Omceo Arezzo: “Sì alla prescrizione infermieristica per i presidi, ma se gli infermieri vogliono fare i medici esiste il CdL in Medicina e Chirurgia”

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La possibile prescrizione infermieristica continua a far discutere. Stavolta, a dire la sua in una lettera a Quotidiano Sanità, è stato il presidente Omceo Arezzo, Lorenzo Droandi, che ha aperto a una crescita del personale infermieristico così come è avvenuto da tempo in altri paesi. Ma con qualche riserva (non di poco conto). 


«Il razionale della mia apertura – spiega Droandi – si fonda sulla considerazione che le professioni di medico e di infermiere hanno mission diverse, ancorché complementari: al medico spetta la tutela della salute dei cittadini (mediante visita, diagnosi, diagnosi differenziale, prescrizione degli esami e della terapia, nonché l’attività certificativa); mentre all’infermiere compete l’assistenza alla persona


Secondo me i presidi (pannoloni per incontinenza, placche e sacche per stomie, ecc.) appartengono a questa seconda fattispecie, per cui non vedo perché non possiamo discutere di farli gestire dall’infermiere, ovviamente dopo l’indispensabile intervento del medico, per addivenire alla diagnosi ed alla programmazione della terapia appropriata».


Per il presidente Omceo, però, è sempre e comunque «opportuno ribadire che diagnosi, diagnosi differenziale e terapia sono di stretta pertinenza medica e non possono essere delegate ad altra figura professionale. Al professionista medico viene richiesto di superare un percorso formativo lungo, approfondito e complesso che non ha uguali nel panorama universitario.


Per questi motivi, dunque, la prescrizione a fini di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione impegna tanto l’autonomia quanto la piena responsabilità del medico. Pertanto, non vedo come una così rilevante attività potrebbe essere consentita ad un professionista che non ha adeguata preparazione.


Io continuo ad immaginare una sanità sicura nella quale i medici fanno i medici, gli infermieri fanno gli infermieri, e via dicendo. Ciascuno, nell’imprescindibile lavoro di equipe, rispetta dignità e ruolo degli altri, in tal modo garantendo il buon funzionamento della sanità.

Se, poi, c’è chi aspira a diventare medico, allora il percorso formativo clinico-abilitante esiste ed è quello codificato nel corso di laurea in medicina e chirurgia».

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Alessio Biondino

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