Legge 502/92 – Riassunto della prima riforma del Sistema Sanitario Nazionale

Dario Tobruk 15/06/16
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Quasi quattordici anni dopo la creazione del Sistema Sanitario Nazionale con la legge 833/78, con cui si voleva rimediare ai gravi problemi economici del sistema assicurativo delle mutue, si diede una seconda risposta forte all’insostenibilità del sistema di finanziamento e ai problemi del Sistema Sanitario Nazionale con il decreto legislativo che ha configurato questo assetto: la Legge 502/92 e tutte le sue successive modificazioni.

La Legge 502/92: un riassunto semplice

La legge 502 del 1992 si può quindi riassumere in pochi principi:

  • l’aziendalizzazione degli ospedali;
  • l’orientamento al “mercato”;
  • la creazione dei dipartimenti;
  • la distribuzione di responsabilità alle regioni.

L’aziendalizzazione con la Legge 502/92

Le USL vengono dotate di personalità giuridica in quanto aziende a tutti gli effetti. Gli organi di rappresentanza sono il direttore generale e il collegio dei revisori (ed ulteriori figure). Il direttore generale ha potere gestionale e di rappresentanza legale. E’ coadiuvato da un direttore sanitario e da un direttore amministrativo.

Il direttore generale e il direttore sanitario e amministrativo

Il direttore generale è nominato dal presidente della giunta regionale, e i suoi doveri sono il buon andamento economico-amministrativo e tecnico-funzionale per i successivi cinque anni in cui è in carica. Il direttore generale si avvale delle competenze del direttore sanitario e del direttore amministrativo.

Le figure dirigenziali previste dovevano possedere alcuni requisiti minimi: laurea e esperienza almeno quinquennale di responsabilità direttiva in enti, aziende e strutture pubbliche o private ed età inferiore ai 65 anni.

Inoltre ogni ruolo deve rispondere a requisiti più specifici. Questi requisiti furono aggiunti solo successivamente con varie modifiche e integrazioni del decreto legislativo:

  • il direttore generale, oltre a possedere corsi di formazione e certificazione in sanità pubblica e organizzazione del lavoro
  • direttore sanitario, laurea in medicina e chirurgia, esperienza almeno quinquennale in funzioni direttive;
  • direttore amministrativo, laurea in discipline giuridiche o economiche, esperienza almeno quinquennale in funzioni direttive in enti, aziende o strutture sanitarie pubbliche o
    private di media o grande dimensione.

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Il Collegio dei revisori

Il collegio dei revisori, nominato invece dal direttore generale da una lista di membri designati da altri enti (ministero competente, sindaco, regione), si occupa di verificare la tenuta della contabilità, la risultante delle scritture contabili ed esamina il bilancio di previsione. In poche parole si preoccupa che i conti tornino.

In futuro verrà sostituito con la Riforma 229/1999 perché la nomina da parte del DG delle figure che lo dovevano controllare poteva comportare un conflitto di interesse.

Il Mercato libero nel settore sanitario e l’intramoenia

Viene prevista l’intramoenia per la libera professione dei medici, e circa il 10% delle camere presentano servizi aggiuntivi dietro un corrispettivo pagamento a carico del paziente. E in breve: le aziende vengono pagate per paziente.

Regionalizzazione dei servizi sanitari

Le USL, ridotte di numero e non riferendosi più ai comuni, vengono delegate direttamente dalla regione che li sostiene economicamente.

La regione, dopo l’avvento della Legge n.502 del 30 dicembre 1992, non può più avvalersi sullo Stato per i propri disavanzi, per cui, le responsabilità ricadono soltanto sulla governance della singola azienda.

La regione, da questo momento, ha quindi tutto l’interesse nell’osservanza e la cura dei conti economici del servizio sanitario regionale fornito ai cittadini, perché ne risponde politicamente.

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Nuovi modelli di finanziamento della sanità nazionale e regionale

Lo Stato attraverso il Piano Sanitario Nazionale (stabiliti i livelli essenziali di assistenza) definisce, in base ai bisogni dei cittadini e alle risorse disponibili (ricavate dalla fiscalità generale), una programmazione economica per distribuire alle regioni una quota capitaria pesata.

La regione, in seguito ad un proprio piano sanitario regionale, distribuisce queste risorse alle aziende. In caso di richieste di ripianamento di disavanzi da parte delle aziende, le regioni possono avvalersi di strumenti di finanziamento quali l’uso di proprie risorse economiche e dei contributi sanitari IRAP, oltre alle entrate dirette delle strutture (ticket).

Un ulteriore cambiamento: vengono istituiti i dipartimenti

Un dipartimento è una federazione di reparti affini e complementari secondo settore specialistico o specifico bisogno del paziente (esempio dipartimento di chirurgia o dipartimento materno-infantile).

Lo scopo è quello di organizzare e ottimizzare al meglio le risorse strutturali e umane, migliorando il servizio al cittadino e riducendo i costi.

Autore: Dario Tobruk (Profilo Linkedin, Twitter)

Aggiornato il 20/01/2021

Fonti:

Continua a studiare con la Riforma Bindi:

Il Sistema Sanitario Nazionale: La riforma-Ter, la 229/1999, la Riforma Bindi

 

Dario Tobruk

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