Alfa: “Papà è infermiere, pensate che fatica ha fatto per farsi accettare in una famiglia di medici”

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Il Festival di Sanremo è alle porte. O meglio: manca ancora un bel po’, ma in questi giorni, complice l’annuncio della lista dei concorrenti da parte del direttore artistico Amadeus, sui giornali ci sono diversi articoli e interviste a tema. 


Una di queste è stata fatta da Il Corriere della Sera al 23enne genovese Alfa, vero nome Andrea De Filippi, esploso nel 2019 grazie a milioni di condivisioni su Tik Tok della sua «Cin cin». Il giovane, che si è raccontato a tutto tondo, ha parlato di sé, di un romanzo che ha appena pubblicato e che ha come protagonista un rapper, della sua crescita e della sua famiglia.


Cosa c’entra tutto ciò con gli infermieri italiani? Beh… Parlando dei suoi cari, Alfa ha espresso qualcosa che ci ha destato qualche riflessione e che, ancora una volta, dimostra come certi stereotipi siano davvero duri a morire. Anche nei giovani come lui.


Addentrandosi nelle sue vecchie aspirazioni e nelle sue radici, il giovane ha infatti raccontato: «Ho fatto il liceo classico a Genova, avrei voluto fare medicina e anche mamma, che è psicologa e aveva genitori medici, avrebbe voluto quello. Non ho passato il test e mi sono iscritto a Economia delle arti e dei beni culturali in Bocconi».


Che c’è di strano? Nulla. Se non per il fatto che Andrea, subito dopo, parlando di suo padre e di quando lo accompagnava in giro per le gare di freestyle, ha ingenuamente puntualizzato: «Lui è infermiere e pensate che fatica ha fatto per farsi accettare in una famiglia di medici….».


Eh, già, che fatica. Essere professionisti veri, pregni di scienza e coscienza, e ritrovarsi in casa una sorta di garzone della sanità (almeno secondo il riconoscimento sociale vantato, purtroppo, dalla categoria degli infermieri). Che scandalo, vero?


Non è nostra intenzione attaccare il ragazzo, ci mancherebbe altro. Ha raccontato semplicemente ciò che ha vissuto e ciò che gli è stato raccontato. E il fatto che il suo papà, chissà quanti anni fa (non così tanti, vista la giovane età del cantante), abbia “sudato” per farsi accettare in un nucleo familiare composto da medici, non ci stupisce affatto.


È quel «pensate» che, però, ci fa storcere il naso. Come se ad oggi, nel 2023, nonostante le tante chiacchiere di cui è pregna l’infermieristica italiana e l’evoluzione trentennale (soprattutto teorica) che l’ha portata ad essere una professione intellettuale (squattrinata), sia normale che tutti riflettano sulle immani difficoltà, vissute da un infermiere, per farsi accettare in certi contesti e in una famiglia di veri “dottori”.


Come dei professionisti di serie B.

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