Giornata alla Memoria degli operatori sanitari morti durante Covid19

Dario Tobruk 11/05/20
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Alla vigilia del 12 maggio, giornata dedicata agli infermieri, e del 2020 bicentenario dell’infermieristica, tutto il mondo si raccoglie nella commemorazione degli operatori sanitari morti durante il Covid19.

Medici, infermieri, oss, tecnici, ostetriche, fisioterapisti, ogni professione censisce i suoi morti. Ritengo superfluo fare i conti considerato che, l’emergenza è ben lontana dall’essere superata. Inoltre se si prevedono altri picchi di contagio a fine estate e per tutto il tempo fino all’arrivo di un vaccino, tenere il passo dei morti risulta essere più che altro un esercizio macabro e improduttivo. Sappiamo tutti che questa guerra avrà diverse battaglie, e ogni battaglia avrà i suoi caduti. Cento morti non ne valgono di più di un paio e questa non è una gara a chi cade peggio.

Ma oggi possiamo fermarci a riflettere sui nostri passi, su quello che abbiamo affrontato e in cosa abbiamo fallito. Perché se due delle nostre colleghe infermiere si sono suicidate per il forte stress subìto durante l’emergenza Coronavirus è perché in qualcosa avremo anche fallito. Non condividete?

Credo sia facile indignarsi dello Stato, delle Aziende o del Ministero della Salute e aspettarsi che qualcuno faccia qualcosa, magari la cosa giusta, comodamente rinchiusi nella propria zona di comfort. Ci arrabbiamo con i sindacati perché facciano gli eroi e si immolino per la causa: “Per favore, qualcuno faccia l’eroe!” (si è sempre gli eroi di qualcun’altro).

Fremiamo quando il collega prende coraggiosamente quella posizione imperterrito contro tutto e tutti per far rispettare un proprio diritto, così che tutti noi possiamo seguirlo al di là dell’uscio e beneficiare di una migliore qualità di vita. Ma alla fine nessuno fa niente e i più deboli di noi, fisicamente o psicologicamente, cedono.

Forse non abbiamo preteso condizioni lavorative migliori e abbiamo sottaciuto spaventati ad ogni imposizione, facendoci spremere come limoni da “Aziende” dalla logica dell’efficienza del mercato e non Ospedali dediti alla salute delle persone (di chi viene curato e di chi ci lavora), arrivando al limite della sopportabilità umana. Che poi quando vivi già al limite e arrivano gli alieni per invadere il mondo chi può biasimarti se decidi che non ce la fai più e vuoi arrenderti alla vita e alla morte?

È per questo che i nostri morti dovremmo piangerceli noi. Eretti a eroi persino da Banksy che fa scegliere a un bambino una super-crocerossina per scartare definitivamente il Batman e lo Spiderman di pezza, se solo l’artista e il suo bambino sapessero quanta poca dignità e amor proprio hanno questi eroi nei confronti di se stessi.

Auguri operatori sanitari, questo è il nostro anno di gloria e di morte.

Scusate ai caduti, non abbiamo fatto quello che era necessario. Mancavano le mascherine e i DPI e ci sorprendiamo: ricordate che gli eroi sono sacrificabili e tutti ricordati con pacche sulle spalle e se ci va bene una statua di bronzo in una profonda provincia italiana sensibile al tema.

Ma oggi è il giorno della memoria degli operatori sanitari morti durante il Covid19 e non c’è spazio se non per la riflessione sul nostro presente e sul nostro futuro.

Ma fatemi insistere, di quanti morti dovremmo ancora macchiarci la coscienza prima di riuscire a comprendere che abbiamo bisogno di una nuova consapevolezza professionale e settoriale? Abbiamo sorretto una Nazione intera per mesi e non è stato un mantello a farci volare. E se volete degli eroi, trattateci da eroi.

Fonti ed approfondimenti:

  • http://www.quotidianosanita.it/lavoro-e-professioni/articolo.php?articolo_id=83504
  • https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/05/07/banksy-un-nuovo-quadro-linfermiera-e-una-supereroina-e-il-bimbo-gioca-con-lei-chi-e-florence-nightingale-e-perche-sorriderebbe-vedendo-lopera/5794091/

Dario Tobruk

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