Assolto “perché il fatto non sussiste”. Finisce l’incubo dell’infermiere di Rimini ingiustamente accusato di violenza sessuale, solo per aver svolto il suo lavoro.
Per aver assistito una giovane paziente che aveva richiesto l’assistenza e che, due ore dopo, aveva persino organizzato un gruppo punitivo contro l’infermiere stesso, aggredito con esiti in 40 giorni di prognosi.
L’assurda situazione pone una domanda all’attenzione dei professionisti: è davvero superato il concetto di neutralità di genere nell’assistenza, o la vicenda dimostra che resta un confine ancora valicabile? Confine che deve essere dimostrato in tribunale?
L’accusa della giovane cubana presunta molestata
Il caso dell’infermiere 34enne dell’ospedale Infermi di Rimini, accusato di violenza sessuale da una paziente 28enne cubana durante l’assistenza, si è concluso con un’assoluzione completa “perché il fatto non sussiste”.
L’infermiere subì qualche ora dopo un aggressione con lesioni per 40 giorni, ma venne comunque accusato di violenza e indagato.
Secondo la ricostruzione della denuncia, la giovane paziente cubana doveva eseguire un esame delle urine: rifiutato l’uso della padella, aveva chiesto aiuto per reggersi in piedi durante la raccolta delle urine in bagno, e in quella situazione, la 28enne, denuncia l’infermiere che l’avrebbe molestata durante le manovre di igiene.

Difendere i propri diritti di professionisti sanitari
La sanità sta diventando un luogo sempre più difficile da vivere. Un luogo dove persino chi aiuta gli altri può essere accusato di quell’assistenza.
A ragione di ciò, è fondamentale restare aggiornati su come tutelarsi dalle procedure disciplinari all’interno delle aziende sanitarie. Il manuale di Mauro Di Fresco, infermiere, docente e avvocato dal titolo “Le procedure disciplinari delle professioni sanitarie” Edizione Maggioli, offre una guida completa per conoscere e difendere i propri diritti professionali di fronte alla dirigenza.
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Le procedure disciplinari delle professioni sanitarie
La giurisprudenza ha voluto spiegare la relazione umana e contrattuale che lega l’operatore al paziente e viceversa, coniando un nuovo termine: contatto sociale. Le professioni sanitarie consistono in attività delicate, che purtroppo, ora più frequentemente, incidono nella sfera personale del paziente e soprattutto nei suoi interessi primari, come è appunto la salute. L’attrito che ne può derivare, al di là delle capacità di gestione del professionista, finisce spesso nel contenzioso, che dapprima viene affrontato dalla stessa Azienda sanitaria, alla quale interessa primariamente la soddisfazione dell’utente. Per questo motivo, il professionista si trova ad affrontare delle accuse di negligenza, di imperizia o di imprudenza che si sviluppano in molti modi ma che potrebbero incidere anche definitivamente sul suo futuro professionale. Lo stress, il senso di abbandono e di disarmo che investono l’operatore innocente durante le fasi disciplinari sono perlopiù prodotti dal timore di veder macchiata la propria reputazione con effetti deleteri sull’autostima e sull’eterostima. Inoltre, l’ignoranza del diritto disciplinare è un catalizzante della paura che impedisce al lavoratore di difendersi pienamente dalle accuse perché paralizza ogni possibilità di reazione. Quest’opera è stata realizzata per offrire alle professioni sanitarie un utile strumento di conoscenza e, quindi, di difesa. per comprendere pienamente le regole del sistema così da poterlo gestire in maniera produttiva e, comunque, nel senso della verità e della giustizia. La conoscenza del diritto impedirà una strumentalizzazione della procedura disciplinare affinché non diventi un momento di ritorsione e di punizione per fatti estranei alle accuse. Mauro Di Fresco Insegna Diritto Sanitario ai master infermieristici di I e II livello della Prima Facoltà di Medicina e Chirurgia di Roma. Alla Seconda Facoltà (Ospedale Sant’Andrea) insegna Diritto del Lavoro Sanitario al Corso di Laurea Magistrale in Infermieristica. È relatore di diversi corsi ECM di carattere nazionale, responsabile del link Diritto Sanitario nella rivistaLa Previdenzae scrive anche su Studio Cataldi, Diritto e Diritti, Infoius.it. È consulente legale nazionale di diversi sindacati che operano nel comparto Sanità e nella Dirigenza Medica oltre che in 52 Associazioni di pazienti.
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La difesa dell’infermiere di Rimini, assolto con formula piena
Tuttavia, la difesa dell’infermiere sostenuta dall’avvocata Marika Patrignani, ha ricostruito meticolosamente i fatti: l’infermiere, in realtà, si era limitato a svolgere quanto richiesto dalle procedure di assistenza e igiene, mantenendo sempre un comportamento professionale.
La stessa paziente, infatti non aveva avuto nulla da ridire sul comportamento durante l’assistenza, tant’é che è solo due ore dopo, che la paziente, probabilmente confrontatasi con due conoscenti, aveva raggiunto l’infermiere in ospedale per farlo aggredire dal gruppetto, provocandogli lesioni giudicate guaribili in 40 giorni.
Grazie alle analisi di esperti e periti, insieme ai video e alle relazioni cliniche, si è chiarito la dinamica reale: l’operatore, con entrambe le mani impegnate a sostenere la paziente, non avrebbe potuto compiere toccamenti illeciti. Il gesto durò solo quattro secondi in un bagno non appartato, con altre persone nei pressi.
Anche la successiva aggressione e la prognosi di 40 giorni riportata dall’infermiere hanno aiutato a confermare la sua versione dei fatti.
La sentenza del giudice Raffaella Ceccarelli ha definitivamente riconosciuto l’assenza di violenza sessuale, chiudendo una vicenda che aveva profondamente segnato le persone coinvolte e ribadendo l’importanza di verificare accuratamente i fatti prima di formulare accuse, specie in ambito sanitario.
Autore: Dario Tobruk (seguimi anche su Linkedin – Facebook – Instagram – Threads)
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