Sigaretta elettronica per smettere di fumare, strumento dei Centri Antifumo

Dario Tobruk 04/06/18
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Usare la sigaretta elettronica per smettere di fumare? Quali sono le evidenze, chi usa questo strumento e chi le ostacola?

Nonostante l’ovvietà che in 30 anni di sigarette se ne vanno in fumo 1/3 del mutuo di una casa non troppo modesta in Italia i fumatori sono ancora 11,7 milioni (fonte Doxa.it). Benché ormai assodato che smettere di fumare regali dai 3 ai 9 anni di vita e un risparmio annuale tra i 1000-1500 € all’anno solo nell’arco di un decennio si è assistito ad una timida diminuizione di fumatori.

Ne abbiamo già parlato in questo articolo, usare la sigaretta elettronica per smettere di fumare è un argomento controverso in medicina. Tra eccellenze favorevoli come il compianto Dott. Veronesi e numerosi contrari, qualcuno inizia ad usarle nella propria pratica clinica.

Sigaretta elettronica per smettere di fumare

Il Direttore del Centro Antifumo dell’Ospedale San Giovanni Bosco di Torino e fautore della “spinta gentile” è uno di quelli che si approccia all’uso della sigaretta elettronica in maniera costruttiva.

Intervistato da Linkiesta.it afferma che “È necessario cambiare approccio” e che per aiutare il fumatore è indispensabile porsi nei confronti del paziente in un atteggiamento di spinta gentile: “Significa non mettersi in una posizione giudicante di chi è caduto nel tranello del fumo, […]ma in una posizione più umile di ascolto, di comprensione delle esigenze personali“.

Il tutto è spiegato nel suo libro ‘Senti chi fuma‘ (Guerini e Associati), scritto a quattro mani con la giornalista Johann Rossi Mason.

Sigaretta elettronica come valida alternativa

Nell’intervista Fabio Beatrice propone che, in caso di recidiva, piuttosto che abbandonare il fumatore a se stesso convenga proporgli l’alternativa dell’uso della sigaretta elettronica per smettere di fumare.

Facendone un esempio : “È lo stesso discorso che si applica nel cibo: invece di mangiare una cotoletta alla milanese di mezzo chilo fritta nello strutto, ne mangi una di cento grammi fritta nell’olio d’oliva o un petto di pollo bollito”

 

La sigaretta elettronica riduce il rischio di morte?

Come avevamo già proposto in un precedente articolo anche il direttore Fabio Beatrice cita gli studi condotti in UK, confermando quindi le evidenze al momento disponibili:

Facendo una media di prodotti in commercio, il ministero della Salute della Gran Bretagna stima che la riduzione del rischio sia del 95%, ma ci sono prodotti che sono in grado di dare una detossificazione del 96-97%. In medicina risolvere un problema al 95-96% è un successo enorme. Pensiamo che quando parliamo di influenza si dice che si guarisce nel 91% dei casi, che vuol dire tutti.”

L’obiettivo rimane smettere di fumare

Ovviamente sempre nell’intervista il direttore vuole ricordare che non esiste il rischio zero nell’uso di alternative alle sigarette tradizionali e che l’unico obiettivo da perseguire sempre è quello di smettere di fumare definitivamente:

Spostare un fumatore normale a uno switch completo di fumo elettronico, intanto significa introdurre un cambiamento e poi su questo cambiamento si può lavorare. Intanto ti levi immediatamente il monossido di carbonio e i prodotti della combustione delle sigarette, che sono quelli che causano le morti. È un discorso pragmatico. Il primo che aveva compreso questa cosa è stato proprio Umberto Veronesi. Oggi diverse associazioni mediche americane hanno aperto a questa possibilità, che è un cambiamento epocale.”

La sigaretta elettronica per smettere di fumare funziona?

Secondo Doxa.it, l’83,4% degli utilizzatori delle e-cig è anche un fumatore tradizionale, per 1/4 del campione l’uso duale è utile per diminuire il consumo di “bionde” tradizionali. Ad oggi solo il 14,4% degli svapatori di sigarette elettroniche ha portato a smettere definitivamente.

La domanda rimane ancora oggi un aperto conflitto. Gli operatori sanitari dovrebbero consigliare l’uso di sigarette elettroniche per smettere di fumare?  E gli infermieri che ruolo hanno in tutto questo?

 

Fonte dell’articolo:

  • Doxa.it
  • Linkiesta.it

 

Dario Tobruk

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