Florence Nightingale, la signora con la lampada, è spesso una figura mitizzata in un’unica dimensione: quella della quasi-santa, dedita alle sofferenze dei malati.
Nel libro Nightingale, appena uscito all’estero prova a rievocare quel contesto con un espediente semplice, restituendoci una donna determinata e complessa: un’infermiera, sì, ma anche una grande ricercatrice che ha cambiato il destino del mondo.
E che ancora oggi fatichiamo a vederla, nella sua grandiosa umanità, se non attraverso quella fioca luce della lampada che si trascina tra i campi della Crimea.
La struttura del libro Nightingale
Il romanzo Nightingale di Laura Elvery, purtroppo non ancora tradotto in italiano, propone un ritratto intimo e molto più complesso di Florence Nightingale, madrina dell’assistenza infermieristica moderna, ben lontano dall’icona eroica della “signora con la lampada” o dalla missionaria colma di beatitudine divina.
Anzi, ne delinea gli aspetti umani, persino grezzi, di cosa significhi essere una donna determinata a fare la differenza in un mondo in guerra, in cui il maschilismo non è soltanto un muro contro cui molte donne infrangono le loro esistenze, ma è la quotidianità stessa, invisibile a tutti gli altri. Agli altri maschi.
L’autrice della bio-fiction, che pur partendo da basi storiche introduce un impianto narrativo a legare gli eventi documentati, la ritrae come donna, paziente, sorella e figura fragile, con una narrazione che intreccia memoria, cura e identità.
La struttura del libro si sviluppa in tre parti, su due diverse linee temporali.
Le recensioni del libro Nightingale
La prima parte si apre nel 1910, in un flashforward a Mayfair, dove Florence, novantenne e prossima alla morte, è assistita da Mabel.
In questo presente frammentato da momenti di lucidità e ricordi, affiorano i principi cardine della sua visione assistenziale: luce, igiene, attenzione e rispetto per il paziente. Più che raccontare le sue riforme, Elvery le lascia emergere attraverso piccoli dettagli e la deferenza silenziosa che Florence continua a suscitare.
Un momento centrale è la visita di Silas Bradley, ex soldato della guerra di Crimea, che insinua un interrogativo enigmatico: “Cosa mi ha fatto Jean?”, rimasto sospeso per il resto del romanzo. Jean, che conosceremo più avanti.
La seconda parte, infatti, si concentra proprio su Jean Frawley, giovane infermiera, discepola e al seguito di Nightingale. Durante il viaggio verso Scutari (l’attuale Istanbul), Jean incontra Silas, il soldato in Crimea, e nasce un legame romantico che si intreccia alla narrazione e si contrappone alle scene ambientate nell’ospedale da campo.
Scene tra le più potenti e realistiche: letti sporchi, uomini sofferenti, scarsità di risorse. La cura, il prendersi cura, emerge come atto profondamente corporeo ed emotivo, tutt’altro che tecnico.
Il dopoguerra, nel 1861, offre una delle immagini più toccanti: Jean si trova davanti a un monumento commemorativo e si sente estranea alla statua che dovrebbe rappresentare ciò che ha vissuto. Non si riconosce, e con lei non si riconosce l’intera esperienza infermieristica reale, spesso ridotta a simbolo.
La terza parte ci riporta al 1910. Ma stavolta il baricentro narrativo si sposta: Florence non è più al centro. Il cuore emotivo è Jean, la cui vicenda personale assume un peso maggiore.
Elvery compie così un ribaltamento narrativo: non è solo il mito a dover essere ricordato, ma il lavoro quotidiano, spesso invisibile, dell’assistenza.
Nightingale non è pertanto una biografia, ma un espediente letterario per una riflessione profonda su cosa significa prendersi cura. Elvery resiste alla mitizzazione e costruisce un romanzo sull’umanità che si cela dietro l’uniforme infermieristica. Dietro al sangue e allo sporco della guerra, dietro alla cura e a cosa voglia dire davvero… prendersi cura.
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Curiosi di poterlo leggere in italiano
Da parte nostra rimane una forte curiosità di poter leggere anche in italiano il libro Nightingale. Pertanto rimarremmo in attesa di un editore che voglia prendere in mano questo progetto di traduzione e pubblicarlo anche in Italia.
Se fosse così, aggiorneremo anche noi questo articolo per dare le migliori istruzioni per acquistarlo e conoscere nel mito della Nightingale, anche la donna Florence.
Nel frattempo vi lasciamo la fonte da cui abbiamo tratto questo piccolo spunto.
Fonte: TheGuardian.com
Autore: Dario Tobruk (seguimi anche su Linkedin – Facebook – Instagram – Threads)
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