Una divisa infermieristica moderna e riconoscibile da tutti: è arrivato il momento?

Dario Tobruk 17/01/20
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Quante volte abbiamo indossato una divisa infermieristica che non ci piaceva e che ci rendeva ridicoli e più simili ad operai del settore alimentare piuttosto che dei professionisti della salute?

Come se fosse normale che l’infermiere debba essere vestito alla meno peggio, senza mai riconoscere quanto sia importante per l’immagine della professione, del professionista e anche dell’azienda stessa che una divisa infermieristica appaia curata e professionale, e che tutto questo possa incrementare la soddisfazione e la performance dell’infermiere con pieno beneficio di tutti, paziente, lavoratore e azienda.

Eppure no, sembra che le aziende non facciano caso a questo importante fattore. Prova ne è l’ultima vicenda che ha coinvolto i nostri colleghi laziali: divise di pessima qualità che restringendosi dopo l’ennesima lavatura hanno imbarazzato le infermiere mostrandone trasparenze e involontarie scollature.

La divisa è importante!

Sapevate che indossare una maglietta di Superman aumenta le performance fisiche e mentali oltre a incrementare autostima e sicurezza di sé (1)? E che se indossi un camice bianco le tue prestazioni aumentano solo se associato a quello da medico (2)? Questo perché associamo a ciò che indossiamo dei forti valori simbolici. Quindi se vuoi sembrare creativo devi vestire anche “da creativo“, se vuoi sentirti serio e professionale devi vestirti in tal modo.

Lo scopo della divisa infermieristica, al di là delle più ovvie motivazioni igieniche, è quella di esprimere, tra le molte cose, appartenenza e conformità, ovvero professionalità. Indossare una divisa è un sacrificio dell’individualità in funzione di uno spirito di gruppo che identifica il professionista come facente parte di un’intera categoria. Il pubblico, infine, avrà tutto il tempo per riconoscere a quel gruppo delle particolari funzioni e determinati simboli da riassumere in alcuni stereotipi (positivi o negativi).

Ad esempio, tutte le forze d’ordine hanno divise che possono essere facilmente associate a quei caratteri tipici che un gruppo militare deve avere: autorevolezza, aggressività, ordine. Inoltre lo scopo delle divise militari è quello di far apparire la persona più pericolosa di quello che è in realtà, per l’appunto grazie a quei valori simbolici che associamo a quella divisa. Non è il poliziotto in sé che ci incute timore al posto di blocco bensì la sua divisa e quello che rappresenta.

Professione infermiere: alle soglie del XXI secolo

La maggior parte dei libri di storia infermieristica si ferma alla prima metà del ventesimo secolo, trascurando di fatto situazioni, avvenimenti ed episodi accaduti in tempi a noi più vicini; si tratta di una lacuna da colmare perché proprio nel passaggio al nuovo millennio la professione infermieristica italiana ha vissuto una fase cruciale della sua evoluzione, documentata da un’intensa produzione normativa.  Infatti, l’evoluzione storica dell’infermieristica in Italia ha subìto un’improvvisa e importante accelerazione a partire dagli anni 90: il passaggio dell’istruzione all’università, l’approvazione del profilo professionale e l’abolizione del mansionario sono soltanto alcuni dei processi e degli avvenimenti che hanno rapidamente cambiato il volto della professione. Ma come si è arrivati a tali risultati? Gli autori sono convinti che per capire la storia non basta interpretare leggi e ordinamenti e per questa ragione hanno voluto esplorare le esperienze di coloro che hanno avuto un ruolo significativo per lo sviluppo della professione infermieristica nel periodo esaminato: rappresentanti di organismi istituzionali e di associazioni, formatori, studiosi di storia della professione, infermieri manager. Il filo conduttore del libro è lo sviluppo del processo di professionalizzazione dell’infermiere. Alcune domande importanti sono gli stessi autori a sollevarle nelle conclusioni. Tra queste, spicca il problema dell’autonomia professionale: essa è sancita sul terreno giuridico dalle norme emanate nel periodo considerato, ma in che misura e in quali forme si realizza nei luoghi di lavoro, nella pratica dei professionisti? E, inoltre, come si riflettono i cambiamenti, di cui gli infermieri sono stati protagonisti, sul sistema sanitario del Paese? Il libro testimonia che la professione è cambiata ed è cresciuta, ma che c’è ancora molto lavoro da fare. Coltivare questa crescita è una responsabilità delle nuove generazioni. Le voci del libro: Odilia D’Avella, Emma Carli, Annalisa Silvestro, Gennaro Roc- co, Stefania Gastaldi, Maria Grazia De Marinis, Paola Binetti, Rosaria Alvaro, Luisa Saiani, Paolo Chiari, Edoardo Manzoni, Paolo Carlo Motta, Duilio Fiorenzo Manara, Barbara Man- giacavalli, Cleopatra Ferri, Daniele Rodriguez, Giannantonio Barbieri, Patrizia Taddia, Teresa Petrangolini, Maria Santina Bonardi, Elio Drigo, Maria Gabriella De Togni, Carla Collicelli, Mario Schiavon, Roberta Mazzoni, Grazia Monti, Maristella Mencucci, Maria Piro, Antonella Santullo. Gli Autori Caterina Galletti, infermiere e pedagogista, corso di laurea magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma.Loredana Gamberoni, infermiere, coordinatore del corso di laurea specialistica/ magistrale dal 2004 al 2012 presso l’Università di Ferrara, sociologo dirigente della formazione aziendale dell’Aou di Ferrara fino al 2010. Attualmente professore a contratto di Sociologia delle reti di comunità all’Università di Ferrara.Giuseppe Marmo, infermiere, coordinatore didattico del corso di laurea specialistica/ magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, sede formativa Ospedale Cottolengo di Torino fino al 2016.Emma Martellotti, giornalista, capo Ufficio stampa e comunicazione della Federazione nazionale dei Collegi Ipasvi dal 1992 al 2014.

Caterina Galletti, Loredana Gamberoni, Giuseppe Marmo, Emma Martellotti | 2017 Maggioli Editore

32.00 €  30.40 €

La divisa infermieristica

L’infermiere ha una divisa riconoscibile? E quali sono i suoi valori simbolici? Se pensiamo come se fossimo l’uomo della strada, l’idea di divisa infermieristica ci riporta in mente immagini anacronistiche o peggio diffamanti.

Divisa infermieristica stereotipi
Stereotipi comuni delle divise infermieristiche

Dall’800 ai primi anni 70 la divisa ha avuto sempre il classico stile da crocerossina a cui associamo i sentimenti tipici dell’infermiera vecchio stile, ancillare e sommessa, e da cui la professione vuole sempre più allontanarsi.

Per arrivare finalmente ai giorni nostri dove la tipica divisa a casacca, funzionale e preferibilmente monocolore, può rappresentare la maggioranza degli infermieri. Youmedia ha raccolto un’interessante galleria di immagini in cui si nota come soltanto nell’ultimi decenni l’infermiera si è liberata da gonnella e cappellino anche se non è riuscita ad impossessarsi di un’identità condivisa da tutti.

Evoluzione della divisa infermieristica dall'800 ad oggi Credit youmedia.fanpage
Evoluzione della divisa infermieristica dall’800 ad oggi Credit youmedia.fanpage

La società ha un enorme difficoltà nel riconoscerci al di fuori dell’uniforme da crocerossina, prova ne è la contestazione, di qualche anno fa, del Comitato dei Guinness Word Record ad un’infermiera che volle percorrere un’intera maratona con la sua divisa. Il problema? Secondo il comitato quella utilizzata per correre era una divisa da medico piuttosto che da infermiera (cioè gonna e cappellino).

Esterrefatta dalla proposizione, l’infermiera si sfogò su Instagram e la sua denuncia divenne virale, costringendo i giudici del Guinness Word Record a ritrattare la loro posizione per non rischiare di venire additati come anacronistici e anche un po’ maschilisti!

LEGGI L’ARTICOLO / Infermiera-Runner rischia il record perché non indossa gonna e cappellino

La divisa infermieristica e il paziente

Adesso che abbiamo sviscerato la psicologia e la storia dietro alla divisa dell’infermiere, possiamo chiarire come tutto questo abbia un effetto positivo sui pazienti, parenti e in genere tutti gli utenti del servizio sanitario.

Secondo lo studio “Evolution and Human Behaviour” (3), abiti formali e che appaiono fortemente professionali hanno un impatto positivo sulle persone, vale a dire si mostrano più collaborative. Oltre a ciò, un aspetto sobrio può inoltre innescare giudizi positivi da parte degli utenti che quindi mostreranno una maggiore soddisfazione del servizio.

Il nostro vestiario ha un enorme impatto sulle persone con cui ci rapportiamo durante il lavoro ed è possibile utilizzarlo come strumento per entrare in contatto e infondere fiducia e collaborazione, e non dovrebbe essere sottovalutato dalle aziende che spesso impongono ai suoi dipendenti divise che sottostimano questo potere o addirittura danneggiano la dignità dei suoi professionisti (vedi caso Lazio).

Una divisa infermieristica riconoscibile da tutti?

Al pari delle forze armate, dei vigili del fuoco e di tutte le professioni vocate al cittadino, anche l’infermiere ha bisogno di una divisa riconoscibile da tutti? Che sia il momento di ripensare alla professione anche attraverso una divisa riconoscibile e moderna.

Forse è il tempo di richiedere a gran voce una divisa infermieristica unica e che ci unisca e rappresenti come professione alla larga dagli stereotipi e dai preconcetti. Ma come dovrebbe essere quest’uniforme, se casacca o camice, multi o monocolore, uguale per tutti o diversa per area e reparto, non sta a noi dirlo ma a tutti i professionisti e ai suoi rappresentanti. Aspettiamo i vostri commenti per sapere cosa ne pensate!

Fonti e bibliografia:

  1. (1) Pine, K. (2014). Mind What You Wear: The Psychology of Fashion.
  2. Adam, H., Galinsky, A. D. (2012). Enclothed cognition. Journal of Experimental Social Psychology, 48(4).
  3. Rob M.A. Nelissen, R. M. A. & Meijers, M. H. C. (2010). Social benefits of luxury brands as costly signals of wealth and status. Evolution and Human Behaviour.
  • https://www.psicologo-milano.it/newblog/psicologia-abbigliamento-moda/
  • https://youmedia.fanpage.it/gallery/ab/56c1e1f6e4b039ea953b8b40?photo=56c1e36de4b039ea953f2ec4&noshow=true
  • http://www.lescienze.it/news/2008/05/28/news/psicologia_della_divisa-579389/

Leggi anche:

https://www.dimensioneinfermiere.it/sviluppo-della-professione-infermieristica-ostacoli/

Dario Tobruk

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