Infermieri generici, laurea e iscrizione all’albo sono necessarie per essere assegnati a mansioni superiori

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Gli infermieri generici adibiti a mansioni superiori non possono essere inquadrati a livello superiore e non possono quindi godere della maggiore retribuzione per queste previste.

Condizioni per l’inquadramento superiore

A confermare l’assunto ci ha pensato la sezione Lavoro della Corte di Cassazione che con ben 5 ordinanze (n. 8690, 8691,8692, 8783 e 8784 del 2018) praticamente dello stesso tenore, ha ribadito come, in mancanza dei presupposti necessari del conseguimento della laurea e della relativa iscrizione all’albo professionale, essere stati assegnati a mansioni superiori non possa rappresentare il presupposto per il riconoscimento del relativo diritto ex art 2126 c.c., “le appellanti… svolgevano di fatto le mansioni di infermiere professionale, alternandosi con questi ultimi in ragione della cronica carenza di personale“, evidenziando al contrario come tale condotta si ponga in contrasto con l’attuale normativa di riferimento, dando vita in altre parole ad una comportamento illecito e contra legem.

La pronuncia della Corte

La Corte ha tenuto a precisare come tale attività “si pone come illecita perché in violazione di norme imperative attinenti all’ordine pubblico e poste a tutela della generalità dei cittadini non già del prestatore di lavoro”. 

Ribadendo che la condotta degli infermieri generici che siano assegnati a mansioni di livello superiore in virtù della mancanza in organico di soggetti che possano ricoprire quei ruoli, nei fatti conduca ad un comportamento illecito.

Continua ancora il Giudice come  “deve rilevarsi che per le professioni sanitarie, la carenza del titolo abilitativo specifico e della relativa iscrizione all’albo producono la totale illiceità dello svolgimento di fatto di mansioni superiori e rendono inesigibile il diritto alla corrispondente maggiore retribuzione ai sensi dell’art. 2126 cod. civ

Risulta così chiaro l’indirizzo sottesso del Giudice della Suprema Corte, il quale ha voluto evidenziare come, l’aver assegnato a mansioni superiori chi, nei fatti non possa eseguirle per difetto di preparazione, violi una norma imperativa la cui tutela è indirizzata nei confronti della generalità dei cittadini.

Il riconoscimento del valore della professionalità

Quasi che dal lavoro degli infermieri generici possano discendere a cascata e direttamente una serie di conseguenze negative sul paziente.

 

Per lo scrivente e lungi dal porre in essere valutazioni circa la correttezza della valutazione, risulta però necessario soffermarsi su una determinata questione, valevole, per la natura del suo intimo dubbio, a definire gli estremi di un segnale di allarme per l’intero SSN.

L’attuale quadro generico della sanità italiana segna un evidente momento di confusione: nei reparti d’ospedale il mutevole, quanto repentino, riordino degli equilibri fra vari professionisti della sanità conduce ad evidenti sperequazioni circa la loro reale funzione.

In altri termini, siamo in presenza di quadro composito di vari soggetti che, nell’atavico quanto deleterio difetto di organico che caratterizza gran parte dei nostri reparti, non può non condurre a situazioni di questo tipo. Nella valutazione del caso, limitarsi al solo corretto riconoscimento della illiceità del comportamento dei singoli infermieri generici, senza osservare le difficoltà della situazione generale conduce ad una parziale quanto poco costruttiva visione d’insieme del nostro mondo sanitario.

 

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Martino Di Caudo

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