La Parola ai Sindacati: ecco la posta in gioco per lo sciopero del 23 febbraio

Precariato, deroghe al riposo, limitazioni ad avanzamento dirigenziale, ecco la posta in palio dello sciopero del 23 febbraio

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Infermieri ancora più precari, limitazioni alla possibilità di accedere a posizioni dirigenziali all’interno del comparto sanità,  deroghe al vincolo delle 11 ore di riposo e molto altro… Ecco la posta in palio per chi fosse ancora indeciso se aderire o meno allo sciopero del comparto sanità del 23 febbraio.

Di seguito l’intervista integrale del Segretario della provincia di Brescia per DimensioneInfermiere.it:

Le parole di Pompeo Cammarosano, Segretario amministrativo del Nursind Brescia, segnano con particolare vigore i punti cardine sul quale riflettere in tema di adesione allo sciopero, firma del nuovo contratto, mancato appoggio di alcune sigle sindacali e situazione generale del SSN.

Quali sono le ragioni che dovrebbero muovere gli infermieri nel senso di una adesione coesa allo sciopero?

“I dati dicono che solo il 10% degli infermieri aderisce ad un sindacato di categoria. Cosa significa? Che spesso e volentieri gli interessi della professione infermieristica si mescolano e vengono messi in secondo piano rispetto a quelli di altri lavoratori appartenenti al Comparto Sanità. Avete per caso sentito parlare di progressioni economiche verticali per gli Operatori di Supporto nel nuovo contratto?? Sì. E di progressioni verticali per gli infermieri? No. Aderire allo sciopero, nel rispetto dei contingenti minimi, ma in maniera compatta, sarebbe il segnale che gli infermieri stanno acquisendo una coscienza sindacale forte e che, anche per questo motivo, meritano il dovuto rispetto economico e normativo.”

Cosa volete ottenere dalla firma del nuovo contratto e perché ritenete la bozza dell’accordo peggiorativo  rispetto a quello attuale?

“Perché si riducono gli ambiti di contrattazione, in cui prima si poteva incidere (uno di questi è il sistema degli incarichi e la gestione del fondo degli stessi). Quella che oggi si chiama concertazione, verrà chiamata confronto sindacale ma sarà limitata sempre più (ad esempio non sarà più concertata l’ estensione dei servizi e reparti soggetti al servizio di pronta disponibilità). Si apportano deroghe al vincolo delle undici ore di riposo tra un turno e l’ altro! Vi sarà, inoltre, la possibilità da parte datoriale e senza confronto sindacale, di estendere l’ istituto della pronta disponibilità anche per i reparti fuori dal Dipartimento di emergenza/Urgenza.
La previsione di una forma di solidarietà tra lavoratori, dove alcuni possono cedere ad altri in difficoltà le proprie ferie (ferie e riposi solidali), solleva il datore di lavoro da qualsiasi forma di altra agevolazione aziendale, scaricando tutto sui lavoratori. Mentre la legge 43/2006 abilitava i laureati magistrali alla dirigenza, con il nuovo contratto invece ad essi vengono riservati solo incarichi organizzativi (posizioni organizzative) all’interno del Comparto. Non vengono definite le competenze avanzate. Solo per il personale sanitario è prevista la deroga alla durata dei contratti a termine da 36 a 48 mesi, prevedendo un periodo di prova per essi mai previsto prima e rendendoli ancora più precari!”

Quali sono le condizioni in cui versa il SSN e quali sono gli obiettivi realizzabili attraverso lo sciopero?  

“La legge 833 del 1978 istituiva il SSN, a distanza di 40 anni andrebbe riorganizzato, poiché non è ammissibile che a fronte di situazioni ospedaliere di sovraffollamento, esistano altre realtà in cui i reparti sono sottoccupati. Vanno ridistribuite le risorse, in un paese di anziani, servono Geriatrie. Invece si tagliano posti letti in maniera lineare. L’obiettivo raggiungibile e realizzabile dello sciopero sarà quello di diventare visibili e di non essere più invisibili e solo relegati in corsia, perché in quanto il servizio alla salute è essenziale, di conseguenza è pressoché impossibile apparire in pubblico! Sarà un successo già quello di esserci in una buona rappresentanza allo sciopero!”

Professione infermiere: alle soglie del XXI secolo

La maggior parte dei libri di storia infermieristica si ferma alla prima metà del ventesimo secolo, trascurando di fatto situazioni, avvenimenti ed episodi accaduti in tempi a noi più vicini; si tratta di una lacuna da colmare perché proprio nel passaggio al nuovo millennio la professione infermieristica italiana ha vissuto una fase cruciale della sua evoluzione, documentata da un’intensa produzione normativa.  Infatti, l’evoluzione storica dell’infermieristica in Italia ha subìto un’improvvisa e importante accelerazione a partire dagli anni 90: il passaggio dell’istruzione all’università, l’approvazione del profilo professionale e l’abolizione del mansionario sono soltanto alcuni dei processi e degli avvenimenti che hanno rapidamente cambiato il volto della professione. Ma come si è arrivati a tali risultati? Gli autori sono convinti che per capire la storia non basta interpretare leggi e ordinamenti e per questa ragione hanno voluto esplorare le esperienze di coloro che hanno avuto un ruolo significativo per lo sviluppo della professione infermieristica nel periodo esaminato: rappresentanti di organismi istituzionali e di associazioni, formatori, studiosi di storia della professione, infermieri manager. Il filo conduttore del libro è lo sviluppo del processo di professionalizzazione dell’infermiere. Alcune domande importanti sono gli stessi autori a sollevarle nelle conclusioni. Tra queste, spicca il problema dell’autonomia professionale: essa è sancita sul terreno giuridico dalle norme emanate nel periodo considerato, ma in che misura e in quali forme si realizza nei luoghi di lavoro, nella pratica dei professionisti? E, inoltre, come si riflettono i cambiamenti, di cui gli infermieri sono stati protagonisti, sul sistema sanitario del Paese? Il libro testimonia che la professione è cambiata ed è cresciuta, ma che c’è ancora molto lavoro da fare. Coltivare questa crescita è una responsabilità delle nuove generazioni. Le voci del libro: Odilia D’Avella, Emma Carli, Annalisa Silvestro, Gennaro Roc- co, Stefania Gastaldi, Maria Grazia De Marinis, Paola Binetti, Rosaria Alvaro, Luisa Saiani, Paolo Chiari, Edoardo Manzoni, Paolo Carlo Motta, Duilio Fiorenzo Manara, Barbara Man- giacavalli, Cleopatra Ferri, Daniele Rodriguez, Giannantonio Barbieri, Patrizia Taddia, Teresa Petrangolini, Maria Santina Bonardi, Elio Drigo, Maria Gabriella De Togni, Carla Collicelli, Mario Schiavon, Roberta Mazzoni, Grazia Monti, Maristella Mencucci, Maria Piro, Antonella Santullo. Gli Autori Caterina Galletti, infermiere e pedagogista, corso di laurea magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma.Loredana Gamberoni, infermiere, coordinatore del corso di laurea specialistica/ magistrale dal 2004 al 2012 presso l’Università di Ferrara, sociologo dirigente della formazione aziendale dell’Aou di Ferrara fino al 2010. Attualmente professore a contratto di Sociologia delle reti di comunità all’Università di Ferrara.Giuseppe Marmo, infermiere, coordinatore didattico del corso di laurea specialistica/ magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, sede formativa Ospedale Cottolengo di Torino fino al 2016.Emma Martellotti, giornalista, capo Ufficio stampa e comunicazione della Federazione nazionale dei Collegi Ipasvi dal 1992 al 2014.

Caterina Galletti, Loredana Gamberoni, Giuseppe Marmo, Emma Martellotti | 2017 Maggioli Editore

32.00 €  30.40 €

 

Come valuta il mancato appoggio delle altre sigle sindacali e quali sono, secondo lei, le cause e le conseguenze di tali prese di posizione? 

“Ritengo che, in un paese democratico, ognuno sia libero di prendere una propria posizione riguardo a certe questioni e che ci si accolli poi tutte le responsabilità morali e sindacali.
Tirare il sasso e ritirare la mano non è un gesto onorevole. I Confederali, a mio giudizio, peccano di eccesso di orgoglio. Non avendolo proclamato loro lo sciopero del Comparto, non vi hanno aderito ma hanno proclamato lo sciopero della Dirigenza che è un’altra cosa. Poi Cgil e Uil, revocano sì lo sciopero ma della dirigenza, confondendo le idee, tanto che molti pensano che sia stato revocato anche quello del Comparto!! Obiettivo raggiunto di confondere le acque ma così facendo, fanno solo danno ai lavoratori e non ai sindacati di categoria che saranno a Roma in massa!!
Riporto e mi associo da ultimo al pensiero del Segretario Nazionale Nursind Andrea Bottega: Dire che in sintesi si tratta di un contratto in perdita ci pare realistico soprattutto se riferito al personale sanitario ed in special modo ai turnisti e ai coordinatori. L’esaurimento della categoria Ds e dell’indennità di coordinamento, la precarietà e flessibilità degli incarichi e le deroghe sull’orario di lavoro, unite a un depotenziamento complessivo nelle relazioni sindacali del potere di opposizione delle RSU e delle organizzazioni sindacali, sono il segno di un cambio radicale di verso nella contrattazione pubblica. Anche noi ora avremo il nostro Jobs Act per via contrattuale.”

Martino Di Caudo

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