Stop alla confusione che riguarda la figura dell’infermiere nei contesti informativi nazionali

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L’appello lanciato dalla presidente Fnopi a più di duemila testate giornalistiche e organi di informazione in generale sul piano nazionale è chiaro: stop alla confusione che riguarda la figura dell’infermiere nei contesti informativi di riferimento. Se il messaggio  della Mangiacavalli è chiaro “siamo a volte oggetto di errori mediatici che suscitano grande imbarazzo e risentimento nei professionisti: il termine “infermiere” è utilizzato a vario titolo per indicare operatori di altre professionalità”, necessita alcune precisazioni il messaggio ultimo sotteso alla lettera.

La bassa qualità dell’informazione

Ci troviamo infatti di fronte ad un contesto nel quale, lungi dal dare vita a messaggi provocatori o altro, la qualità media dei protagonisti dell’informazione a livello nazionale si è molto abbassata. Presunti giornalisti o semplici improvvisatori della tastiera che, a disprezzo di una delle regole fondamentali del lavoro di chi scrive, non ha nessun aggancio diretto con la realtà degli eventi e conseguenzialmente con le fonti.

Un quadro questo dal quale non possono che emergere raffazzonati  progetti di lavoro e di informazione, nei quali paradossalmente, confondere la figura dell’infermiere con altri professionisti della sanità sembra quasi una svista poi non così grave.

Altra parte dell’informazione nazionale, sempre nel rispetto di questa logica parziale, sembra non essersi aggiornata rispetto all’attuale condizione lavorativa, professionale e di formazione degli infermieri. Come portavoce di una vetusta concezione che lega gli aspetti meno attuali della professione infermieristica a quelli di una mancanza di professionalità e competenza, la mappa generale che disegna i contorni della figura dell’infermiere si infrange ancora su soliti stereotipi.

Professione infermiere: alle soglie del XXI secolo

La maggior parte dei libri di storia infermieristica si ferma alla prima metà del ventesimo secolo, trascurando di fatto situazioni, avvenimenti ed episodi accaduti in tempi a noi più vicini; si tratta di una lacuna da colmare perché proprio nel passaggio al nuovo millennio la professione infermieristica italiana ha vissuto una fase cruciale della sua evoluzione, documentata da un’intensa produzione normativa.  Infatti, l’evoluzione storica dell’infermieristica in Italia ha subìto un’improvvisa e importante accelerazione a partire dagli anni 90: il passaggio dell’istruzione all’università, l’approvazione del profilo professionale e l’abolizione del mansionario sono soltanto alcuni dei processi e degli avvenimenti che hanno rapidamente cambiato il volto della professione. Ma come si è arrivati a tali risultati? Gli autori sono convinti che per capire la storia non basta interpretare leggi e ordinamenti e per questa ragione hanno voluto esplorare le esperienze di coloro che hanno avuto un ruolo significativo per lo sviluppo della professione infermieristica nel periodo esaminato: rappresentanti di organismi istituzionali e di associazioni, formatori, studiosi di storia della professione, infermieri manager. Il filo conduttore del libro è lo sviluppo del processo di professionalizzazione dell’infermiere. Alcune domande importanti sono gli stessi autori a sollevarle nelle conclusioni. Tra queste, spicca il problema dell’autonomia professionale: essa è sancita sul terreno giuridico dalle norme emanate nel periodo considerato, ma in che misura e in quali forme si realizza nei luoghi di lavoro, nella pratica dei professionisti? E, inoltre, come si riflettono i cambiamenti, di cui gli infermieri sono stati protagonisti, sul sistema sanitario del Paese? Il libro testimonia che la professione è cambiata ed è cresciuta, ma che c’è ancora molto lavoro da fare. Coltivare questa crescita è una responsabilità delle nuove generazioni. Le voci del libro: Odilia D’Avella, Emma Carli, Annalisa Silvestro, Gennaro Roc- co, Stefania Gastaldi, Maria Grazia De Marinis, Paola Binetti, Rosaria Alvaro, Luisa Saiani, Paolo Chiari, Edoardo Manzoni, Paolo Carlo Motta, Duilio Fiorenzo Manara, Barbara Man- giacavalli, Cleopatra Ferri, Daniele Rodriguez, Giannantonio Barbieri, Patrizia Taddia, Teresa Petrangolini, Maria Santina Bonardi, Elio Drigo, Maria Gabriella De Togni, Carla Collicelli, Mario Schiavon, Roberta Mazzoni, Grazia Monti, Maristella Mencucci, Maria Piro, Antonella Santullo. Gli Autori Caterina Galletti, infermiere e pedagogista, corso di laurea magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma.Loredana Gamberoni, infermiere, coordinatore del corso di laurea specialistica/ magistrale dal 2004 al 2012 presso l’Università di Ferrara, sociologo dirigente della formazione aziendale dell’Aou di Ferrara fino al 2010. Attualmente professore a contratto di Sociologia delle reti di comunità all’Università di Ferrara.Giuseppe Marmo, infermiere, coordinatore didattico del corso di laurea specialistica/ magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, sede formativa Ospedale Cottolengo di Torino fino al 2016.Emma Martellotti, giornalista, capo Ufficio stampa e comunicazione della Federazione nazionale dei Collegi Ipasvi dal 1992 al 2014.

Caterina Galletti, Loredana Gamberoni, Giuseppe Marmo, Emma Martellotti | 2017 Maggioli Editore

32.00 €  30.40 €

Il giusto tempo

D’altro canto, per non venir meno al sodalizio dell’autore con la verità, anche la presidente Mangiacavalli dovrebbe tenere a mente come le grandi rivoluzioni culturali, che giocoforza riguardano l’intera massa della popolazione, richiedono tempo. Il che non vuol dire rinunciare alla lotta per il riconoscimento assoluto del ruolo di questa importante figura professionale, vuol dire solamente essere consapevoli che alcune battaglie possono essere vinte solo concedendo tempo al sentimento comune per poter cambiare.

La confusione che per decenni ha riguardato la figura dell’infermiere era dettata anche da una formazione di tutta la categoria ancora delle volte caotica ed acerba. I tempi sono cambiati, ma la resistenza della massa a questa visione continuerà a lungo, e se si tiene in mente la notevole capacità concessa a tutti di dire la propria attraverso i social network non può sorprendere che molti continueranno ancora a fare confusione su chi è un infermiere e su quale sia il suo ruolo.

Bene fa comunque la presidente Fnopi Mangiacavalli a rimarcare il concetto: “I professionisti infermieri chiedono quindi aiuto ai professionisti giornalisti con un fine “preventivo”, che può evitare però a noi tutti di essere indicati come responsabili di comportamenti infamanti anche quando siamo estranei ai fatti, cercando così di tranquillizzare la categoria, ma soprattutto di rasserenare la popolazione sul fatto che davanti ha, se sa riconoscerli, professionisti all’altezza dei suoi bisogni e pronti a prendersi cura di lei.” 

 

Martino Di Caudo

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