Scala di Conley e Contenzione: Istruzioni d’uso contro il rischio di cadute

Dario Tobruk 05/12/16
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Cosa sono le scale di valutazione?

Le scale di valutazione, come la scala di Conley, sono strumenti standardizzati e validati che aiutano l’operatore ad individuare ed esplorare gli aspetti clinico-assistenziali del paziente.

Lo scopo delle scale di valutazione è:

  1. Rilevare un eventuale problema del paziente e quantificarlo
  2. Aiutare nella definizione dell’intervento più idoneo alla risoluzione
  3. Misurare nel tempo l’efficacia dell’intervento
  4. Comunicare rapidamente all’intera equipe sanitaria una valutazione oggettiva delle informazioni del paziente

L’uso di eventuali scale di valutazione è generalmente indicato dall’azienda, ma in ogni caso personalizzato secondo unità operativa. Le principali scale di valutazione usate dagli infermieri tendono a verificare e quantificare:

  • Il rischio di lesioni da decubito
  • Il rischio di cadute
  • Lo stato funzionale del paziente

Il rischio di cadute si valuta attraverso la Scala di Conley

Precedenti cadute: domande da porre al paziente/caregiver SI NO
È caduto nel corso degli ultimi tre mesi? 2 0
Ha mai avuto vertigini o capogiri? (negli ultimi 3 mesi) 1 0
Le è mai capitato di perdere urine o feci mentre si recava in bagno? (negli ultimi 3 mesi) 1 0
Deterioramento cognitivo (osservazione infermieristica) SI NO
Compromissione della marcia, passo strisciante, ampia base d’appoggio, marcia instabile 1 0
Agitato (Definizione: eccessiva attività motoria, solitamente non finalizzata ed associata ad agitazione interiore. Es: incapacità a stare seduto fermo, si muove con irrequietezza, si tira i vestiti, ecc.) 2 0
Deterioramento della capacità di giudizio/ mancanza del senso del pericolo 3 0

 

Istruzioni di compilazione della scala di Conley

La scala di Conley è uno strumento il cui scopo è quello di prevedere il rischio di cadute del paziente con età > 65 anni. E’ composta da 6 fattori da compilare. Le prime tre domande sono da porre al paziente o eventualmente alla fonte secondaria (solo se il paziente non è oggettivamente in grado di rispondere). Le ultime tre domande sono valutazioni basate sull’osservazione infermieristica. Un punteggio tra 0-1 indica un rischio minimo, compreso tra 2 e 10 indica un rischio di caduta progressivo, da basso ad alto. Ogni risposta o valutazione si sommerà ad un punteggio finale che indicherà l’effettivo rischio di cadute del paziente.

Valutazione delle risposte:

Alla prima domanda positiva È caduto nel corso degli ultimi tre mesi?”. Il rischio sarà già reale perché il paziente è già caduto. “Ha mai avuto vertigini o capogiri (negli ultimi 3 mesi)?”. Correlate sempre questa positività all’eventuale assunzione di farmaci (esempio gli antipertensivi assunti in estate) o condizioni cliniche del paziente (labirintite?) Le è mai capitato di perdere urine o feci mentre si recava in bagno (negli ultimi 3 mesi)?“. Un’incontinenza urinaria o doppia potrebbe favorire lo scivolamento del paziente in seguito alla perdita di liquidi sul pavimento, unito alla ridotta concentrazione nella marcia in una situazione di urgenza come quella favorita dall’incontinenza. Verificate se il paziente assumerà farmaci nel ricovero, esempio in caso di scompenso cardiaco la terapia si basa su farmaci diuretici che potrebbero influenzare questo fattore di rischio. Non varierà il punteggio, se il paziente nega, ma è un fattore da considerare in ogni caso. “Compromissione della marcia, passo strisciante, ampia base d’appoggio, marcia instabile”. Questa è una valutazione per cui molto spesso l’infermiere si pone il quesito di come rispondere nel caso in cui il paziente sia allettato o comunque impossibilitato a marciare: la risposta, se mancasse l’opportunità di verificare la deambulazione del paziente è no. Anche perché un paziente che non deambula non ha una compromissione della marcia, un passo strisciante o una marcia instabile. Agitato (Definizione: eccessiva attività motoria, […]). Un paziente agitato che deambuli o meno è ovviamente meno predisposto alla collaborazione e all’accettazione degli interventi posti dall’infermiere; in associazione con la prossima domanda Deterioramento della capacità di giudizio/mancanza del senso del pericolo si presenta il quadro di un paziente con un’elevatissima possibilità di cadere (paziente agitato e disorientato), la cui sommatoria dei due soli fattori porterebbe a 5: un bel rischio da affrontare con interventi mirati (che elencheremo più avanti) per prevenire una possibile caduta.

La Scheda di valutazione Conley è predittiva e affidabile?

Come ogni strumento, anche questa scheda, non può essere assolutamente e del tutto predittiva; la positività o la negatività non escludono la possibilità contraria: un paziente con Conley negativa può cadere così come un paziente con Conley positiva rimanere illeso. Quindi deve essere utilizzata dal personale infermieristico in quanto possibile discriminante tra chi ha un elevato rischio di cadute e chi non lo ha. Orientare le limitate risorse verso pazienti che “potrebbero” cadere attraverso interventi mirati, personalizzati e specifici.

La ricerca infermieristica sull’uso della Scala di Conley

Il periodico Nursing Oggi (2005, n.3) con l’articolo-studio (link all’articolo“Valutazione di uno strumento di misura per la prevenzione delle cadute dei pazienti: la scala di Conley” di Anne Destrebecq e Paolo Ferrara, ha da tempo analizzato e studiato l’applicabilità della scala di Conley nella realtà ospedaliera, i dati emersi: “la scala di Conley può risultare uno strumento utile ai fini della prevenzione delle cadute dei pazienti, naturalmente solo se associato a piani di intervento specifici nei confronti delle cadute” confermando, come scritto sull’articolo, i dati presentati dallo studio dello stesso Conley. I ricercatori auspicano un successivo studio per valutare il rapporto costo-beneficio degli interventi preventivi conseguenti all’utilizzo dello strumento. E’ innegabile che nei casi peggiori, in cui in un reparto oltre il 50% dei degenti è a rischio di cadute, il personale dovrà porre un limite agli interventi e all’attenzione che può esercitare su di essi, dovendo giocoforza decidere a chi applicarle.

Gli interventi infermieristici per ridurre il rischio di cadute

  • Il paziente possiede gli ausili per assistere la deambulazione (bastoni, carrelli, ecc…)
  • Abbassare il letto il più possibile e accostarlo al muro
  • Posizionare il comodino vicino al letto per favorirne l’uso
  • Mantenere e optare per stanze con buona visibilità anche notturna
  • Educare il paziente sui fattori di rischio cadute
  • Contattare il personale per ogni necessità che implichi un rischio (alzarsi dal letto, sporgersi dal letto,ecc..), posizionare il campanello in zone molto accessibili per il paziente
  • Richiedere la presenza di parenti/caregiver
  • Mostrare ai pazienti la disposizione della stanza e degli interruttori
  • Utilizzare calzature idonee, comode, non troppo larghe e chiuse.

 

La Contenzione è un intervento infermieristico da attuare per ridurre il rischio di cadute?

Definiamo la contenzione, da Contro la Contenzione di Maila Mislejì e Livia Bicego, Maggioli Editore:

Per contenzione si intende la limitazione della possibilità di movimento spontaneo ed autonomo di un individuo. L’Health Care Financing Administration (2) nel 1992, ha definito la contenzione come “Ogni metodo manuale o fisico, ogni dispositivo meccanico applicato o adiacente al corpo di un soggetto che non può facilmente essere rimosso e che limita la libertà di movimento o il volontario accesso a parti del proprio corpo”.

La contenzione meccanica e farmacologica viene spesso usata come intervento d’elezione contro il rischio di cadute, come l’uso di spondine e farmaci sedativi. Quando in realtà sono proprio questi strumenti a favorire ed aumentare il rischio:

  • un paziente agitato e disorientato scavalca le spondine del letto rovinando da un’altezza più alta del solo letto (se fosse stato senza spondine)
  • farmaci sedativi diminuiscono l’attenzione e l’equilibrio aumentando il rischio di cadute accidentali.

Quindi la contenzione non è lo strumento migliore per ridurre il rischio di cadute?

Sembra di no, in base all’odierna letteratura: RACCOMANDAZIONE PER LA PREVENZIONE E LA GESTIONE DELLA CADUTA DEL PAZIENTE NELLE STRUTTURE SANITARIE, la contenzione:

deve essere applicata solo ai casi strettamente necessari, sostenuta da prescrizione medica o da documentate valutazioni assistenziali da parte del personale infermieristico, dopo aver corretto le cause scatenanti e adottato ogni possibile strategia assistenziale alternativa a essa. IPASVI

  I possibili interventi alternativi alla contenzione quindi andrebbero ricercati, secondo le autrici di “Contro la contenzione“, in un insieme di interventi di natura assistenziale, organizzativa, ambientale, formativa e politica attraverso il coinvolgimento di tutte le figure che ruotano attorno al paziente, con l’unico obiettivo di garantirne la sicurezza:

Lo scopo deve essere infatti comune e condiviso da amministratori e professionisti, l’intento abbracciato da tutto il gruppo di lavoro, la spinta etica trasversale, i principi, le mosse e le azioni concrete, coerenti e convergenti a tutti i livelli. Se così non è, la cattiva pratica della contenzione può apparire inevitabile e l’obiettivo di eliminarla non raggiungibile. Il contrasto e l’eliminazione della contenzione deve essere una questione “sentita” da tutta l’équipe che, se tale, non può prescindere da una valutazione multidimensionale e multidisciplinare. Abbiamo bisogno di un’équipe terapeutica, di un’intera “squadra terapeutica”, non solo di singoli, sia pur ottimi, preparati e competenti “giocatori”. L’équipe, quando è terapeutica e fa propria la cultura del confronto, dello scambio e della condivisione dei saperi, elabora progetti di cura personalizzati e basa il proprio operare sulla discussione delle singole situazioni da parte di uno staff multidisciplinare e multiprofessionale. Questo, d’altra parte, rappresenta un punto di partenza essenziale per la concreta lotta a tutte le cattive pratiche. La multidisciplinarità dell’intervento si concretizza con l’individuazione e l’offerta di programmi e attività personalizzati e frutto di sguardi diversi, multiprofessionali.

Nell’agire pratico invece interventi più semplici e intuitivi, come ricorrere all’utilizzo di letti abbassabili fino al livello del pavimento, sono fondamentali per ridurre il rischio di cadute.

Per riassumere

Un uso attento e puntuale delle scale di valutazione, quali la scala di Conley e metodi alternativi alla contenzione ad oggi, al netto della letteratura scientifica, sono gli unici strumenti disponibili per gli infermieri per ridurre drasticamente le cadute accidentali e tutte le implicazioni professionali, etiche e purtroppo anche legali.

Dario Tobruk

Fonti:

Credit foto Skitterphoto/Pixabay.com
 

Dario Tobruk

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