In Europa serpeggia sempre di più spesso una consapevolezza tra l’opinione pubblica: senza infermieri, un sistema sanitario pubblico non può dimostrare qualità, ma senza stipendi dignitosi, gli infermieri non verranno.
Quindi 3 cittadini su 4 in Inghilterra chiedono al Governo di pagare di più gli infermieri o si rischia un lungo sciopero? E in Italia? Cosa ne pensano i cittadini? E gli infermieri italiani, cosa vogliono i professionisti dell’assistenza sul territorio italiano?
In Gran Bretagna 3 cittadini su 4 chiedono stipendi più alti per gli infermieri
Secondo un recente sondaggio YouGov condotto su oltre 2.000 cittadini in Gran Bretagna, gli infermieri sono la categoria più meritevole di un aumento di stipendio tra tutte le professioni del settore pubblico.
Il 75% degli intervistati ritiene che il personale infermieristico debba essere pagato di più, superando anche medici (45%), insegnanti (55%) e polizia (47%).
Parallelamente, due terzi degli intervistati hanno dichiarato che il governo britannico non attribuisce il giusto valore alla professione infermieristica.
I dati arrivano mentre il Royal College of Nursing (RCN) ha avviato la più grande consultazione della sua storia tra i membri del NHS in merito al controverso aumento salariale del 3,6% previsto per il 2025/26.
Un premio definito “insufficiente” dai vertici dell’organizzazione e che potrebbe sfociare in nuove azioni sindacali. Il segretario generale del RCN, Nicola Ranger, ha sottolineato come la questione salariale non riguardi solo l’equità economica, ma anche la qualità dell’assistenza: “Senza infermieri, il piano decennale del NHS è irrealizzabile“.
Il rischio di scioperi torna a farsi concreto: “Nessuno vuole scendere in strada“, ha detto Ranger, “ma se non ci saranno progressi, il governo sta costruendo le condizioni per una nuova mobilitazione“.
Da parte sua, l’esecutivo afferma di aver già varato due aumenti sopra l’inflazione e di voler “ricostruire” il NHS. Ma, alla prova dei fatti, la distanza tra opinione pubblica e politica sembra ancora troppo ampia.
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E in Italia? Gli infermieri si limitano a dimettersi o a cambiare lavoro
In Italia, la situazione non è poi così diversa da quella fotografata nel Regno Unito.
Anche nel nostro Paese, gli infermieri continuano a rappresentare l’ossatura del sistema sanitario, spesso senza il giusto riconoscimento economico e professionale.
Se oltremanica il 75% dei cittadini chiede stipendi più alti per i professionisti della salute, in Italia la richiesta di valorizzazione degli infermieri si scontra da anni con una stagnazione salariale, una carenza strutturale di personale e una mobilità verso l’estero sempre più marcata.
Basti pensare che il contratto collettivo nazionale degli infermieri italiani prevede stipendi d’ingresso inferiori ai 1.500 euro netti, e che le indennità – spesso legate a turni notturni o reparti complessi – non bastano a colmare il divario con altri paesi europei.
La conseguenza? Secondo i dati della FNOPI, circa 30.000 infermieri italiani hanno già lasciato il SSN negli ultimi anni, e molti altri stanno valutando la fuga all’estero per condizioni di lavoro più sostenibili.
Mentre nel Regno Unito si discute apertamente della possibilità di nuovi scioperi, in Italia la protesta serpeggia tra demotivazione e silenziose dimissioni, in un contesto dove i carichi di lavoro aumentano e il turnover è lento.
Il rischio è comune: senza un investimento deciso nella professione infermieristica, la tenuta del Servizio Sanitario Nazionale sarà sempre più a rischio, sia a Londra che a Roma.
Sembra che i governi di molti stati Europei continuino a fare orecchie da marcante, nonostante le più grandi istituzioni sanitarie abbiano da tempo chiesto di investire di più sugli infermieri. Ad oggi sono gli infermieri a chiedere un riconoscimento, un giorno in loro assenza saranno gli stessi cittadini a chiederlo, anzi…sembra che stiano iniziando a farlo, almeno il 75% di loro.
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