Uno studio CECRI, pubblicato sulla European Review for Medical and Pharmacological Sciences, dimostra come fattori di demotivazione, mancanza di formazione, e setting clinici gravosi, sono probabilmente correlati ad un aumento degli errori farmacologici degli infermieri.
Indice
Studio sugli errori farmacologici degli infermieri
Gli errori legati alla gestione della terapia farmacologica rappresentano una delle principali minacce alla sicurezza del paziente, in ogni angolo del pianeta.
Ma nonostante il riconoscimento universale del problema, sono ancora poco chiari i fattori coinvolti che mettono in luce la variabilità dell’errore.
Il CECRI, Centro di Eccellenza per la Cultura e la Ricerca Infermieristica, ha diffuso i risultati di uno studio con l’obiettivo di misurare conoscenze, atteggiamenti e comportamenti degli infermieri in due contesti culturalmente vicini ma distinti: Italia e Malta. Scenari molto simili, che potrebbero ridurre al minimo le eventuali variabili confondenti e non modificabili, per concentrarsi su quei fattori che invece possono essere osservati e che possono darci la misura del problema degli errori farmacologici degli infermieri
Inoltre, la scelta di condurre lo studio tra operatori di Terapia Intensiva, rispetto ad altri reparti, ha permesso di concentrarsi su setting ad alta complessità, in cui l’errore può avere conseguenze più gravi e immediate, e che mediamente tende ad avere maggiore omogeneizzazione a livello diffuso.
A proposito di Terapia Intensiva: uno di quei fattori che non si possono sbagliare in un’area critica è l’interpretazione rapida dell’elettrocardiogramma. Se vuoi evitare di non saper leggere un ECG ti consigliamo il manuale “ECG Facile: dalle basi all’essenziale” di Dario Tobruk, infermiere con esperienza pluriennale in cardiologia e divulgazione medico-scientifica, è un testo che continua a ricevere un numero crescente di recensioni positive su Amazon, per la sua semplicità e chiarezza.
È disponibile anche su MaggioliEditore.it. Questo manuale ti aiuterà a comprendere meglio i meccanismi del cuore e le sue funzioni. In generale, se sei interessato alla medicina e alla cardiologia, sarà un’ottima risorsa per apprendere le basi essenziali della lettura dell’ECG.
ECG facile: dalle basi all’essenziale
ECG facile
Quando un infermiere entra in un nuovo contesto lavorativo, viene investito da un’onda di gigantesche proporzioni di protocolli, nozioni, dinamiche, relazioni e migliaia di cose da sapere. Fortunatamente, però, la saggezza professionale insegna che le cose hanno, alla fine, sempre la stessa dinamica: prima è tutto difficile, poi diventa normale, e prima o poi le cose si faranno semplici. È un ciclo che si ripete. Quale che sia il reparto o il servizio, prima si affronterà la montagna e prima si potrà godere della vista incantevole dei picchi a fianco delle nuvole, e scendere a valle soddisfatti del cammino, pronti per la prossima sfida. L’interpretazione dell’elettrocardiogramma è una di queste sfide. Lo scopo di questo breve manuale è guidare il sanitario, per quanto sia possibile, verso il pendio più semplice da scalare, aiutandolo passo dopo passo ad acquisire gli strumenti per non cedere mai di fronte alle avversità. A differenza dei numerosi manuali di autoapprendimento all’interpretazione dell’ECG disponibili nelle librerie e sul mercato, questo testo non è stato pensato per medici, ma è scritto e pensato per il personale sanitario come l’infermiere o, se volete, il tecnico sanitario perfusionista o di radiologia, che ogni giorno si confrontano con questo meraviglioso strumento di indagine. Il manuale tra le vostre mani ha il solo scopo di farvi sviluppare un unico superpotere: saper discriminare un tracciato normale da uno patologico, sapere quando dovrete segnalarlo al medico, e possibilmente salvare la vita del paziente. Scusate se è poco! Dario Tobruk Infermiere di area critica, ha lavorato in Cardiologia e UTIC e si è specializzato in ambito cardiologico. Da sempre persegue l’obiettivo di occuparsi di informazione, divulgazione e comunicazione medico-scientifica. In collaborazione con la casa editrice Maggioli, ha fondato dimensioneinfermiere. it, che tuttora dirige.
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I fattori legati agli errori farmacologici degli infermieri
I risultati dell’indagine mostrano che, nonostante la formazione infermieristica nei due Paesi sia regolata da normative europee condivise, permangono differenze nella percezione di alcuni aspetti organizzativi.
In particolare, gli infermieri italiani e maltesi hanno espresso valutazioni differenti riguardo alla presenza del farmacista clinico e all’utilizzo del sistema informatizzato di prescrizione.
Anche il controllo dei parametri vitali si è rivelato un’area di discontinuità. Tuttavia, al di là di queste specificità, lo studio sottolinea una sostanziale uniformità di fondo: laddove il percorso formativo è armonizzato, anche l’approccio pratico alla somministrazione dei farmaci tende a convergere. Alcuni aspetti estrapolati dallo studio si riferiscono a fattori legati all’organizzazione del lavoro e altri a fattori umani.
Fattori legati all’organizzazione:
- Condizioni ambientali sfavorevoli (rumore, allarmi continui, interruzioni).
- Assenza o inadeguatezza dei sistemi informatizzati di prescrizione (CPOE).
- Mancanza della presenza del farmacista clinico durante il processo di somministrazione.
- Carico di lavoro eccessivo, turnazioni stressanti e carenza di personale.
- Gestione del rischio e cultura della sicurezza insufficienti.
- Assenza di doppi controlli sistematici nei momenti critici della somministrazione.
Fattori legati agli operatori sanitari:
- Deficit di conoscenze farmacologiche, soprattutto nel calcolo delle dosi.
- Mancata conoscenza o applicazione di linee guida, protocolli e procedure.
- Scarsa formazione post-laurea o aggiornamento inadeguato sui farmaci ad alto rischio.
- Basso livello di soddisfazione lavorativa e scarso senso di appartenenza professionale.
- Atteggiamenti negativi: vedere il lavoro infermieristico come un semplice impiego e non come una professione di cura.
- Comportamenti scorretti: omettere controlli sui parametri vitali, ignorare il principio delle “8 G” (giusto farmaco, dose, paziente, via, tempo, documentazione, motivo, risposta).
Infermieri demotivati fanno più errori
Oltre alla tecnica, c’è quindi una persona: l’infermiere. Nella sua complessità, in grado di fare bene molte cose, o di farne malissimo alcune. Che in un contesto come quello di terapia intensiva vuol dire costi in qualità di vita dei pazienti, o la vita stesso dei nostri assistiti.
Il dato forse più interessante riguarda la correlazione positiva tra conoscenze, atteggiamento e comportamento: l’errore non è solo una questione di mancanze cognitive che possono essere compensate con una formazione adeguata, ma anche – e forse soprattutto – di disimpegno emotivo e professionale. Frutto spesso di una disillusione coltivata nel tempo e consumata dal burnout e dalla demotivazione professionale.
Infermieri che, sin dall’inizio o durante il logorio della carriera, percepiscono il proprio ruolo come “solo un lavoro” sembrano più esposti a commettere errori.
All’inverso di quanto accade in presenza di un atteggiamento autentico “di presa in cura”, dove la competenza incontra la motivazione.
La sicurezza farmacologica, dunque, non può essere affrontata senza considerare la qualità relazionale e il benessere lavorativo degli operatori: due variabili troppo spesso sottovalutate, ma centrali nella prevenzione dell’errore farmacologico degli infermieri
Autore: Dario Tobruk (seguimi anche su Linkedin – Facebook – Instagram – Threads)
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