Mangiacavalli: “Ripresa SSN attraverso avanzamento competenze infermieristiche”

Redazione 12/02/21
Scarica PDF Stampa
Da QuotidianoSanita.it scrive la presidente FNOPI Barbara Mangiacavalli  su come la figura dell’infermiere di famiglia e di comunità può essere il perno su cui muovere una nuova riorganizzazione del SSN.


Oggi in audizione in Commissione Affari Sociali alla Camera sul Piano europeo abbiamo sottolineato che l’assistenza sul territorio può essere disegnata con le Case di comunità e gli altri servizi pensati per renderla efficiente. Ma non lo sarà mai se a questi non verranno date vere gambe con una reale multi professionalità, multidisciplinarietà e una vera ed efficiente organizzazione distrettuale nella quale un’attività core è quella dell’infermiere di famiglia e comunità.

Il Servizio sanitario nazionale non ha bisogno solo di nuovi “contenitori”, ma soprattutto di contenuti. E per il territorio questi sono rappresentati dagli infermieri, dallo sviluppo della loro professione, dalla multi professionalità che si deve creare in strutture ad hoc vicine ai cittadini e che con questi possano interagire per soddisfare i loro bisogni di salute senza necessariamente ricorrere all’ospedale che resta il momento di elezione per le situazioni più gravi di acuzie.

Lavorando su questa linea e rispetto alle nuove risorse del Recovery Plan, la Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche ha messo a punto un documento che verrà presto inviato a Governo e Parlamento e i cui contenuti sono stati anticipati oggi in sintesi nell’audizione alla Commissione Affari Sociali della Camera.

Il documento è stato elaborato grazie al supporto di un Advisory Board composto da personalità di rilievo del Ssn e organizzato con l’obiettivo di individuare le prossime grandi sfide del comparto e comprendere in che modo la professione infermieristica può contribuire nel potenziare ed ammodernare il Servizio sanitario nazionale (SSN).

La via da seguire è quella di ampliare le competenze infermieristiche sia dal punto di vista del numero dei professionisti sia, soprattutto, sul versante delle specializzazioni e delle capacità di programmazione del sistema, e riformando i percorsi di formazione.Ed è indispensabile risolvere la cronica e grave carenza infermieristica da anni denunciata dalla Federazione che la quantifica in almeno 53mila unità (ma non a tempo determinato e con contratti flessibili), cifra questa che non equipara ancora il nostro Paese ai partner europei.

Il recentissimo rapporto Sanità del Crea Sanità dell’Università di Tor Vergata di Roma, infatti, denunciando la carenza ha utilizzato per definirla i parametri europei secondo i quali mancherebbero almeno 162.972 infermieri se rapportati al complesso della popolazione e addirittura 272.811 se rapportati alla popolazione ultra 75enne, che poi è quella di riferimento soprattutto sul territorio.

Tale gap risulta, peraltro, probabilmente sottostimato a causa della collocazione di queste figure professionali in unità operative non strettamente associate all’erogazione dell’assistenza (ad esempio uffici amministrativi delle Aziende Sanitarie), per motivi magari di non idoneità fisica ad assolvere le mansioni specifiche del ruolo”.

Perché ci sia un vero cambiamento e il sistema si modelli sui nuovi standard e sulle nuove esigenze si deve dare valore alle nuove competenze che gli infermieri hanno sviluppato: non si devono solo ‘spendere risorse’ per far funzionare il sistema, ma anche ‘nuove competenze’, ora bloccate da meccanismi che ancora seguono la regola ormai obsoleta e vecchia di decine e decine di anni di chi fa cosa senza tenere conto della qualità e della formazione acquisita. La resilienza del SSN passa soprattutto per la valorizzazione e l’avanzamento delle competenze infermieristiche, l’innovazione delle politiche di tutti i professionisti sanitari e dei modelli organizzativi. Ma per farlo davvero bisogna avere il coraggio di cambiare e il PNRR è una grande opportunità da non sprecare.

Nel resto del mondo è già così: il neo presidente Usa, Biden ha scelto un’infermiera come responsabile delle questioni di salute pubblica all’interno del governo federale. Il Contrammiraglio Susan Orsega, laureata magistrale in Scienze infermieristiche, è stata già responsabile dei team sanitari dopo l’11 settembre, è intervenuta in operazioni internazionali contro il virus ebola, nell’organizzazione dei progetti per l’Hiv/Aids e coordina il dispiegamento di forze su tutto il territorio degli USA per fronteggiare l’epidemia da COVID-19.

Quando toccherà agli infermieri italiani? “L’assistenza sul territorio può essere disegnata con le Case di comunità e gli altri servizi pensati per renderla efficiente. Ma non lo sarà mai se a questi non verranno date vere gambe con una reale multi professionalità, multidisciplinarietà e una vera ed efficiente organizzazione distrettuale nella quale un’attività core è quella dell’infermiere di famiglia e comunità, figura nuova ed essenziale che deve decollare in autonomia e in sinergia con le altre professioni.

La professione va anche valorizzata identificando il suo ruolo nei vari setting assistenziali, in termini di accesso ai percorsi di studio, migliorando l’attrattività dei percorsi di carriera anche rispetto al trattamento economico. Questo grazie anche allo sviluppo della telemedicina e della teleassistenza con percorsi specifici per la professione infermieristica e al miglioramento dei modelli organizzativi della rete ospedaliera e territoriale, attraverso un’adeguata programmazione dei bisogni e rispettando un approccio multiprofessionale.

I considerevoli sforzi di investimento che l’Italia sta affrontando nell’ultimo periodo sono meritevoli nel cercare di rispondere alla carenza di personale così come alla necessità di ammodernamento edilizio e tecnologico della rete ospedaliera e territoriale, elementi questi imprescindibili per garantire adeguatezza e sicurezza nelle cure ma che non trovano ancora risposte efficaci.

Barbara Mangiacavalli – Presidente della FNOPI

Professione infermiere: alle soglie del XXI secolo

La maggior parte dei libri di storia infermieristica si ferma alla prima metà del ventesimo secolo, trascurando di fatto situazioni, avvenimenti ed episodi accaduti in tempi a noi più vicini; si tratta di una lacuna da colmare perché proprio nel passaggio al nuovo millennio la professione infermieristica italiana ha vissuto una fase cruciale della sua evoluzione, documentata da un’intensa produzione normativa.  Infatti, l’evoluzione storica dell’infermieristica in Italia ha subìto un’improvvisa e importante accelerazione a partire dagli anni 90: il passaggio dell’istruzione all’università, l’approvazione del profilo professionale e l’abolizione del mansionario sono soltanto alcuni dei processi e degli avvenimenti che hanno rapidamente cambiato il volto della professione. Ma come si è arrivati a tali risultati? Gli autori sono convinti che per capire la storia non basta interpretare leggi e ordinamenti e per questa ragione hanno voluto esplorare le esperienze di coloro che hanno avuto un ruolo significativo per lo sviluppo della professione infermieristica nel periodo esaminato: rappresentanti di organismi istituzionali e di associazioni, formatori, studiosi di storia della professione, infermieri manager. Il filo conduttore del libro è lo sviluppo del processo di professionalizzazione dell’infermiere. Alcune domande importanti sono gli stessi autori a sollevarle nelle conclusioni. Tra queste, spicca il problema dell’autonomia professionale: essa è sancita sul terreno giuridico dalle norme emanate nel periodo considerato, ma in che misura e in quali forme si realizza nei luoghi di lavoro, nella pratica dei professionisti? E, inoltre, come si riflettono i cambiamenti, di cui gli infermieri sono stati protagonisti, sul sistema sanitario del Paese? Il libro testimonia che la professione è cambiata ed è cresciuta, ma che c’è ancora molto lavoro da fare. Coltivare questa crescita è una responsabilità delle nuove generazioni. Le voci del libro: Odilia D’Avella, Emma Carli, Annalisa Silvestro, Gennaro Roc- co, Stefania Gastaldi, Maria Grazia De Marinis, Paola Binetti, Rosaria Alvaro, Luisa Saiani, Paolo Chiari, Edoardo Manzoni, Paolo Carlo Motta, Duilio Fiorenzo Manara, Barbara Man- giacavalli, Cleopatra Ferri, Daniele Rodriguez, Giannantonio Barbieri, Patrizia Taddia, Teresa Petrangolini, Maria Santina Bonardi, Elio Drigo, Maria Gabriella De Togni, Carla Collicelli, Mario Schiavon, Roberta Mazzoni, Grazia Monti, Maristella Mencucci, Maria Piro, Antonella Santullo. Gli Autori Caterina Galletti, infermiere e pedagogista, corso di laurea magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma.Loredana Gamberoni, infermiere, coordinatore del corso di laurea specialistica/ magistrale dal 2004 al 2012 presso l’Università di Ferrara, sociologo dirigente della formazione aziendale dell’Aou di Ferrara fino al 2010. Attualmente professore a contratto di Sociologia delle reti di comunità all’Università di Ferrara.Giuseppe Marmo, infermiere, coordinatore didattico del corso di laurea specialistica/ magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, sede formativa Ospedale Cottolengo di Torino fino al 2016.Emma Martellotti, giornalista, capo Ufficio stampa e comunicazione della Federazione nazionale dei Collegi Ipasvi dal 1992 al 2014.

Caterina Galletti, Loredana Gamberoni, Giuseppe Marmo, Emma Martellotti | 2017 Maggioli Editore

32.00 €  30.40 €

Redazione

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento