Sigarette elettroniche: consigliarle per smettere di fumare?

Dario Tobruk 24/09/16
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Smettere di fumare, consigliare le sigarette elettroniche?

Nel nostro lavoro, sopratutto nei reparti di cardiologia e pneumologia, si riscontra spesso nelle parole dei pazienti e nelle loro cattive abitudini che la causa di infarto miocardico acuto, ed in generale di molte patologie cardiovascolari e respiratorie, è imputabile al fumo di sigaretta (insieme a molti altri fattori di rischio, quali la cattiva alimentazione e la sedentarietà).

I pazienti fumatori, in buona parte, colgono positivamente il consiglio di smettere di fumare ed evitare recidive pericolose che potrebbero causare ulteriori danni. La cessazione del fumo riduce del 50% il rischio di un secondo infarto. Purtroppo smettere di fumare, nonostante tutte le buone intenzioni da parte del paziente e l’aiuto psicologico e farmacologico fornito da molti centri anti-fumo nel territorio, risulta ancora estremamente difficile.

Le e-Cig

Fenomeno in crescita, le sigarette elettroniche sembrano prendere piede rispetto al consumo delle vecchie ed “analogiche” bionde, proponendosi come valido sostitutivo della sigaretta con il sempiterno intento di smettere.

In quanto nuovo strumento, è già da qualche anno che la diatriba sugli effetti delle sigarette viene dibattuta in attesa di ricerche, evidenze scientifiche e rapporti ufficiali che rispondano alla domanda:

Ma la sigaretta elettronica fa male?

Secondo un rapporto condotto nel Regno Unito per conto di Public http://www.discoverymedicine.com/Riccardo-Polosa/files/2015/10/discovery_medicine_no_109_riccardo_polosa_figure_2.jpg.jhtml?id=2|attachment_12Health England (PHE), autorità sanitaria inglese, le cosiddette e-cig sono per il 95% più sicure rispetto alle sigarette convenzionali.

Consigliare le sigarette elettroniche?

Quindi l’operatore sanitario, può consigliare l’uso (transitorio) delle sigarette elettroniche ad un paziente che non intende smettere di fumare o dichiara di non essere in grado di farlo?

Secondo un articolo firmato dal prof. Riccardo Polosa ed altri ricercatori, tra cui il prof. Pasquale Caponnetto ed il dott. Davide Campagna, sembra proprio di si.

Umberto Veronesi, il grande oncologo italiano, di sua penna difende aspramente la sigaretta elettronica da qualunque tentativo di discredito. Le maggiori istituzioni sanitarie mondiali, a titolo tutelativo e preventivo negano posizioni favorevoli nei confronti delle e-cig poiché non vi sono studi scientifici ad appoggiarne le decisioni.

Eppure il buon senso basterebbe. Veronesi nel suo articolo cita Sarewitz (Direttore del Consortium for Science, Policy and Outcomes dell’Arizona State University):

Considerati i milioni di cittadini che moriranno per fumo nel prossimo futuro, che senso ha sprecare anni per scoprire i possibili rischi collaterali del vapore della sigaretta elettronica, che sono sicuramente meno gravi del rischio certo del fumo della sigaretta tradizionale, invece di sperimentare subito quella che si prospetta come soluzione ad uno dei più gravi problemi della salute pubblica mondiale? Si chiede Sarewitz.

La logica non è chiara: se sappiamo che la sigaretta tradizionale è l’agente più dannoso ad oggi (due milioni di morti all’anno nel mondo), per quale strano motivo non si punta su qualcosa che al 99,9% non è più pericoloso?

La sigaretta tradizionale durante la combustione libera almeno 13 sostanze cancerogene, mentre la sigaretta elettronica è colpevole di sole due sostanze: la nicotina e la base liquida( glicole e/o glicerina vegetale) che solo ad altissime temperature si alterano in formaldeide (cancerogena). Temperature che non vengono minimamente riprodotte nello svapo (come lo definiscono gli appassionati del settore) e che vengono sempre sconsigliate.

Qui, un analisi dei fumi. di diversi liquidi per e-cig prodotti da un azienda, da parte del dipartimento di chimica dell’Università di Perugia.

Un operatore sanitario adeguatamente formato sulle evidenze scientifiche sul tema può suggerire, di fronte al rifiuto di smettere di fumare, di iniziare a “svapare” la sigaretta elettronica piuttosto che continuare a persistere nel vizio del fumo. Nei pazienti respiratori e cardiologici, smettere di fumare, in ogni caso è la soluzione migliore e più importante per migliorare la propria aspettativa e qualità di vita.

Divergenze di opinioni

Non tutti sono invece così ottimisti nel considerare l’e-cig come la principale freccia nell’arco della lotta al fumo. Vengono espressi moderati entusiasmi nei primi risultati di una ricerca, che nel 2019 terminerà di dare risultati più completi. Ad una prima analisi, sembra dimostrare come l’uso della sigaretta elettronica non implichi un automatico processo di dissafuezione dal fumo visto che notevoli percentuali di utilizzatori ritornano alle vecchie sigarette, qualcuno continua a fumare sigarette elettroniche e solo un 23% circa smette di fumare.

Risultati che confrontati con le percentuali dei tentativi di smettere (30% dei fumatori senza aiuto e il 5% con aiuto) fanno comunque ben sperare in un valido aiuto nel salvare migliaia di persone.

Conclusione:

Di tutte le ricerche fino ad ora consultate, nessuna specifica che la sigaretta elettronica faccia più male del tabacco e del fumo di sigaretta:

Quindi, si, l’operatore sanitario (medico, infermiere, ecc..) può consigliare al paziente che non voglia smettere di fumare e che non voglia usufruire dei servizi del centro antifumo di usare sigarette elettroniche: tutto purchè spenga l’ultima sigaretta della sua vita.

 

Fonti:

Dario Tobruk

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