Ossimetria e l’uso del Saturimetro: interpretazione dei dati e interventi infermieristici

Dario Tobruk 15/06/16
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Il saturimetro e l’ossimetria permettono di rilevare la percentuale di saturazione dell’ ossigeno presente nel sangue in maniera incruenta. I siti accessibili sono zone riccamente irrorate raggiungibili dal pulsossimetro: dita delle mani, l’alluce del piede o il lobo dell’orecchio (molto consigliato).

SpO2%: il Saturimetro misura la saturazione dell’ossigeno

Lo scopo è quello di rilevare la saturazione fisiologica del paziente e di agire tempestivamente in caso di ipossia (somministrando Ossigenoterapia per esempio).

Il materiale occorrente per rilevare la saturazione dell’ossigeno

Un ossimetro/saturimetro e il kit di solventi per rimuovere eventualmente lo smalto presente (potrebbe alterare la rilevazione).

La procedura

  1. Lavarsi le mani, assicurare la privacy e informare il paziente sulla procedura.
  2. Scelto il sito idoneo rimuovere, se presente, lo smalto (con un tampone imbevuto di solvente).
  3. Applicare il sensore già accesso, attendere qualche secondo affinché i valori si assestino, quindi documentare i valori della saturazione presenti sul saturimetro quando si saranno stabilizzati su valori costanti.
  4. Documentare i dati prelevati e l’avvenuta procedura, quindi lavarsi le mani.

 


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Continua a leggere l’articolo per capire come vanno interpretati i dati!


Una possibile interpretazione dei dati riguardo la SpO2%

Razionale: una bassa saturazione può provocare danni ai tessuti, soprattutto cerebrali.

SpO2% > 95%

Valore considerato normale necessità solo della routinaria osservazione e rilevazione dei parametri vitali.

SpO2% tra 91% e 94%

Valore potenzialmente accettabile ma deve avviare una attenta osservazione; provare a rilevare in altri siti per verificare dati diversi, ricercare segni clinici di ipossia e cianosi come labbra e letto ungueale blu o il livello di vigilanza, rivalutare successivamente.

SpO2% tra 88% e 91%

Se possibile, posizionare il paziente in posizione ortopnoica, con testata del letto sollevata e stimolare il paziente a respirare profondamente. Valutare la pervietà delle vie aeree respiratorie e aspirare se necessario.

In molti protocolli aziendali, specifici per U.O.,  si prescrivono a questi valori diversi interventi: somministrare O2T a bassi flussi fino a che non si raggiungano valori  target ad esempio = 90% e/o eseguire un emogasanalisi (prima di somministrare O2 verificare che il paziente non soffri di BPCO). Avvertire il medico se la saturazione non aumenta dopo qualche decina di minuti e/o persiste dispnea e affanno.

SpO2% inferiore a 87%

Avvertire medico e richiedere la necessità di somministrare 02T, attuare gli interventi descritti sopra, come posizionare il paziente in modo da favorire la respirazione: seduto a letto in flower alta, o posizione ortopnoica.

Verificare se sono stati somministrati farmaci che possano deprimere la respirazione come i narcotici e segnalarli al medico. Se le condizioni peggiorano (diminuzione successiva della SpO2%) se prescritto e possibile verificare l’attendibilità del dato attraverso un’EGA(emogasanalisi), se quest’ultimo conferma il peggioramento clinico, attenersi alle indicazioni del medico e preparare il necessario per l’intubazione o per una ventilazione manuale (con l’uso dell’ambu) in caso di arresto respiratorio.

Valuta il Rapporto P/F: come classificare le condizioni del pazienti

Il rapporto P/F (Rapporto PaO2/FiO2) è il rapporto tra la PaO2 ricavata all’emogasanalisi e la percentuale della FiO2 in somministrazione valutato attentamente il dispositivo per l’ossigenoterapia prescritto.

Classificazione della Sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS) in base al rapporto P/F

  • ARDS lieve se compreso tra 200 e 300.
  • ARDS moderata tra 100 e 200.
  • ARDS grave quando inferiore a 100.

I valori sono al di sotto dei 200 il paziente indicano che il paziente andrebbe valutato da uno specialista.

Attenzione: Verificare sempre il contesto e la storia clinica (ad esempio un paziente con BPCO avrà saturazioni pato-fisiologicamente ridotte). Un dato decontestualizzato può dare via a errori di valutazione, visto che il pulsossimetro può generare valori errati e indurre un quadro paradossale in cui il valore è inferiore anche a 80% ma il paziente è vigile e la frequenza respiratoria è normale. Valutare sempre ulteriori segni e PV come la frequenza respiratoria o verificare risultati diversi in diversi siti.

Per sapere tutto sul monitoraggio della saturazione:

Guida al monitoraggio in Area Critica

Il monitoraggio è probabilmente l’attività che impegna maggiormente l’infermiere qualunque sia l’area intensiva in cui opera.Non può esistere area critica senza monitoraggio intensivo, che non serve tanto per curare quanto per fornire indicazioni necessarie ad agevolare la decisione assistenziale, clinica e diagnostico-terapeutica, perché rilevando continuamente i dati si possono ridurre rischi o complicanze cliniche.Il monitoraggio intensivo, spesso condotto con strumenti sofisticati, è una guida formidabile per infermieri e medici nella cura dei loro malati. La letteratura conferma infatti che gli eventi avversi, persino il peggiore e infausto, l’arresto cardiocircolatorio, non sono improvvisi ma solitamente vengono preannunciati dal peggioramento dei parametri vitali fin dalle 6-8 ore precedenti.Il monitoraggio è quindi l’attività “salvavita” che permette di fare la differenza nel riconoscere precocemente l’evento avverso e migliorare i risultati finali in termini di morbilità e mortalità.Riconosciuto come fondamentale, in questo contesto, il ruolo dell’infermiere, per precisione, accuratezza, abilità nell’uso della strumentazione, conoscenza e interpretazione dei parametri rilevati, questo volume è rivolto al professionista esperto, che mette alla prova nelle sue conoscenze e aggiorna nel suo lavoro quotidiano, fornendo interessanti spunti di riflessione, ma anche al “novizio”, a cui permette di comprendere e di utilizzare al meglio le modalità di monitoraggio.   A cura di:Gian Domenico Giusti, Infermiere presso Azienda Ospedaliero Universitaria di Perugia in UTI (Unità di Terapia Intensiva). Dottore Magistrale in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche. Master I livello in Infermieristica in anestesia e terapia intensiva. Professore a contratto Università degli Studi di Perugia. Autore di numerose pubblicazioni su riviste italiane ed internazionali. Membro del Comitato Direttivo Aniarti.Maria Benetton, Infermiera presso Azienda ULSS 9 di Treviso. Tutor Corso di laurea in Infermieristica e Professore a contratto Università degli Studi di Padova. Direttore della rivista “SCENARIO. Il nursing nella sopravvivenza”. Autore di numerose pubblicazioni su riviste italiane. Membro del Comitato Direttivo Aniarti.

a cura di Gian Domenico Giusti e Maria Benetton | 2015 Maggioli Editore

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N.B.: Ogni azienda stabilisce dei protocolli a cui riferirsi riguardo l’uso e l’interpretazione dei dati ricavati dall’uso del saturimetro. Quella da noi qui elencata ha il solo scopo didattico e dimostrativo di mostrare uno dei possibili modi di intervento. Vi indirizziamo, quindi, ai protocolli dell’azienda in cui lavorate.

Autore: Dario Tobruk (Profilo Linkedin, Twitter)

Aggiornato il 16/07/2020

Fonti:

  • Guida al monitoraggio in Area Critica – a cura di Gian Domenico Giusti e Maria Benetton – Maggioli Editore in collaborazione con ANIARTI – ed. Maggio 2015

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