Dopo la testimonianza di un infermiere che si è licenziato dall’azienda pubblica per lavorare nel privato e che ha espresso tutta la sua delusione in una lettera inviata ai media (VEDI articolo Un infermiere: “Mi sono dimesso, ero solo un numero. Giovani, studiate per fare i medici!”), è arrivato l’intervento dell’Apss.
L’Azienda sanitaria, infatti, attraverso una comunicazione ufficiale (VEDI Il Dolomiti), ha risposto alle “critiche ingenerose” ricevute sulla gestione del personale, in particolare quello delle professioni sanitarie. L’Apss ha sottolineato che non considera il proprio staff come semplici “numeri” e ha ribadito l’impegno nell’aprire quanto prima il tavolo contrattuale per discutere la parte normativa e ordinamentale. L’obiettivo è duplice: da un lato migliorare gli strumenti per la flessibilità lavorativa e favorire una conciliazione ottimale tra vita privata e lavoro; dall’altro, agevolare i percorsi di carriera all’interno dell’organizzazione.
In merito alla crescita professionale, l’Azienda ricorda di aver istituito, nell’ultimo anno, circa 70 posizioni specialistiche per i professionisti sanitari, alcune già assegnate e altre ancora in fase di attribuzione. Queste posizioni, che comportano un incremento di 2.600 euro lordi all’anno sul trattamento economico di base, rappresentano un ulteriore sviluppo di carriera, complementare all’istituto del professionista esperto.
Riguardo ai licenziamenti, l’Apss ha evidenziato l’investimento nel dialogo con il personale dimissionario, cercando soluzioni alternative più in linea con le aspettative dei dipendenti, pur rispettando i limiti delle risorse e delle normative vigenti. Tuttavia, non sono stati forniti dati relativi ai successi nel trattenere il personale.
Sul fronte della formazione, l’Azienda afferma di investire significativamente, rispetto alla media delle aziende sanitarie pubbliche italiane, stanziando circa 2,1 milioni di euro all’anno. Questi fondi sono destinati sia a corsi interni che a programmi esterni, anche a livello universitario avanzato, con l’obiettivo di rafforzare le competenze del personale, beneficiando non solo i pazienti, ma anche il curriculum dei dipendenti. Nel 2022 sono state erogate 180.000 ore di formazione interna, mentre nel 2023 sono scese a 160.000 ore, il 75% delle quali destinate al personale sanitario, per un totale di 1.300 edizioni di formazione nel 2022 e circa 1.500 nel 2023.
Per quanto riguarda le dimissioni volontarie degli infermieri a tempo indeterminato (senza diritto alla pensione e per mobilità verso altri enti), dall’apfs fanno sapere che nei primi sei mesi del 2023 si sono dimesse 26 persone, mentre nello stesso periodo del 2024 il numero è sceso a 24. In tema di assunzioni, nel primo semestre del 2023 sono stati assunti a tempo indeterminato 23 infermieri (di cui 13 trasformati da contratti a tempo determinato), mentre nel 2024 il dato è salito a 114, con 64 trasformazioni da tempo determinato a indeterminato.
Infine, riguardo alla questione degli stipendi, l’Apss ha chiarito che, in base alle dichiarazioni degli infermieri stessi, il loro stipendio netto mensile ammontava a circa 2.040 euro. Tuttavia, grazie all’accordo del 4 settembre, tale cifra salirà a circa 2.140 euro netti al mese.
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