Auguri di buone festività e una riflessione di fine anno

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Alla vigilia di Natale e di fine anno, è il momento di fermarci per un istante e riflettere sull’anno che sta terminando, fare un respiro profondo e pensare a cosa vogliamo diventare da grandi.

Crediamo ancora che sia possibile riconoscere, in modo autentico e completo, il valore della nostra professione. Perché il rispetto e il riconoscimento professionale non devono essere un lusso, ma un nostro diritto. Ma anche quest’anno è un nulla di fatto, per quanto potremmo aspettare ancora?

La nostra riflessione di fine anno

Anche quest’anno abbiamo imparato molto e tutto direttamente sulla nostra pelle: il peso della carenza infermieristica, l’entità delle nostre rinunce quotidiane e il vuoto lasciato dai colleghi che hanno scelto altre strade, talvolta lasciando l’Italia, altre volte abbandonando del tutto la professione.

Nonostante i media continuino a riportare quanti infermieri manchino (più di 170mila su media europea) per garantire una sanità degna del proprio nome, la politica nazionale e persino quella regionale persistono nel fare orecchie da mercante sulla questione infermieristica.

La pandemia, lo sappiamo, è stata soltanto una breve scintilla d’attenzione. Nessuno di noi si è mai stupito del fatto che i riflettori si siano spenti così in fretta. Già diverso la velocità con cui le promesse di riscatto sono state infrante.

Eppure, la maggior parte di noi è ancora qui: quasi 460 mila infermieri che, ogni giorno, portano avanti con orgoglio un onere che va ben oltre un semplice impiego.

Ecco perché, in questi giorni di bilanci e riflessioni, dobbiamo fermarci a pensare con lucidità. È necessario riflettere su ciò che è mancato, su ciò che manca ancora e su ciò che, purtroppo, continuerà a mancare.

Cosa ci hanno tolto

La carenza di infermieri che travolge il Paese da troppi anni non ci ha mai colti impreparati: noi nell’emergenza ci viviamo da sempre.

Mancanza di personale, ferie saltate, turni massacranti e diritti calpestati sembrano ormai far parte di una triste normalità.

Le ultime vicende scaturite da questo deficit non rappresentano l’origine della crisi del sistema sanitario, ne sono semplicemente la manifestazione resa visibile a tutti.

Tutto ciò non può che essere il frutto di una condizione in cui, per troppo tempo, è mancato il rispetto dei diritti fondamentali: ferie e riposi adeguati al recupero psico-fisico, oltre a condizioni di lavoro che tutelino la nostra salute, sia mentale sia fisica.

Abbiamo gridato al vento per troppo tempo la necessità di un cambiamento, ma quella voce è rimasta quasi sempre inascoltata. Tuttora siamo in attesa di risposte concrete, tanto che molti di noi hanno deciso di “tirare i remi in barca“.

Nel frattempo, i giovani che avrebbero voluto intraprendere questa carriera fuggono verso strade migliori e meglio valorizzate, scoraggiati dalla nostra stessa delusione.

Cosa ci stanno togliendo

Ormai che la misura è colma, sempre più infermieri lasciano la professione o stanno per farlo. Cambiano lavoro, cercano altre strade.

Non è sostenibile continuare a garantire un diritto fondamentale come la salute in cambio di uno stipendio che, a livello europeo, è tra i più bassi per carico e responsabilità.

Non è sostenibile accettare che, mentre altri errori sul lavoro passano con una ramanzina, il nostro possa portarti di fronte ad un giudice al netto di uno stipendio persino inferiore alla media italiana, e sicuramente inferiore alla media delle RAL di altre professionalità laureate, sia nel pubblico che nel privato.

Non è sostenibile rischiare la salute e la vita per un sistema che non ti tutela e non ti valorizza.

Semplicemente, non conviene più.

Ci stanno togliendo il senso più profondo del contributo che diamo alla società stessa.

Cosa ci toglieranno ancora

Dove troveremo i giovani disposti a investire in una professione che offre sacrifici enormi e ben pochi ritorni?

Che soluzione propone il Governo con le lauree magistrali cliniche senza nemmeno una bozza di percorso di carriera prestabilito, o la convivenza con il nuovo assistente infermiere senza la possibilità di superare il tetto di cristallo della dirigenza medica?

Piuttosto che creare condizioni lavorative attrattive, si rincorre la strada più facile: reclutare infermieri dall’estero, bypassando percorsi di riconoscimento e formazione che garantirebbero qualità e sicurezza.

Le vicende ancora scottanti del Caso San Raffaele e dello scandalo dell’ASL TO4, non sembra abbiano avuto l’impatto previsto se la Regione Lombardia e il ministro della Salute Schillaci prevedono di recuperare migliaia di infermieri direttamente da paesi del secondo mondo come l’Uzbekistan e l’India.

Qual é la narrazione che arriverà ai giovani italiani che vorranno fare gli infermieri da grandi? Siamo sicuri che è questo il modo migliore per aumentare l’attrattività di una professione?

Intanto, chi già pratica sul territorio italiano deve fare i conti con richieste sempre più stringenti e condizioni sempre più logoranti.

Ci toglieranno quel poco di speranza che avevamo ostinatamente conservato dagli anni in cui potevamo ancora crederci.

Nonostante tutto, le nostre scelte.

Il futuro che ci aspetta è fatto di scelte. Scelte che non possiamo più permetterci di rimandare. O si costruiscono basi solide per garantire rispetto, sicurezza e valorizzazione, o ci troveremo a gestire un sistema sanitario privo della sua spina dorsale: gli infermieri.

E quindi che la nostra voce venga ascoltata, che il rispetto per i diritti non sia solo una promessa. Che nuove generazioni di infermieri non debbano affrontare gli stessi sacrifici, ma trovino invece motivazione, sostegno e prospettive per credere in questa professione.

A tutti voi, che ogni giorno offrite cura, speranza e un sorriso anche nei momenti più difficili: il nostro più sentito grazie.

Possano queste feste portarvi la serenità che meritate e la forza per affrontare un nuovo anno con coraggio.

Buon Natale e Felice Anno Nuovo da tutta la redazione di DimensioneInfermiere.it

Redazione Dimensione Infermiere

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