Neanche il tempo di arrivare: infermieri uzbeki trattati malissimo

Dario Tobruk 10/10/25
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L’arrivo dei primi dieci dei 210 infermieri uzbeki previsti dal progetto di “cooperazione sanitaria” di Bertolaso solleva più interrogativi che entusiasmo.

Tra alloggi improvvisati e ricavati da ambienti ospedalieri e una formazione di appena tre mesi con mediatori linguistici, ci si interroga sul ruolo della Federazione: chi garantisce standard formativi, dignità professionale e rispetto dei diritti umani per tutti i colleghi, italiani o stranieri che siano?

Ospitati in area riconvertita all’interno dell’ospedale

Il quotidiano Il Giorno la definisce una “scelta non usuale”, ma dalla prospettiva di noi infermieri smaliziati da anni di angherie istituzionali, la situazione è piuttosto chiara: sono appena arrivati 10 infermieri uzbeki e, invece di essere ospitati in appartamenti affittati, strutture alberghiere, convitti o persino in uno studentato nei pressi del Fatebenefratelli, la prima tornata di colleghi assunti dall’Uzbekistan è stata alloggiata in un’area dell’ospedale precedentemente “utilizzata per attività ludico-educative“.

Chiedetevi sinceramente: avrebbero mai ospitato 10 medici, o 10 dirigenti, di qualsiasi paese del mondo, in un’area dell’ospedale riconvertita in questo modo? Cos’è una camerata? Stanze riconvertite? Come si assicura il comfort e la privacy a 10 persone in un area adibita per essere al massimo un asilo nido?

Non che ci aspettassimo altro dalla classica accoglienza a cui sono abituati gli infermieri italiani, ma questo supera ogni nostra aspettativa. Se anche a voi questa ipotesi suona stonata come a noi, allora è evidente che il trattamento riservato a questi colleghi non è dei migliori. Anzi, lo definiremmo persino pessimo.

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Non sempre è necessario essere formalmente accusati di reati o gravi inadempienze per ritrovarsi nei guai.

Può capitare che gli infermieri debbano difendersi non solo dal rischio di controversie legali, ma anche di entrare in conflitto con la propria direzione, sempre più in difficoltà nella corretta gestione delle risorse umane, del personale infermieristico e sanitario in generale. La difesa rimane un diritto costituzionale di qualsiasi persona.

Pertanto, è fondamentale restare aggiornati su come tutelarsi in caso di procedure disciplinari all’interno delle aziende sanitarie e scontri con la Direzione.

Disponibile su Amazon e MaggioliEditore.it, il manuale di Mauro Di Fresco, infermiere, docente e avvocato dal titolo “Le procedure disciplinari delle professioni sanitarie” Edizione Maggioli, offre una guida completa per conoscere e difendere i propri diritti professionali di fronte a una procedura disciplinare.

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Le procedure disciplinari delle professioni sanitarie

La giurisprudenza ha voluto spiegare la relazione umana e contrattuale che lega l’operatore al paziente e viceversa, coniando un nuovo termine: contatto sociale. Le professioni sanitarie consistono in attività delicate, che purtroppo, ora più frequentemente, incidono nella sfera personale del paziente e soprattutto nei suoi interessi primari, come è appunto la salute. L’attrito che ne può derivare, al di là delle capacità di gestione del professionista, finisce spesso nel contenzioso, che dapprima viene affrontato dalla stessa Azienda sanitaria, alla quale interessa primariamente la soddisfazione dell’utente. Per questo motivo, il professionista si trova ad affrontare delle accuse di negligenza, di imperizia o di imprudenza che si sviluppano in molti modi ma che potrebbero incidere anche definitivamente sul suo futuro professionale. Lo stress, il senso di abbandono e di disarmo che investono l’operatore innocente durante le fasi disciplinari sono perlopiù prodotti dal timore di veder macchiata la propria reputazione con effetti deleteri sull’autostima e sull’eterostima. Inoltre, l’ignoranza del diritto disciplinare è un catalizzante della paura che impedisce al lavoratore di difendersi pienamente dalle accuse perché paralizza ogni possibilità di reazione. Quest’opera è stata realizzata per offrire alle professioni sanitarie un utile strumento di conoscenza e, quindi, di difesa. per comprendere pienamente le regole del sistema così da poterlo gestire in maniera produttiva e, comunque, nel senso della verità e della giustizia. La conoscenza del diritto impedirà una strumentalizzazione della procedura disciplinare affinché non diventi un momento di ritorsione e di punizione per fatti estranei alle accuse. Mauro Di Fresco Insegna Diritto Sanitario ai master infermieristici di I e II livello della Prima Facoltà di Medicina e Chirurgia di Roma. Alla Seconda Facoltà (Ospedale Sant’Andrea) insegna Diritto del Lavoro Sanitario al Corso di Laurea Magistrale in Infermieristica. È relatore di diversi corsi ECM di carattere nazionale, responsabile del link Diritto Sanitario nella rivistaLa Previdenzae scrive anche su Studio Cataldi, Diritto e Diritti, Infoius.it. È consulente legale nazionale di diversi sindacati che operano nel comparto Sanità e nella Dirigenza Medica oltre che in 52 Associazioni di pazienti.

 

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Assessorato Welfare Lombardia conferma che infermieri uzbeki non disturbano l’utenza

Sempre dal quotidiano, vengono riportate delle fonti dall’assessorato regionale al Welfare che sembrano volersi giustificare, sbagliando bersaglio: “non una zona dove veniva svolta attività sanitaria” (beh, ci mancherebbe! N.d.R.) ma “un’area utilizzata per attività ludico-educative che si possono facilmente svolgere altrove”.

È dunque confermato che gli infermieri uzbeki dormono direttamente in ospedale.

Che a parafrasarlo come suona a noi infermieri, a nostro avviso, è più come: “non stiamo disturbando l’utenza” , si limitano soltanto a trattare gli infermieri uzbeki come devono abituarsi da subito ad essere trattati, ovvero malissimo.

Appello alla FNOPI: valutazione e tutela degli infermieri uzbeki e degli standard professionali

Anche Il Giorno sottolinea la questione, vista l’ampia disponibilità di alloggi alternativi e la scelta, a dir poco discutibile, di trasformare un’area in una probabile camerata.

Sempre dall’assessorato, spiegano che la sistemazione sarebbe stata una richiesta del governo uzbeko durante la fase di accordo, con l’indicazione che i dieci infermieri dell’Uzbekistan dovessero abitare vicino al luogo delle attività formative. Ricordiamo ai lettori (e anche ai responsabili dell’ospitalità dell’ospedale) che vicino non significa dentro l’ospedale.

Non è ancora chiaro dove verranno ospitati gli altri 200 infermieri che, entro i primi mesi del 2026, arriveranno dall’Asia Centrale per essere formati direttamente in corsia.

Dall’assessorato chiariscono con una nota che questi primi dieci infermieri uzbeki rappresentano un progetto pilota:

Si tratta della fase iniziale di un programma di cooperazione sanitaria che prevede percorsi di formazione clinica e teorica nell’ASST Fatebenefratelli-Sacco di Milano, con l’obiettivo di rafforzare gli scambi formativi e professionali tra i due Paesi, avviati lo scorso giugno – continua il testo della nota diffuso fa dalla Regione a proposito dell’arrivo dei primi dieci professionisti –. Durante il periodo di soggiorno, della durata di circa tre mesi, gli operatori saranno impegnati in un percorso formativo che comprende attività in diversi reparti ospedalieri, tra cui pronto soccorso, terapia intensiva, cardiologia, nefrologia, oncologia ed area pediatrica. L’iniziativa rappresenta il primo passo di un accordo più ampio. L’obiettivo è far arrivare 210 infermieri nei primi mesi del 2026

Nel frattempo, che scopriamo che il periodo di formazione per infermieri stranieri che a stento parleranno italiano (previsti 6 mesi di corso della lingua italiana), è di soli 3 mesi, ci chiediamo ancora quale sia il livello di coinvolgimento delle nostre istituzioni: sia per verificare se questa prima pattuglia, e tutto il resto della compagnia, abbia lo stesso livello di preparazione richiesto agli infermieri italiani, sia per tutelare la dignità professionale e persino umana dei colleghi uzbeki.

Inoltre, visto l’alloggio avvilente e l’improbabile periodo di formazione con “supervisione di tutor infermieristici e mediatori linguistici.”, ci chiediamo se l’intero progetto sia stato valutato nel rispetto di tutti gli aventi diritto, italiani o uzbeki che siano.

Fonti dell’articolo: IlGiorno.it / Lombardianotizie.online

Autore: Dario Tobruk  (seguimi anche su Linkedin – Facebook InstagramThreads)

Dario Tobruk

Dario Tobruk è un infermiere Wound Care Specialist, autore e medical writer italiano. Ha inoltre conseguito una specializzazione nella divulgazione scientifica attraverso un master in Giornalismo e Comunicazione della Scienza, focalizzandosi sul campo medico-assistenziale e sull…Continua a leggere

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