Gli infermieri non possono “supplire” i MMG? Falso, lo fanno da decenni

Dario Tobruk 06/07/22
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Davvero l’infermiere non è in grado di “supplire” il medico? Diversi risultati mostrano il contrario ma sembra che non interessi a nessuno, nemmeno agli infermieri.

Gli infermieri non possono “supplire” i MMG? Falso, lo fanno da decenni

Grande scandalo alla corte di Francia: qualcuno in Lombardia si è permesso di presentare l’infermiere come soluzione alla grave carenza di medici di medicina generale pagandone lo scotto.

Gli stessi infermieri intimoriti da cotanta reazione hanno piegato la testa ai diktat delle rappresentanze sindacali e istituzionali mediche come quelle del presidente del sindacato dei medici CIMO-FESMED, il dottor Quici, che afferma: “Sarebbe pronta a farsi visitare e curare da chi non ha le competenze adeguate, e spiegare ai cittadini che chiunque è meglio di nessuno?“.

Nessuna reazione alle considerazioni del presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, Filippo Anelli, che commenta così: “Se queste determinazioni dovessero essere applicate, il risultato sarebbe un livello di tutela della salute assolutamente inadeguato, in quanto orfano delle competenze mediche”. 

Vittime dell’eterna sudditanza psicologica verso la classe medica, gli infermieri non hanno messo in dubbio nemmeno per un secondo l’affermazione che l’infermiere non può “supplire” il medico di medicina generale, che non può dare il suo contributo anche clinicamente.

L’infermiere non è in grado di supplire il MMG?

Ma è davvero così? Davvero un infermiere specializzato non sarebbe in grado di fornire una valida assistenza clinica in contesti di emergenza assistenziale? Emergenza come quella che si presenta in molti territori lombardi dove la carenza di MMG richiede interventi eccezionali?

Lo scopo di questo articolo non è quello di promuovere la sostituzione dei medici di famiglia con gli infermieri, ma quello di verificare la veridicità del fatto che non possano farlo.

Perché è questa la differenza tra la verità e il potere delle parole: il potere può ancora influire sulle decisioni politiche e generali della sanità del futuro, ma la verità è li fuori pronta a smentirci.

Gli infermieri italiani nel mondo anglosassone

Gli infermieri italiani, in Inghilterra sono apprezzatissimi, addirittura equiparati per preparazione ad un junior doctor:

I work with nurses from Italy, Spain and Portugal – over there, nurses are trained to the equivalent of UK junior doctor level.” queste le parole di una collega inglese raccolti in un’intervista al Guardian.

Gli infermieri in questo paese (in Inghilterra mica in Italia!) orientato all’efficienza e alla meritocrazia, non subiscono mai paletti corporativi, il rapporto medico-infermiere è diretto al raggiungimento dell’unico obiettivo perseguibile in sanità: la cura dei pazienti! Con sudore e impegno gli infermieri, in un contesto simile, arrivano ad esprimere capacità e competenze cliniche che in Italia possiamo solo sognarci.

In Inghilterra gli infermieri fanno interventi chirurgici e posizionano pacemaker

In Inghilterra alcune infermiere eseguono interventi chirurgici, altre impiantano pacemaker, in Italia invece, gli infermieri – che vogliamo ricordare sono tra i più preparati in Europa secondo la classe medica non possono nemmeno agire in autonomia sul territorio, secondo protocolli condivisi e avvallati da standard internazionali, perché travalicherebbero i confini professionali dei medici!

In una sanità completamente aggiogata dall’atto medico, ogni azione sarà abuso di professione.


L’ infermiere di famiglia e di comunità

In queste pagine l’attenzione si concentra su storie che riuniscono, senza soluzione di continuità, bambini, adulti, anziani e le loro comunità.

Storie dove le competenze e le capacità tecniche storiche dell’infermiere sorreggono quelle innovative in cui le relazioni intense dei protagonisti mettono in moto la creatività e la capacità di attivare risorse, anche eterodosse, per sviluppare interventi partecipati di prevenzione e percorsi assistenziali condivisi e personalizzati.

L’ infermiere di famiglia e di comunità

Nella dialettica tra comunità, persona, famiglia e sistema solidale, una dialettica oggi sempre più difficile a causa dei mutamenti demografici in atto, si inserisce l’infermiere di comunità e di famiglia: due aree di competenza differenziate e complementari, che obbligano a un ripensamento profondo del ruolo e della professione, dal punto vista clinico, sociale e organizzativo. In queste pagine l’attenzione si concentra su storie che riuniscono, senza soluzione di continuità, bambini, adulti, anziani e le loro comunità. Storie dove le competenze e le capacità tecniche storiche dell’infermiere sorreggono quelle innovative. in cui le relazioni intense dei protagonisti mettono in moto la creatività e la capacità di attivare risorse, anche eterodosse, per sviluppare interventi partecipati di prevenzione e percorsi assistenziali condivisi e personalizzati. Apparirà ancora più chiaro che l’assistenza non può e non deve essere standardizzata, ma deve essere personalizzata a seconda delle esigenze delle persone e delle caratteristiche delle comunità. “Questo libro – tecnico e coinvolgente – dovrebbe finire in mano a tante persone… Sono pagine che parlano alle nostre esistenze. Alla vita di chi ha dedicato le proprie giornate al sociale. a chi si è appena affacciato a quello che, probabilmente, domani sarà il suo lavoro. a coloro che comunque nutrono interesse, più con il cuore che con la mente, a fatti e vicende che toccano uomini e donne soprattutto nel periodo della difficoltà e dell’abbandono” (dalla Presentazione di don Mario Vatta).

Maila Mislej, Flavio Paoletti | 2008 Maggioli Editore

16.00 €  15.20 €


Ma è davvero così? L’infermiere non può supplire il medico?

La verità è che nel mondo anglosassone l’infermiere di pratica avanzata, ossia quella figura infermieristica specializzata nella gestione clinica di base del paziente, svolge efficacemente il suo lavoro da decenni.

Una revisione sistematica [Link Pubmed] ha raccolto la letteratura sull’impatto clinico assistenziale dell’infermiere di pratica avanzata negli Stati Uniti in un intervallo di 18 anni, concludendo che “i risultati dei pazienti dell’assistenza fornita da infermieri e ostetriche certificate in collaborazione con i medici sono simili e in qualche modo migliori dell’assistenza fornita dai soli medici per la popolazione e nelle impostazioni incluse“.

La domanda che quindi dovrebbero farsi i medici, i politici, e gli stessi infermieri, non è se quest’ultimi sono o non sono in grado di incrementare la propria formazione ed evolvere il proprio ruolo, ma se vogliono farlo.

Uno studio irlandese, infatti, ha concluso che la metà degli infermieri intervistati non ha alcun interesse ad assorbire le responsabilità e la formazione dei medici di medicina generale [Link Pubmed].

Probabilmente in Italia i risultati sarebbero ancora più deludenti e questo risponderebbe allo scopo di questo articolo: dimostrare come siano gli stessi infermieri ad auto-sabotare la propria evoluzione, senza l’intervento di nessuno.

La domanda che sorge

Posto il fatto che la preparazione infermieristica italiana è in grado di affrontare qualunque sfida clinica e assistenziale, per quanto ancora sarà necessario mantenere in piedi una direzione cieca, corporativa e sostanzialmente anti-economica, se non anacronistica?

Autore: Dario Tobruk 

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Fonti e approfondimenti:

  • Newhouse, R. P., Stanik-Hutt, J., White, K. M., Johantgen, M., Bass, E. B., Zangaro, G., Wilson, R. F., Fountain, L., Steinwachs, D. M., Heindel, L., & Weiner, J. P. (2011). Advanced practice nurse outcomes 1990-2008: a systematic reviewNursing economic$29(5), 230–251.
  • Casey, M., O’Connor, L., Rohde, D., Twomey, L., Cullen, W., & Carroll, Á. (2022). Role dimensions of practice nurses and interest in introducing advanced nurse practitioners in general practice in Ireland. Health science reports, 5(2), e555. https://doi.org/10.1002/hsr2.555
  • L’infermiere di pratica avanzata APN: potrà in futuro sostituire il medico?

Dario Tobruk

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