Società scientifiche e categoria infermieristica: anche l’Ipasvi Pordenone fa ricorso al tar

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Siamo ormai abituati a vivere un contesto sociale, nel quale la categoria infermieristica è continuamente oggetto di discriminazioni e di poca attenzione da parte del legislatore. Le continue mire infermieristiche vengono così mortificate da interventi delle istituzioni che ne limitano, nei fatti, la possibilità di crescita.

Il difetto di rappresentatività che esclude gli infermieri:

Nel caso di specie la recente emanazione del D.M. 2 agosto 2017, ha ulteriormente svilito la possibilità che la professione sanitaria venga riconosciuta per il suo esatto valore; ci si riferisce, per chi non ha seguito la vicenda, al conflitto nato dalla vicenda delle società scientifiche e all’apporto, NON previsto degli infermieri a causa di un “difetto di rappresentatività: (devono essere rappresentati almeno il 30% dei professionisti in attività nella specializzazione o disciplina prevista dalla legislazione; per i medici di base il tetto è abbassato al 15%).

Le opposizioni dei collegi Ipasvi:

Non sono così mancate le opposizioni a tale decreto e nelle settimane trascorse abbiamo assistito all’inasprimento della polemica a seguito dei ricorsi al Tar del Lazio presentati da Ipasvi VeneziaIpasvi Carbonia-Iglesias e Ipasvi Belluno, e da ultimo anche dal Consiglio Direttivo del Collegio Ipasvi di Pordenone.

Professione infermiere: alle soglie del XXI secolo

La maggior parte dei libri di storia infermieristica si ferma alla prima metà del ventesimo secolo, trascurando di fatto situazioni, avvenimenti ed episodi accaduti in tempi a noi più vicini; si tratta di una lacuna da colmare perché proprio nel passaggio al nuovo millennio la professione infermieristica italiana ha vissuto una fase cruciale della sua evoluzione, documentata da un’intensa produzione normativa.  Infatti, l’evoluzione storica dell’infermieristica in Italia ha subìto un’improvvisa e importante accelerazione a partire dagli anni 90: il passaggio dell’istruzione all’università, l’approvazione del profilo professionale e l’abolizione del mansionario sono soltanto alcuni dei processi e degli avvenimenti che hanno rapidamente cambiato il volto della professione. Ma come si è arrivati a tali risultati? Gli autori sono convinti che per capire la storia non basta interpretare leggi e ordinamenti e per questa ragione hanno voluto esplorare le esperienze di coloro che hanno avuto un ruolo significativo per lo sviluppo della professione infermieristica nel periodo esaminato: rappresentanti di organismi istituzionali e di associazioni, formatori, studiosi di storia della professione, infermieri manager. Il filo conduttore del libro è lo sviluppo del processo di professionalizzazione dell’infermiere. Alcune domande importanti sono gli stessi autori a sollevarle nelle conclusioni. Tra queste, spicca il problema dell’autonomia professionale: essa è sancita sul terreno giuridico dalle norme emanate nel periodo considerato, ma in che misura e in quali forme si realizza nei luoghi di lavoro, nella pratica dei professionisti? E, inoltre, come si riflettono i cambiamenti, di cui gli infermieri sono stati protagonisti, sul sistema sanitario del Paese? Il libro testimonia che la professione è cambiata ed è cresciuta, ma che c’è ancora molto lavoro da fare. Coltivare questa crescita è una responsabilità delle nuove generazioni. Le voci del libro: Odilia D’Avella, Emma Carli, Annalisa Silvestro, Gennaro Roc- co, Stefania Gastaldi, Maria Grazia De Marinis, Paola Binetti, Rosaria Alvaro, Luisa Saiani, Paolo Chiari, Edoardo Manzoni, Paolo Carlo Motta, Duilio Fiorenzo Manara, Barbara Man- giacavalli, Cleopatra Ferri, Daniele Rodriguez, Giannantonio Barbieri, Patrizia Taddia, Teresa Petrangolini, Maria Santina Bonardi, Elio Drigo, Maria Gabriella De Togni, Carla Collicelli, Mario Schiavon, Roberta Mazzoni, Grazia Monti, Maristella Mencucci, Maria Piro, Antonella Santullo. Gli Autori Caterina Galletti, infermiere e pedagogista, corso di laurea magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma.Loredana Gamberoni, infermiere, coordinatore del corso di laurea specialistica/ magistrale dal 2004 al 2012 presso l’Università di Ferrara, sociologo dirigente della formazione aziendale dell’Aou di Ferrara fino al 2010. Attualmente professore a contratto di Sociologia delle reti di comunità all’Università di Ferrara.Giuseppe Marmo, infermiere, coordinatore didattico del corso di laurea specialistica/ magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, sede formativa Ospedale Cottolengo di Torino fino al 2016.Emma Martellotti, giornalista, capo Ufficio stampa e comunicazione della Federazione nazionale dei Collegi Ipasvi dal 1992 al 2014.

Caterina Galletti, Loredana Gamberoni, Giuseppe Marmo, Emma Martellotti | 2017 Maggioli Editore

32.00 €  30.40 €

 

Le parole del Presidente Ipasvi di Pordenone, Luciano Clarizia:

Significative in tal senso le parole del presidente del collegio di Pordenone Luciano Clarizia, il quale non ha mancato di evidenziare come gli sforzi profusi dalla categoria negli ultimi anni, venissero nei fatti annichiliti dalle continue manchevolezze istituzionali con comportamenti che: sviliscono quanto prodotto da anni da molti professionisti infermieri riuniti in solide, importanti, autorevoli e storiche Associazioni tecnico-scientifiche – prosegue ancora il Presidente che nella regolamentazione “dalle società scientifiche e dalle associazioni tecnico-scientifiche delle professioni sanitarie iscritte in apposito elenco istituito e regolamentato con decreto del Ministro della salute”, si è inserito Il Decreto del Ministero della Salute, che declina la norma individuando criteri che di fatto escludono dalla possibilità di iscrizione tutte le professioni sanitarie… tranne quella medica”.

Tutto questo ovviamente si traduce un danno alla professione infermieristica che da anni porta avanti la battaglia, non solo per il riconoscimento delle proprie competenze e qualifiche, ma anche per quegli sviluppi scientifici maturati da innumerevoli Associazioni che non verranno presi in considerazione.

La battaglia legale per la tutela di tutta la categoria infermieristica 

Ed è proprio nell’ottica della salvaguardia del capitale umano e bagaglio scientifico maturati in questi anni che si pongono come necessarie le battaglie legali appena iniziate dai collegi Ipasvi sopra richiamati, proprio al fine di tutelare il lavoro e la dignità scientifica di una professione continuamente messa alla berlina e mai troppo tutelata da chi ne dovrebbe avere il compito.

Martino Di Caudo

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