Il modello assistenziale Gentlecare: migliorare l’assistenza infermieristica geriatrica in strutture e RSA

Redazione 14/04/17
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Il modello assistenziale Gentlecare (E.B.) e l’assistenza infermieristica geriatrica

Il metodo GentleCare è un modello per migliorare anche l’assistenza infermieristica geriatrica. Con questo articolo puoi acquisire crediti ECM, continua a leggere per capire come.

“La cura della persona con demenza si pone come cura a lungo termine che progressivamente impone la ricerca di soluzioni sempre più articolate di fronte all’emergere di bisogni via via più complessi. Il carattere degenerativo e progressivo della malattia e il suo perdurare negli anni comportano infatti inguaribilità e irreversibilità di molti suoi aspetti; producono disabilità psichica e fisica; si accompagnano ad instabilità clinica; provocano nel tempo un coinvolgimento in senso patologico anche del nucleo familiare.”

“Obiettivo principale della cura diviene allora non più la guarigione bensì la promozione del benessere della persona e il contenimento dello stress di chi del malato si occupa. Riferendoci ad un concetto di benessere inteso come minor distanza possibile traciò che la persona vorrebbe essere e ciò che la persona di fatto è, possiamo tentare una definizione del benessere come miglior livello funzionale possibile, per quella persona, in assenza di segni di stress; definizione forse anche troppo sintetica, ma senza dubbio utile dal punto di vista operativo.”

“Un sistema di cura protesico diventa elemento fondamentale nel raggiungimento di tale obiettivo di cura, poiché è pensato e finalizzato a supportare piuttosto che cimentare la persona con demenza, a comprendere la peculiarità e la complessità della disabilità determinata dalla malattia e al tempo stesso a cogliere e a valorizzare le competenze residue, così come le preferenze e i desideri del malato. La centralità del malato e la ricerca e salvaguardia della sua continuità esistenziale ne costituiscono gli elementi fondanti”.

Il modello GentleCare insegna agli operatori che si prendono cura dei pazienti anziani affetti da demenza di guardare oltre il sistema di cura tradizionale e di ritrovare nell’assistito la persona che è o che è stata prima della sua mutazione, pur di non perdere un’ulteriore storia dietro all’etichetta di “demente“.

Si basa sulla comprensione della malattia e della disabilità che provoca. Lo scopo è di valorizzare le capacità residue del malato e di sostenerlo nel suo percorso con la dignità dovuta.

Il modello assistenziale in quanto protesi

Il macro ambiente degli assistiti interagisce in maniera dinamica con persone, programmi e spazi. Con il concetto di protesi assistenziale si fa riferimento alle tre componenti che lavorano in armonia per produrre un sostegno per la persona affetta da demenza. Lo scopo di ogni protesi, così come quello assistenziale, è compensare i deficit causati dalla demenza e consentire alla persona di vivere al meglio delle sue possibilità.

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Gli ambienti delle residenze per anziani: più casa e meno lager

Paradossalmente le residenze per anziani vengono concepite sulla base della funzionalità e della sicurezza delle cure. Difficilmente riusciamo ad avere riscontri su modifiche dell’ambiente affinché lo stesso appaia più umano, più domestico e famigliare.

Bisognerebbe riproporre ambienti simili a quelli domestici, adattandoli ai clienti, solo così anche l’ambiente avrebbe un valore protesico e terapeutico. Nella realizzazione dei vari interventi bisogna tener conto di alcune funzioni che risultano essere deficitarie nell’anziano:

  • vista (il problema della vulnerabilità all’abbagliamento e le innumerevoli alterazioni
    del visus);
  • tatto (il senso che rimane inalterato più a lungo);
  • olfatto;
  • funzionalità cognitiva che presenta una difficoltà nell’interpretazione delle immagini con conseguente visione distorta del reale e con fenomeni d’illusione e allucinazione.

Lo spazio cognitivo per memorizzare un percorso sarà ovviamente correlato non tanto alla sua lunghezza, quanto al numero di luoghi che si creano per far riconoscere quell’ambiente.

Un ambiente protesico è un ambiente che cura

La programmazione di un ambiente protesico va però oltre la semplice installazione di un water dai sedili colorati. Esistono infatti dei criteri fondamentali per la realizzazione dell’ “ambiente protesico”:

  • più è residenziale il carattere dell’edificio e più assomiglia alla casa, più il nostro cliente riuscirà a sentirsi a suo agio;
  • più è alto il livello di comfort, maggiore sarà la tranquillità del cliente;
  • più viviamo in un ambiente e più lo sfruttiamo, più lo trasformiamo in una nostra versione personale della casa o della residenza.

Purtroppo la realtà delle strutture sanitarie è che risultano sicure, ma fredde e sterili, pianificate per assicurare l’efficienza del lavoro e la sicurezza dei pazienti. I residenti quindi tenderanno a non entrare in contatto con gli oggetti che li circondano pur di non affrontare il disagio che provano vivendo in un ambiente sicuro ma sterile e anonimo.

Questo porta ad un sempre minore impiego delle proprie capacità residue e ad un aumento delle proprie insicurezze; si riduce il piacere e la necessità di muoversi nell’ambiente e si rinforza la tendenza a rimanere seduti per ore nelle sedute delle stanze da letto e dei soggiorni, fissando per il resto della propria giornata la tv o poco altro.

La soluzione per una migliore assistenza al paziente anziano con demenza senile

Il sistema GC vuole combattere il disagio dell’ambiente, focalizzandosi sulle capacità personali residue della persona che esistono dietro la malattia. Per molti anziani, il primo segno dell’invecchiamento è la PRESBIOPIA (difficoltà nella visione ravvicinata).

Illusioni visive

Quando diminuisce la capacità di distinguere tra i vari livelli di intensità luminosa, il disegno dà l’illusione di un gradino. Quando la persona anziana si trova davanti a quest’illusione, perde l’equilibrio e cade. Allo stesso tempo può avvenire lo stesso problema con la mancanza di luce, dando un gioco di colori simile alla sensazione di trovarsi in un mare; trovano così una spiacevole sensazione di non sapere dove mettere il piede, o di un’assenza di sostegno, cosi smettono di camminare e preferiscono rimanere a letto o seduti per tutto il giorno.

Maggiore illuminazione

Si riconosce inoltre che gli anziani hanno bisogno di un livello di luce almeno 3 volte maggiore rispetto a quello di cui necessita una persona giovane; ed è per questo che GC promuove ambienti molto luminosi e colorati.

Confusione e percezioni distorte

Il danno al lobo parietale che può causare la patologia cognitiva riduce la capacità della persona di identificare correttamente gli oggetti e i luoghi. Stanze da letto, porte, corridoi identici possono portare il cliente a confondersi. GC raccomanda infatti l’uso di colori, forme, luci e disegni diversi per poter personalizzare ogni ambiente.

Man mano che invecchia il cervello, questo può perdere la capacità di percepire, identificare ed integrare la stimolazione sensoriale (forme, colori, oggetti, suoni che non sono più gli stessi). Un colore scuro può essere percepito come un burrone, pavimenti luccicanti come un lago.

Funzionalità motoria ridotta

Ovviamente anche la funzionalità motoria col tempo si compromette: perdita muscolare, problemi ossei, artrosi, dolore ed edema, fanno in modo da impedire agli anziani di muoversi liberamente, e per loro diventa più difficile spostarsi in ampi spazi, lungo i corridoi e all’esterno. Gli architetti che progettano questi ambienti devono tener conto di tutto e prevedere spazi ridotti e posti più sicuri per camminare.

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