L’intelligenza artificiale sta ridisegnando il panorama del lavoro, ma non tutte le professioni ne usciranno male allo stesso modo. Tra quelle che resistono meglio all’automazione e all’impatto delle IA c’è l’infermieristica, ancora saldamente ancorata alla relazione umana.
Sostituiti dall’intelligenza artificiale secondo lo studio Microsoft
C’è un nuovo studio che sta facendo discutere l’opinione pubblica e i social di tutto il mondo. Si intitola “Working with AI: Measuring the Occupational Implications of Generative AI” ed è stato pubblicato nel luglio 2025.
Non la solita previsione apocalittica del tale presunto esperto di tecnologia, ma un’analisi fondata su dati concreti raccolti tramite le interazioni di migliaia di utenti con Bing Copilot, l’assistente basato su IA generativa di Microsoft.
Il che rende i suoi risultati ancora più spaventosi, dato dal fatto che Microsoft è tra i maggiori investitori di OpenAI: azienda madre di ChatGPT, l’assistente IA che ormai tutti abbiamo imparato a conoscere.
Lo studio ha confermato ciò che molti già intuivano: l’impatto dell’intelligenza artificiale sul mondo del lavoro dipende (e molto) dal tipo di mestiere. Non tutte le professioni verranno travolte allo stesso modo, ma alcune sì e parecchio.
La buona notizia, almeno per i nostri lettori? Gli infermieri, almeno per il momento, non fanno parte di questa categoria.
Gli infermieri e la capacità di monitorare il paziente
In un contesto sanitario sempre più complesso e tecnologicamente avanzato, è fondamentale restare aggiornati sulle pratiche di monitoraggio in area critica. Il manuale “Guida al monitoraggio in area critica”, edito da Maggioli Editore, offre una panoramica completa e pratica per acquisire competenze fondamentali nel monitoraggio dei parametri vitali e nell’interpretazione dei dati clinici, garantendo così un’assistenza infermieristica di alto livello.
Disponibile su Amazon e MaggioliEditore.it, il manuale è uno strumento indispensabile per tutti i professionisti sanitari che operano in contesti critici, dove il monitoraggio continuo e accurato può fare la differenza tra la vita e la morte!
Guida al monitoraggio in Area Critica
Il monitoraggio è probabilmente l’attività che impegna maggiormente l’infermiere qualunque sia l’area intensiva in cui opera.Non può esistere area critica senza monitoraggio intensivo, che non serve tanto per curare quanto per fornire indicazioni necessarie ad agevolare la decisione assistenziale, clinica e diagnostico-terapeutica, perché rilevando continuamente i dati si possono ridurre rischi o complicanze cliniche.Il monitoraggio intensivo, spesso condotto con strumenti sofisticati, è una guida formidabile per infermieri e medici nella cura dei loro malati. La letteratura conferma infatti che gli eventi avversi, persino il peggiore e infausto, l’arresto cardiocircolatorio, non sono improvvisi ma solitamente vengono preannunciati dal peggioramento dei parametri vitali fin dalle 6-8 ore precedenti.Il monitoraggio è quindi l’attività “salvavita” che permette di fare la differenza nel riconoscere precocemente l’evento avverso e migliorare i risultati finali in termini di morbilità e mortalità.Riconosciuto come fondamentale, in questo contesto, il ruolo dell’infermiere, per precisione, accuratezza, abilità nell’uso della strumentazione, conoscenza e interpretazione dei parametri rilevati, questo volume è rivolto al professionista esperto, che mette alla prova nelle sue conoscenze e aggiorna nel suo lavoro quotidiano, fornendo interessanti spunti di riflessione, ma anche al “novizio”, a cui permette di comprendere e di utilizzare al meglio le modalità di monitoraggio. A cura di:Gian Domenico Giusti, Infermiere presso Azienda Ospedaliero Universitaria di Perugia in UTI (Unità di Terapia Intensiva). Dottore Magistrale in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche. Master I livello in Infermieristica in anestesia e terapia intensiva. Professore a contratto Università degli Studi di Perugia. Autore di numerose pubblicazioni su riviste italiane ed internazionali. Membro del Comitato Direttivo Aniarti.Maria Benetton, Infermiera presso Azienda ULSS 9 di Treviso. Tutor Corso di laurea in Infermieristica e Professore a contratto Università degli Studi di Padova. Direttore della rivista “SCENARIO. Il nursing nella sopravvivenza”. Autore di numerose pubblicazioni su riviste italiane. Membro del Comitato Direttivo Aniarti.
a cura di Gian Domenico Giusti e Maria Benetton | Maggioli Editore 2015
14.25 €
L’impatto delle IA nel lavoro infermieristico
Secondo lo studio, le attività che richiedono contatto diretto con i pazienti, una componente empatica evidente e una relazione interpersonale costante, come nel caso del lavoro infermieristico, rimarranno difficili da automatizzare, almeno nel breve e medio periodo.
La relazione d’aiuto, la fisicità del gesto assistenziale, la capacità di cogliere segnali non verbali e modificare il proprio approccio in tempo reale sono tutte competenze ancora lontane dall’essere replicate da una macchina.
Questo non significa che gli infermieri potranno ignorare del tutto l’IA. Alcune mansioni, infatti, potrebbero essere “affiancate” (leggi: semplificate, supportate o potenzialmente ridotte) grazie a sistemi di intelligenza artificiale. Tra queste:
- Ricerca di informazioni mediche e procedurali
- Spiegazione standardizzata delle procedure al paziente
- Supporto alla compilazione della documentazione clinica
Si tratta di funzioni che oggi assorbono molto tempo, spesso sottraendolo al vero cuore del lavoro infermieristico. In questo senso, un utilizzo intelligente e consapevole della tecnologia potrebbe persino restituire centralità alla relazione con il paziente. Ma è una partita da giocare bene per non rischiare di fare noi da assistenti alle macchine.
I lavori che verranno “impattati” ( leggi sostituiti)
Nel frattempo, altri settori stanno già sperimentando la sostituzione, più che l’affiancamento. Uno su tutti: il telemarketing. Non che in molti piangeranno la perdita, ma…
Le telefonate pre-registrate, sempre più sofisticate e simulate da IA, stanno già soppiantando gli operatori umani, in nome dell’efficienza e del risparmio sui costi. Nessun sindacato da gestire, nessuna pausa caffè, nessuna rivendicazione contrattuale.
Stesso discorso per gli speaker radiofonici nei turni notturni o nei palinsesti minori: molte emittenti hanno già cominciato a sperimentare voci artificiali in grado di intrattenere, informare e persino scherzare con un tono umano verosimile, se non indistinguibile.
Infermieristica resistente all’impatto IA, ma per quanto ancora?
In definitiva, il lavoro infermieristico si conferma, almeno per ora, resistente all’automazione. Ma questa resilienza non deve tradursi in immobilismo. Conoscere l’intelligenza artificiale, capirne le potenzialità e i limiti, diventa parte integrante della professionalità. Perché il rischio non è solo quello di essere sostituiti, ma anche — e forse peggio — di diventare obsoleti.
Forse per qualcuno questo potrebbe essere persino un sogno, ma immaginate un mondo in cui a prendersi cura di noi sono solo altre macchine? Davvero?
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