In UK muoiono bambini disabili in incidenti evitabili, e per anni nessuno viene accusato

Dario Tobruk 23/06/25

Strani casi nel Regno Unito sconvolgono l’opinione pubblica inglese. Più di un bambino disabile muore accidentalmente in una delle strutture pediatriche più rinomate e per anni nessuno viene ritenuto responsabile.

In Italia, per molto meno, infermieri e medici finiscono sotto accusa immediatamente: due sistemi sanitari a confronto, con storture diverse ma etiche completamente opposte.

Tragedie continue nel cuore del Regno Unito

Nel cuore del Surrey, all’interno di quello che viene ritenuto un istituto di riferimento per la riabilitazione pediatrica nel Regno Unito, si è consumata una tragedia che ha scosso l’opinione pubblica, i professionisti sanitari e gli organi di controllo.

Conner Wellsted, un bambino di appena cinque anni, è morto soffocato mentre si trovava in cura nella struttura. La tragedia, avvenuta otto anni fa, aveva inizialmente portato le indagini a escludere responsabilità da parte delle infermiere in servizio.

Quella notte, un paracolpi mal fissato si è spostato nella sua culla, bloccandogli le vie aeree. Un episodio imprevisto che, in un contesto specialistico dedicato a minori con gravi disabilità neurologiche, non dovrebbe nemmeno essere considerato possibile.

Eppure è accaduto. E, come se non bastasse, negli anni successivi altri due bambini hanno perso la vita, in situazioni assolutamente prevenibili con l’adeguata formazione, all’interno della stessa struttura.

In Italia, infermieri accusati per molto meno

Strana situazione in Inghilterra, rispetto al nostro paese dove gli infermieri devono imparare a difendersi non da accuse così gravi, ma spesso per non aver voluto compiere atti demansionanti.

Per questo motivo è fondamentale restare aggiornati su come tutelarsi dalle procedure disciplinari all’interno delle aziende sanitarie.

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Le procedure disciplinari delle professioni sanitarie

La giurisprudenza ha voluto spiegare la relazione umana e contrattuale che lega l’operatore al paziente e viceversa, coniando un nuovo termine: contatto sociale. Le professioni sanitarie consistono in attività delicate, che purtroppo, ora più frequentemente, incidono nella sfera personale del paziente e soprattutto nei suoi interessi primari, come è appunto la salute. L’attrito che ne può derivare, al di là delle capacità di gestione del professionista, finisce spesso nel contenzioso, che dapprima viene affrontato dalla stessa Azienda sanitaria, alla quale interessa primariamente la soddisfazione dell’utente. Per questo motivo, il professionista si trova ad affrontare delle accuse di negligenza, di imperizia o di imprudenza che si sviluppano in molti modi ma che potrebbero incidere anche definitivamente sul suo futuro professionale. Lo stress, il senso di abbandono e di disarmo che investono l’operatore innocente durante le fasi disciplinari sono perlopiù prodotti dal timore di veder macchiata la propria reputazione con effetti deleteri sull’autostima e sull’eterostima. Inoltre, l’ignoranza del diritto disciplinare è un catalizzante della paura che impedisce al lavoratore di difendersi pienamente dalle accuse perché paralizza ogni possibilità di reazione. Quest’opera è stata realizzata per offrire alle professioni sanitarie un utile strumento di conoscenza e, quindi, di difesa. per comprendere pienamente le regole del sistema così da poterlo gestire in maniera produttiva e, comunque, nel senso della verità e della giustizia. La conoscenza del diritto impedirà una strumentalizzazione della procedura disciplinare affinché non diventi un momento di ritorsione e di punizione per fatti estranei alle accuse. Mauro Di Fresco Insegna Diritto Sanitario ai master infermieristici di I e II livello della Prima Facoltà di Medicina e Chirurgia di Roma. Alla Seconda Facoltà (Ospedale Sant’Andrea) insegna Diritto del Lavoro Sanitario al Corso di Laurea Magistrale in Infermieristica. È relatore di diversi corsi ECM di carattere nazionale, responsabile del link Diritto Sanitario nella rivistaLa Previdenzae scrive anche su Studio Cataldi, Diritto e Diritti, Infoius.it. È consulente legale nazionale di diversi sindacati che operano nel comparto Sanità e nella Dirigenza Medica oltre che in 52 Associazioni di pazienti.

 

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Indagini superficiali, risposte mancate

Inizialmente, la risposta delle istituzioni è stata titubante.

Il Nursing and Midwifery Council (NMC), ente di regolazione della professione infermieristica nel Regno Unito — paragonabile al nostro Ordine degli Infermieri — dopo una prima segnalazione ricevuta nel 2022, ha deciso di archiviare l’indagine senza riscontrare responsabilità.

Solo nel novembre 2023, dopo una revisione durata 19 mesi, il procedimento è stato riaperto e si è giunti alla decisione di deferire quattro infermiere alla commissione per la valutazione dell’idoneità all’esercizio professionale.

Nel frattempo, però, non è stata adottata alcuna misura cautelare: le professioniste coinvolte continuano a esercitare.

Gli strani casi di imperizia impunita in Inghilterra

Il Nursing and Midwifery Council (NMC), da parte sua, ha soltanto riconosciuto i limiti del proprio intervento iniziale, dichiarando di aver ricevuto i rapporti di prevenzione dei decessi futuri.

Tuttavia, solo nel caso di Conner ha confermato l’avvio di un procedimento ufficiale, mentre per le altre due vittime la posizione resta ancora incerta.

Nel frattempo, le famiglie attendono risposte, giustizia e un minimo di verità che non sia distorta da strategie legali o da dichiarazioni postume di pentimento.

La vicenda della struttura non è solo una storia di dolore familiare, di etica e responsabilità individuali: è un campanello d’allarme per un intero sistema sanitario — quello inglese — che, da una prospettiva italiana, sembra ancora più in crisi di quanto si voglia ammettere.

In Italia, una situazione simile apparirebbe quasi impensabile senza che le infermiere coinvolte siano almeno sospese dall’esercizio professionale, se non direttamente radiate dall’albo o coinvolte in un procedimento penale.

Forse perché da noi il sistema, per quanto imperfetto, o eccelle, o punisce con eccessiva severità.

In ogni caso, non si può parlare di eccellenza se manca la trasparenza, se i meccanismi di controllo falliscono, se i decessi si accumulano senza che nulla cambi davvero.

Le vite di questi bambini fragili meritano memoria e giustizia — ma soprattutto un futuro diverso per chi verrà dopo di loro.

E per noi infermieri italiani, un monito importante: siamo ancora in tempo per non raggiungere mai un livello così basso di imprudenza, negligenza e imperizia.

Fonte: www.independent.co.uk

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