Secondo Pamela Cipriano, presidente dell’International Council of Nurses (ICN), associazione che connette l’infermieristica a livello globale, è tempo di smettere di dare per scontata la presenza degli infermieri. “Non possiamo continuare a pensare che saranno sempre lì, qualunque cosa accada”, ha dichiarato, commentando i dati del nuovo rapporto State of the World’s Nursing 2025 (SoWN), pubblicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità in collaborazione con ICN.
Infermieristica: problemi globali
Il documento segnala un momento cruciale, a pochi anni dalla pandemia che ha stravolto i sistemi sanitari mondiali. “Sapevamo che non ci sarebbe stato un interruttore da premere per tornare alla normalità. E infatti non è arrivato. Per questo questo rapporto è così rilevante, così necessario”.
Il quadro che ne emerge racconta, da un lato, una storia nota: carenza cronica di personale, disparità tra Paesi, condizioni di lavoro insostenibili. Dall’altro, ci sono dati inaspettati. La carenza globale di infermieri, ad esempio, è scesa da 6,2 milioni (2020) a 5,8 milioni (2023): un calo accolto con favore dalla Cipriano, che però si aspettava numeri migliori.
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Burnout infermieristico: un tema condiviso in tutto il mondo
Un altro tema centrale del rapporto è il benessere del personale. “Anche in Europa, una regione ricca, molti infermieri non ricevono il supporto psicologico e fisico che serve. La violenza nei luoghi di lavoro è aumentata, e non viene più solo dai pazienti.”
La correlazione è chiara: meno personale, più stress, più rischio. “Quando mancano gli infermieri, l’assistenza peggiora. E chi resta si sente solo, stanco, esposto. Il benessere dei professionisti non è un dettaglio: è una questione di salute pubblica.”.
E avverte: ignorare le raccomandazioni di SoWN 2025 metterebbe a rischio gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’ONU, compresa la copertura sanitaria universale. La pandemia ha già messo a dura prova queste ambizioni, ma l’instabilità geopolitica — come il taglio degli aiuti internazionali da parte degli Stati Uniti — sta facendo il resto.
“Investire nella salute, e soprattutto nell’assistenza infermieristica, è economicamente sensato. Lo diciamo da anni. Siamo una delle voci che continuano a chiedere investimenti strutturali, perché la salute non è un costo: è un pilastro.”
E conclude con un avvertimento che ha il sapore di un monito: “Gli infermieri si sono presentati durante la pandemia. Hanno lavorato con la paura negli occhi, per sé e per le loro famiglie. Sono stati discriminati, emarginati. Non possiamo permettere che succeda di nuovo. Perché, senza di loro, il sistema crolla.”.
“Non possiamo continuare a dare per scontato che gli infermieri si presenteranno… ” ma Cipriano non vuole dare spazio solo al pessimismo, e apre un’ultima possibilità dal sapere agrodolce: “anche se alla fine, è quello che fanno.”
Dati chiave dal rapporto State of the World’s Nursing 2025
Alcuni spunti rilevanti dal rapporto che analizza la situazione della professione infermieristica a livello mondiale:
- Carenza globale di infermieri: da 6,2 milioni (2020) a 5,8 milioni (2023), proiezione: 4,1 milioni entro il 2030
- Distribuzione diseguale: il 46% degli infermieri lavora in Paesi ad alto reddito, che rappresentano solo il 17% della popolazione mondiale
- Reclutamento internazionale: 23% nei Paesi ad alto reddito, 3% in quelli a basso reddito
- Assistenza avanzata: presente nel 62% dei Paesi (era il 53% nel 2020)
- Politiche di benessere per gli infermieri presenti solo nel 42% dei Paesi
- Stipendio medio di ingresso: 774 USD al mese
- Divario di genere: retribuzione media degli uomini superiore del 7%, pur rappresentando solo il 15% della forza lavoro
- Ruolo dirigenziale infermieristico presente nell’82% dei Paesi (era il 71% nel 2020)
Fonte: Nursingtimes.net
Autore: Dario Tobruk (seguimi anche su Linkedin – Facebook – Instagram – Threads)
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