Riforma dei Medici di famiglia: dovranno lavorare 38 ore settimanali

Redazione 24/01/22
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Riforma dei medici di medicina generale post-pandemia: dovranno assicurare 38 ore settimanali, tenere aperto l’ambulatorio 5 giorni su 7 e verranno coinvolti nelle case della comunità. Cosa cambia per i medici di famiglia e per i loro assistiti? 

Medicina di famiglia: capro espiatorio o reale fallimento?

Nonostante il duro impegno di molti dei medici di famiglia che, insieme agli specialisti, agli infermieri e a tutti gli altri professionisti sanitari, hanno lottato in questi ultimi due anni contro la pandemia Covid+, la soddisfazione generale nei confronti della medicina territoriale ha ricevuto un grosso colpo.


La tutela contro le aggressioni agli operatori sanitari

I principali fattori di rischio si rinvengono negli atteggiamenti negativi dei pazienti nei confronti degli operatori, nelle aspettative dei familiari e nei lunghi tempi di attesa nelle zone di emergenza, che risultano in grado di sviluppare danni fisici, ma anche disturbi psichici, negli operatori che subiscono violenza.

Il provvedimento legislativo, nel recare un sorta di diritto penale a presidio della
medicina, interviene con una severa risposta sanzionatoria, ma il problema va risolto
anche affrontando e rimuovendo le radici profonde della violenza … di un paziente che
arriva a colpire il proprio medico.

La tutela contro le aggressioni agli operatori sanitari

Oggi i giornali, le tv, il web e tutti i media li chiamano “i nuovi eroi”.Eppure, da tempo è nota a livello mondiale una nuova emergenza sociale: la violenza contro di loro, la violenza nei confronti degli operatori sanitari.Ogni giorno, sono dati forniti dall’Inail, in Italia si verificano infatti ben 3 episodi di violenza contro gli operatori sanitari, comprensivi di intimidazioni e molestie.I principali fattori di rischio si rinvengono negli atteggiamenti negativi dei pazienti nei confronti degli operatori, nelle aspettative dei familiari, e nei lunghi tempi di attesa nelle zone di emergenza.Varata in piena pandemia da Covid-19, la legge 14 agosto 2020, n. 113, “Disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni”, tenta di rispondere all’esigenza di sicurezza avvertita dal personale medico-sanitario, e contiene varie misure sia a livello sanzionatorio sia a livello educativo e preventivo.Viene inoltre introdotta un’ipotesi speciale del delitto di lesioni personali, una nuova circostanza aggravante comune, in presenza della quale i reati di lesioni e percosse diventano procedibili d’ufficio, e una sanzione amministrativa.Per rispondere, nell’immediatezza, alle esigenze innanzitutto di praticità degli operatori, il volume presenta un primo commentario e una dettagliata e accurata analisi della legge n. 113/2020, e tenta altresì di prefigurare le ricadute derivanti dall’impatto delle nuove disposizioni nel tessuto normativo del sistema.Fabio PiccioniAvvocato del Foro di Firenze, Patrocinante in Cassazione. LLB presso University College of London, è Docente di Diritto penale alla Scuola di Specializzazione per le Professioni Legali della Facoltà di Giurisprudenza, Coordinatore e Docente di master universitari e corsi di formazione. Giornalista pubblicista, è autore di pubblicazioni e monografie in materia di Diritto penale e amministrativo sanzionatorio.

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Secondo un documento pubblicato lo scorso inverno, gli assessori alla Salute delle Regioni accusano la categoria che “durante la pandemia non hanno lavorato bene” e che la medicina di famiglia sia di “ostacolo allo sviluppo“.

Pesanti accuse corroborate da alcuni fatti: la presenza delle Usca, le unità di medici create dalle Asl e deputate alla sorveglianza dei malati di covid domiciliati, per “sopperire alle difficoltà della medicina generale di organizzarsi autonomamente nel fornire un effettivo supporto per la sorveglianza attiva dei propri assistiti” è di per sé autoevidenza che i mmg non abbiano seguito i pazienti a casa.

Forse agnelli sacrificali alle inefficienze sistemiche delle sanità regionali più che ad un generale demerito dei singoli professionisti? La medicina di “base” sta comunque ricevendo una forte pressione da parte della politica sanitaria nazionale e regionale per accettare una riforma (legittima) che li vorrebbe maggiormente coinvolti nel prendersi carico del cittadino.

Nuovi obblighi per i medici di famiglia

Ministero della Salute e Regioni scelgono la linea dura e impongono alle rappresentanze professionali un accordo da sottoscrivere rapidamente, pena l’intervento sostitutivo delle istituzioni. La bozza di accordo tra Medici di medicina generale e Istituzioni si basa, in riassunto, su pochi ma fondamentali punti:

  • dovranno garantire un impegno orario settimanale di 38 ore, da suddividere in fino a 20 ore nel proprio studio (in base al numero di assistiti) e 18 ore tra distretto e Casa della Comunità:
    • 5 ore con 500 assistiti; 10 ore tra i 500 e i 1.000 assistiti; 15 ore tra i 1.000 e i 1.500 assistiti; 20 ore per i massimalisti;
    • per i mmg non massimalisti che quindi non hanno l’obbligo delle 20 ore presso il proprio studio, compenseranno il gap orario con attività distrettuali;
  • dovranno mantenere fruibile l’ambulatorio 5 giorni su 7, obbligatoriamente il lunedì;
  • casa della comunità: i mmg saranno inseriti in team multidisciplinari per prendere in carico i bisogni di salute delle comunità, interfacciandosi con altri medici specialistici e gli infermieri di famiglia e di comunità;
  • è incentivata l’organizzazione secondo il modello della medicina di gruppo, ovvero AFT (aggregazione funzionale territoriale);
  • la remunerazione verrà suddivisa in un 70% su quota capitaria (in base al numero dei pazienti) e per il restante 30% in base al raggiungimento di obiettivi promossi dalla direzione distrettuale.

Il Ministero è pronto a tutto pur di blindare la riforma della medicina territoriale

Il Ministero della Salute è pronto a forzare l’accordo mettendo in campo una norma legislativa che vincoli le linee di indirizzo abbozzate. Le tempistiche del Pnrr impone il raggiungimento di una riforma della medicina territoriale entro la fine dell’anno, obbligando di fatto i medici di famiglia ad accettare, volenti o nolenti, le condizioni dell’accordo.

Si attendono reazioni sindacali della categoria anche se la riforma potrebbe essere avvalorata dall’insoddisfazione dei cittadini che, a prescindere dai responsabili, richiedono una maggiore assistenza sanitaria a domicilio e sul territorio.

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