sciopero) e per l’esito di tale contratto che non ha distribuito le risorse economiche dignitosamente ed è riuscito a peggiorare le condizioni lavorative. Ricordiamo che negli enti locali, gli stessi firmatari, hanno aumentato le indennità di turno diurno, notturno e festivo mentre in sanità, dove sono gli infermieri la gran parte dei lavoratori notturni e festivi, hanno preferito allargare le indennità di disagio al profilo tecnico. Siamo, inoltre, l’unico comparto che riceverà gli aumenti da aprile 2018 anziché da marzo”, aggiunge Bottega.

“Chi ha firmato – un contratto che abbiamo definito politico pre-elettorale – è riuscito a scontentare tutti riducendo la forbice salariale e imponendo una parte normativa peggiorativa. La dignità degli infermieri non è negoziabile e pertanto il dissenso e la protesta continua e la porteremo a ridosso delle elezioni RSU dopo averla portata il 23 a ridosso delle politiche”, conclude il leader del Nursind.

 

Fonte:

  • www.nursingup.it
  • www.sanita24.ilsole24ore.com
  • http://www.quotidianosanita.it/

 

 

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