Condannata a morte per essersi difesa: l’assurdo destino di un’infermiera indiana in Yemen

Dario Tobruk 14/07/25

Nimisha Priya è un’infermiera indiana che il prossimo 16 luglio verrà giustiziata in Yemen. Accusata di omicidio, la sua colpa è quella di aver tentato di fuggire da un uomo che la molestava, la minacciava e le aveva sequestrato il passaporto.

Una vicenda che intreccia violenza, disperazione ed errori diplomatici, e che oggi si consuma in un conto alla rovescia senza certezze.

Indice

La storia di Priya: un’infermiera con un sogno semplice

Nimisha Priya, infermiera indiana, aveva un sogno: migliorare la vita dei suoi genitori anziani. Per questo, nel 2008, con un diploma di infermiera, si è trasferita in Yemen per avviare la sua carriera professionale.

Partendo in piccolo, riuscì ad aprire una clinica in società con un uomo del posto, come previsto dalle leggi yemenite, che vietano agli stranieri di avviare attività imprenditoriali senza la presenza di un socio locale.

Purtroppo, il sogno di Priya si spezza nell’attimo in cui l’uomo entra nella sua vita personale e professionale. Violento, possessivo e ossessionato dall’infermiera, il socio non solo non la supporta nel suo business, ma la deruba, la minaccia e molesta ripetutamente.

Le richieste di giustizia e aiuto della collega indiana si traducono in un breve arresto dell’aguzzino e in una tregua che dura poco. Alla scarcerazione, la collega subisce una seconda ondata di molestie e abusi, fino al sequestro del passaporto per impedirle di scappare e ritornare nel suo paese.

Un vero e proprio sequestro di persona. Un annichilamento totale dell’identità della povera infermiera che, a partita con un sogno di riscatto sociale, è precipitata rapidamente in un incubo ad occhi aperti.

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Il tentativo andato a male di salvarsi

Ma Priya era determinata a salvarsi. Per farlo però, avrebbe dovuto assolutamente recuperare il suo passaporto.

Nel tentativo di recuperare il suo documento, ricorrendo a misura estrema, l’infermiera somministrò al suo aguzzino un sedativo utile a neutralizzarlo. Ma la dose, errata, si rivelò fatale per l’uomo e l’infermiera Nimisha Priya venne arrestata con l’accusa di omicidio.

Dopo anni di processo e svariati tentativi di mediazione diplomatica tra il governo indiano e quello yemenita (in realtà con la parte controllata dai ribelli anti-governativi di un conflitto civile in corso), nel 2020 è arrivata la condanna a morte per Nimisha Priya.

Con esecuzione fissata per il 16 luglio, a pochi giorni da oggi.

L’unica speranza per fermare l’assurda esecuzione di una donna che ha solo tentato di liberarsi da un carceriere violento, è che la famiglia di origine accetti il cosiddetto dyia (“prezzo di sangue“).

Si tratta di un risarcimento economico previsto dalla legge islamica, che consente ai parenti della vittima di rinunciare alla vendetta in cambio di una compensazione pecuniaria.

È davvero la fine della speranza per Priya?

Purtroppo, la famiglia di origine del vessatore ucciso ha finora rifiutato di accettare il compenso più che oneroso. Una questione di “onore“, dicono i familiari.

Uno strano senso dell’onore, che impedisce a questi parenti di accettare, eventualmente perdonare, il gesto estremo e disperato una donna straniera, sola in un paese straniero, che si è ribellata al figlio aguzzino.

Una riparazione per un milione di dollari, raccolti dalla famiglia della povera Priya tramite crowfounding, in un paese come lo Yemen dove lo stipendio medio non supera i 400 dollari. Un’offerta che, da sola, basterebbe a risarcire intere generazioni della famiglia yemenita. Eppure non sembra abbastanza sufficiente.

Il governo indiano, in extremis, ha provato a intervenire, ma con scarsi margini di manovra: “Abbiamo fatto tutto il possibile… è un caso molto complesso. Purtroppo, c’è un limite oltre il quale non possiamo spingerci”, ha dichiarato il Procuratore Generale alla Corte Suprema.

Ricordiamo che il fatto è successo nel contesto di una guerra civile, dalla parte ribelle del gruppo armato Houthi, in cui vige la legge islamica.

Una storia che speriamo possa avere una svolta inaspettata e magari un epilogo felice: il ritorno a casa di un’infermiera con un sogno semplice, trovare il proprio posto nel mondo e prendersi cura dei suoi genitori attraverso il lavoro.

Autore: Dario Tobruk  (seguimi anche su Linkedin – Facebook InstagramThreads)

Dario Tobruk

Dario Tobruk è un infermiere Wound Care Specialist, autore e medical writer italiano. Ha inoltre conseguito una specializzazione nella divulgazione scientifica attraverso un master in Giornalismo e Comunicazione della Scienza, focalizzandosi sul campo medico-assistenziale e sull…Continua a leggere

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