Quando risparmiare qualche decina di euro può costarti molto caro. Un infermiere usa BlaBlaCar per condividere un viaggio e si ritrova coinvolto in un procedimento giudiziario che lo ha portato a un passo dal carcere. Ora dovrà dimostrare in tribunale la propria totale estraneità ai fatti e la propria innocenza.
Infermiere usa BlaBlaCar
Il servizio BlaBlaCar è la nota app che consente di condividere un viaggio in auto con sconosciuti diretti verso la stessa destinazione, suddividendo le spese.
Al ritorno da uno di questi viaggi, mentre era in servizio all’ospedale Villa Sofia, un infermiere è stato arrestato con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Com’è stato possibile tutto questo?
A raccontarlo è lo stesso infermiere — oggi fortunatamente scagionato — in un’intervista raccolta da PalermoToday.:
“Questa storia inizia ad agosto scorso, in occasione di una vacanza – spiega l’infermiere- con alcuni amici. Avevo noleggiato un’auto per raggiungere Trieste partendo dalla Croazia tramite l’app BlaBlaCar che consente a chiunque, dopo una registrazione in cui è necessario inviare i propri documenti personali, di prenotare un posto in auto in maniera tale da condividere sia il viaggio che le spese da sostenere”.
L’infermiere, nato in Ucraina, ma con doppia cittadinanza, si è presentato all’appuntamento come previsto dall’app:
“Ho visto i documenti per verificare se corrispondessero e li ho fatti salire. Arrivati alla dogana la polizia ha fatto un controllo ed è emerso che c’era qualcosa che non andava. Loro hanno esibito il passaporto ed è venuto fuori – racconta il 33enne –che non avevano il permesso di soggiorno, ma hanno fatto richiesta di asilo politico e sono stati rilasciati. A me, invece, hanno contestato il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina sostenendo che volessi aiutarli a entrare in Slovenia irregolarmente“.
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Non sempre è necessario essere formalmente accusati di reati o gravi inadempienze per ritrovarsi nei guai. Sempre più spesso, gli infermieri devono difendersi non solo dal rischio di controversie legali, ma anche di entrare in conflitto con la Direzione, sempre più in difficoltà nella corretta gestione delle risorse umane, del personale infermieristico e sanitario in generale.
Pertanto, è fondamentale restare aggiornati su come tutelarsi in caso di procedure disciplinari all’interno delle aziende sanitarie e scontri con la Direzione.
Il manuale di Mauro Di Fresco, infermiere, docente e avvocato dal titolo “Le procedure disciplinari delle professioni sanitarie” Edizione Maggioli, offre una guida completa per conoscere e difendere i propri diritti professionali di fronte alla dirigenza.
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Le procedure disciplinari delle professioni sanitarie
La giurisprudenza ha voluto spiegare la relazione umana e contrattuale che lega l’operatore al paziente e viceversa, coniando un nuovo termine: contatto sociale. Le professioni sanitarie consistono in attività delicate, che purtroppo, ora più frequentemente, incidono nella sfera personale del paziente e soprattutto nei suoi interessi primari, come è appunto la salute. L’attrito che ne può derivare, al di là delle capacità di gestione del professionista, finisce spesso nel contenzioso, che dapprima viene affrontato dalla stessa Azienda sanitaria, alla quale interessa primariamente la soddisfazione dell’utente. Per questo motivo, il professionista si trova ad affrontare delle accuse di negligenza, di imperizia o di imprudenza che si sviluppano in molti modi ma che potrebbero incidere anche definitivamente sul suo futuro professionale. Lo stress, il senso di abbandono e di disarmo che investono l’operatore innocente durante le fasi disciplinari sono perlopiù prodotti dal timore di veder macchiata la propria reputazione con effetti deleteri sull’autostima e sull’eterostima. Inoltre, l’ignoranza del diritto disciplinare è un catalizzante della paura che impedisce al lavoratore di difendersi pienamente dalle accuse perché paralizza ogni possibilità di reazione. Quest’opera è stata realizzata per offrire alle professioni sanitarie un utile strumento di conoscenza e, quindi, di difesa. per comprendere pienamente le regole del sistema così da poterlo gestire in maniera produttiva e, comunque, nel senso della verità e della giustizia. La conoscenza del diritto impedirà una strumentalizzazione della procedura disciplinare affinché non diventi un momento di ritorsione e di punizione per fatti estranei alle accuse. Mauro Di Fresco Insegna Diritto Sanitario ai master infermieristici di I e II livello della Prima Facoltà di Medicina e Chirurgia di Roma. Alla Seconda Facoltà (Ospedale Sant’Andrea) insegna Diritto del Lavoro Sanitario al Corso di Laurea Magistrale in Infermieristica. È relatore di diversi corsi ECM di carattere nazionale, responsabile del link Diritto Sanitario nella rivistaLa Previdenzae scrive anche su Studio Cataldi, Diritto e Diritti, Infoius.it. È consulente legale nazionale di diversi sindacati che operano nel comparto Sanità e nella Dirigenza Medica oltre che in 52 Associazioni di pazienti.
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Quando per risparmiare qualche decina di euro ti ritrovi in arresto
L’inizio di un equivoco, un infermiere usa BlaBlaCar per risparmiare qualche euro e la sua vita si trasforma in un’odissea giudiziaria. A seguito delle prime indagini, infatti, le autorità slovene hanno ritenuto sufficienti gli elementi raccolti per richiedere una misura cautelare in carcere, eseguita proprio mentre il professionista era in servizio all’ospedale Villa Sofia.
A riportare l’intera vicenda su binari di realtà è l’avvocata difensora Sarah Bartolozzi, che ha subito contestato l’assurdità dell’arresto:
“Dopo meno di due ore – racconta l’avvocato Bartolozzi – la Corte d’Appello ha emesso un’ordinanza di revoca della custodia cautelare. Il provvedimento è stato trasmesso al tribunale sloveno che, preso atto della decisione italiana, ha revocato a sua volta il mandato d’arresto europeo. Il mio assistito è incensurato, lavora in Italia da più di dieci anni, e questa storia rischia di causargli gravi danni personali e professionali. Ho già incontrato la direzione dell’ospedale per esibire tutta la documentazione depositata in tribunale: ci auguriamo che, almeno da questo punto di vista, la situazione si risolva nel giro di pochi giorni”.
Ad oggi, l’infermiere è libero e ufficialmente incensurato. Ma l’avvocata è chiara: “Si è trattato di un disguido, e lo dimostreremo”.
Un disguido che nasce da una corsa condivisa tramite un’app e rischia di rovinarti la vita. Solo perché cercavi di risparmiare qualche euro, con il misero stipendio che ti ritrovi come infermiere.
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