La denuncia da parte dell’infermiere, che sostiene di essere stato aggredito da un medico davanti ai pazienti del Pronto Soccorso di Acri, è stata smentita dalla direttrice sanitaria Bernardi, che declassa l’episodio a semplice discussione tra colleghi, senza aggressioni o liti.
La denuncia dell’OPI di Cosenza sull’aggressione all’infermiere
“Non bastano le aggressioni da persone che arrivano dall’esterno: adesso abbiamo anche le aggressioni interne” sono le parole del Presidente dell’Ordine degli Infermieri di Cosenza, diffuse in una video-intervista, a sottolineare la gravità della situazione.
Un nuovo episodio di aggressione nei confronti del personale infermieristico è stato denunciato nel Pronto Soccorso di Acri (Cosenza).
Come si comprende dalle parole del presidente Fausto Sposato, ad aggredire l’infermiere non è stato un paziente o un familiare, ma un medico che, secondo le prime ricostruzioni, avrebbe prima aggredito verbalmente l’operatore e poi tentato di aggredirlo fisicamente, davanti alla presenza di altri pazienti. Solo l’intervento tempestivo di altri operatori sanitari ha impedito che la situazione degenerasse ulteriormente.
La denuncia è stata formalmente presentata alle Autorità e al Risk Management dell’azienda stessa. Ed è l’OPI di Cosenza, attraverso le parole del presidente, a chiedere chiarezza sulla vicenda.
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In attesa che sia stata fatta chiarezza sull’accaduto, riconosciamo che il collega ha comunque agito in modo corretto denunciando l’episodio alla direzione e alle autorità. Conoscere i propri diritti, le modalità di tutela e le misure di sicurezza è fondamentale per ogni infermiere e professionista sanitario.
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La tutela contro le aggressioni agli operatori sanitari
Oggi i giornali, le tv, il web e tutti i media li chiamano “i nuovi eroi”.Eppure, da tempo è nota a livello mondiale una nuova emergenza sociale: la violenza contro di loro, la violenza nei confronti degli operatori sanitari.Ogni giorno, sono dati forniti dall’Inail, in Italia si verificano infatti ben 3 episodi di violenza contro gli operatori sanitari, comprensivi di intimidazioni e molestie.I principali fattori di rischio si rinvengono negli atteggiamenti negativi dei pazienti nei confronti degli operatori, nelle aspettative dei familiari, e nei lunghi tempi di attesa nelle zone di emergenza.Varata in piena pandemia da Covid-19, la legge 14 agosto 2020, n. 113, “Disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni”, tenta di rispondere all’esigenza di sicurezza avvertita dal personale medico-sanitario, e contiene varie misure sia a livello sanzionatorio sia a livello educativo e preventivo.Viene inoltre introdotta un’ipotesi speciale del delitto di lesioni personali, una nuova circostanza aggravante comune, in presenza della quale i reati di lesioni e percosse diventano procedibili d’ufficio, e una sanzione amministrativa.Per rispondere, nell’immediatezza, alle esigenze innanzitutto di praticità degli operatori, il volume presenta un primo commentario e una dettagliata e accurata analisi della legge n. 113/2020, e tenta altresì di prefigurare le ricadute derivanti dall’impatto delle nuove disposizioni nel tessuto normativo del sistema.Fabio PiccioniAvvocato del Foro di Firenze, Patrocinante in Cassazione. LLB presso University College of London, è Docente di Diritto penale alla Scuola di Specializzazione per le Professioni Legali della Facoltà di Giurisprudenza, Coordinatore e Docente di master universitari e corsi di formazione. Giornalista pubblicista, è autore di pubblicazioni e monografie in materia di Diritto penale e amministrativo sanzionatorio.
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La smentita della direttrice sanitaria
Pronta la risposta della direttrice sanitaria Maria Bernardi degli ospedali spoke di Corigliano-Rossano, alla chiamata dei giornalisti di RaiNews che smentisce da subito la ricostruzione della presunta aggressione, ridimensionandola a semplice “discussione”.
Il motivo, sempre secondo Bernardi, sarebbe stato il tentativo da parte dell’infermiere di coprire un annuncio della Direzione Sanitaria affisso.
Nessuna colluttazione, nessun intervento da parte dei colleghi per dividere i due, secondo la versione della direttrice e la ricostruzione dell’Ufficio di Risk Management, chiamati a verificare l’episodio e coinvolti dopo la denuncia presentata dall’infermiere.
La “presunta” aggressione da parte del medico non convince l’OPI
Eppure “l’episodio – si legge nella nota diffusa dall’OPI di Cosenza – impone una presa di posizione immediata e inequivocabile da parte della direzione dell’Azienda sanitaria provinciale e delle autorità competenti“.
L’Ordine, infatti, chiede di sapere se sia stato attivato un procedimento disciplinare presso l’Ufficio procedimenti disciplinari .
In caso contrario, afferma Sposato: “si richiede di giustificare l’omissione, indicando le ragioni per cui un simile comportamento non sia stato ritenuto meritevole di attivazione disciplinare“.
La denuncia dell’OPI si inserisce nel solco di una politica dichiarata di “tolleranza zero” verso ogni forma di violenza, “Questo Ordine non tollererà omissioni o ritardi e pretende l’attivazione immediata di tutti i protocolli previsti, la piena applicazione del codice disciplinare e l’adozione di ogni misura a garanzia della sicurezza e dignità dei nostri iscritti“.
La questione, dunque, si sposta ora sul piano delle autorità competenti, cui l’OPI chiede di agire senza esitazioni. L’Ordine, infatti, annuncia di essere pronto a intraprendere tutte le azioni previste dal proprio statuto e dalla normativa vigente per la tutela degli infermieri e della loro sicurezza sul lavoro.
Saranno quindi i carabinieri, che hanno accolto la denuncia dell’infermiere, a cercare di fare chiarezza sull’episodio e a stabilire cosa sia realmente accaduto durante la “presunta” aggressione.
Le indagini sono tuttora in corso.
Autore: Dario Tobruk (seguimi anche su Linkedin – Facebook – Instagram – Threads)
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