Lo scandalo che travolge l’ASL TO4 continua a far emergere nuovi dettagli e scuote profondamente il sistema sanitario piemontese. Al centro delle indagini, l’ospedale di Settimo Torinese, dove operavano infermieri abusivi e senza riconoscimento ministeriale e personale sospeso che continuava a esercitare.
Tra accuse di maltrattamenti, errori di somministrazione e pazienti sedati senza prescrizione, emerge un quadro inquietante di degrado gestionale e di responsabilità diffuse.
Infermieri abusivi: titolo straniero non riconosciuto e gravi errori in reparto
Nonostante le affermazioni istituzionali, sembra che dallo scandalo ASLTO4, di cui abbiamo ampiamente parlato in questo articolo, emergano dettagli che coinvolgono l’assistenza infermieristica in sfumature vicine all’orrorifico.
I giornali locali la descrivono come una struttura autogestita, con reparti abbandonati a loro stessi, dove infermieri stranieri e secondo le notizie che emergono spesso abusivi, poiché privi dei requisiti e dei permessi per esercitare in territorio italiano, risultano in diversi casi protagonisti di numerose malpractice.
Dal morto sospetto al potassio somministrato per errore, dalle terapie non eseguite ai pazienti maltrattati e sedati (senza prescrizione) per non disturbare i sedicenti infermieri durante la notte.
L’ospedale in questione è quello di Settimo Torinese, dove – come riporta La Stampa – la bufera ha come epicentro un anziano quasi ucciso da una dose errata di potassio, in un contesto già segnato da eventi di pari gravità.
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Non sempre è necessario essere formalmente accusati di reati o gravi inadempienze per ritrovarsi nei guai.
Può capitare che gli infermieri debbano difendersi non solo dal rischio di controversie legali, ma anche di entrare in conflitto con la propria direzione, sempre più in difficoltà nella corretta gestione delle risorse umane, del personale infermieristico e sanitario in generale. La difesa rimane un diritto costituzionale di qualsiasi persona.
Pertanto, è fondamentale restare aggiornati su come tutelarsi in caso di procedure disciplinari all’interno delle aziende sanitarie e scontri con la Direzione.
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Le procedure disciplinari delle professioni sanitarie
La giurisprudenza ha voluto spiegare la relazione umana e contrattuale che lega l’operatore al paziente e viceversa, coniando un nuovo termine: contatto sociale. Le professioni sanitarie consistono in attività delicate, che purtroppo, ora più frequentemente, incidono nella sfera personale del paziente e soprattutto nei suoi interessi primari, come è appunto la salute. L’attrito che ne può derivare, al di là delle capacità di gestione del professionista, finisce spesso nel contenzioso, che dapprima viene affrontato dalla stessa Azienda sanitaria, alla quale interessa primariamente la soddisfazione dell’utente. Per questo motivo, il professionista si trova ad affrontare delle accuse di negligenza, di imperizia o di imprudenza che si sviluppano in molti modi ma che potrebbero incidere anche definitivamente sul suo futuro professionale. Lo stress, il senso di abbandono e di disarmo che investono l’operatore innocente durante le fasi disciplinari sono perlopiù prodotti dal timore di veder macchiata la propria reputazione con effetti deleteri sull’autostima e sull’eterostima. Inoltre, l’ignoranza del diritto disciplinare è un catalizzante della paura che impedisce al lavoratore di difendersi pienamente dalle accuse perché paralizza ogni possibilità di reazione. Quest’opera è stata realizzata per offrire alle professioni sanitarie un utile strumento di conoscenza e, quindi, di difesa. per comprendere pienamente le regole del sistema così da poterlo gestire in maniera produttiva e, comunque, nel senso della verità e della giustizia. La conoscenza del diritto impedirà una strumentalizzazione della procedura disciplinare affinché non diventi un momento di ritorsione e di punizione per fatti estranei alle accuse. Mauro Di Fresco Insegna Diritto Sanitario ai master infermieristici di I e II livello della Prima Facoltà di Medicina e Chirurgia di Roma. Alla Seconda Facoltà (Ospedale Sant’Andrea) insegna Diritto del Lavoro Sanitario al Corso di Laurea Magistrale in Infermieristica. È relatore di diversi corsi ECM di carattere nazionale, responsabile del link Diritto Sanitario nella rivistaLa Previdenzae scrive anche su Studio Cataldi, Diritto e Diritti, Infoius.it. È consulente legale nazionale di diversi sindacati che operano nel comparto Sanità e nella Dirigenza Medica oltre che in 52 Associazioni di pazienti.
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Sospesa dall’esercizio, si beffa del decreto e continua a lavorare
Tra i dipendenti dell’ospedale al centro delle indagini figura M.D.T., un’infermiera sospesa con tanto di decreto che, secondo i NAS, continuava a esercitare mostrando “la spregiudicata riluttanza avverso il provvedimento disciplinare adottato”.
Attualmente indagata in concorso per esercizio abusivo della professione e maltrattamenti in corsia, è coinvolta insieme al primario del reparto e al responsabile dell’agenzia esterna che forniva personale infermieristico alla lungodegenza. Infermieri che, secondo fonti locali, non avevano il riconoscimento del Ministero della Salute.
Dalla ricostruzione contenuta nel verbale dei NAS emerge che alcuni infermieri esterni, “di origine tunisina e titolari di Partita Iva”, avrebbero commesso più volte gravi errori di somministrazione.
Le stesse fonti riportano che molti episodi erano stati segnalati via email alla direzione, “pur essendone a conoscenza” però non avevano preso alcun provvedimento. Una negligenza diffusa che attraversava i diversi livelli organizzativi dell’ospedale.
Numerosi i casi di pazienti lasciati senza assistenza per l’intera notte, mentre per evitare disturbi agli infermieri abusivi venivano somministrati farmaci “a scopo sedativo senza autorizzazione medica né registrazione in consegna infermieristica”.
Nonostante la prima segnalazione dell’OPI di Torino, che aveva dichiarato l’assenza di infermieri iscritti tra gli indagati, oggi emergono figure infermieristiche coinvolte direttamente nelle indagini.
Infermieri senza le dovute capacità professionali, e diremo nemmeno umane, per operare nel nostro territorio, agivano indisturbati da anni, beffandosi persino della legge stessa.
Verosimilmente confidenti e sicuri di essere coperti dall’alto di un intero sistema malato dalla radice alle fronde.
Fonte: Leggo.it; Torino.Repubblica; torinocronaca.it
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