Il caso giudiziario che ha coinvolto un’infermiera di Chivasso, accusata di lesioni colpose per una perforazione intestinale verificatasi durante l’esecuzione di un clistere, si è concluso con una piena assoluzione da parte della Corte d’Appello di Torino. La professionista, precedentemente condannata in primo grado a tre mesi di reclusione dal Tribunale di Ivrea, è stata dichiarata non colpevole con la formula “il fatto non costituisce reato” (VEDI Giornale La Voce). Le motivazioni della sentenza saranno depositate il prossimo 18 marzo, ma sono già emersi elementi chiave che hanno portato a ribaltare la condanna.
L’avvocato difensore dell’imputata, Giovanni Anania, ha espresso soddisfazione per l’esito, sottolineando che “la perforazione intestinale è avvenuta a seguito del clistere, ma non a causa del clistere”. Secondo il legale, il ragionamento basato sul principio “post hoc ergo propter hoc” – che implica una relazione causale tra due eventi solo per la loro successione temporale – non è applicabile in ambito giudiziario. “Non c’è stato alcun errore nell’esecuzione della manovra né una relazione di causa-effetto accertata”, ha dichiarato Anania.
La vicenda risale al marzo del 2019, quando una paziente 85enne di Settimo Torinese, ricoverata all’ospedale di Chivasso per una frattura al femore, fu sottoposta a due clisteri: uno prima e uno dopo l’intervento chirurgico. Dopo il secondo clistere, l’anziana subì una perforazione intestinale e una lacerazione anale, che resero necessario un intervento d’urgenza per l’applicazione di una colostomia temporanea.
La paziente, assistita dall’avvocato Marco Bertuzzi, si era costituita parte civile, accusando l’infermiera di aver agito in modo negligente durante la procedura. L’Asl To4, ritenuta responsabile civile, era stata condannata in primo grado al pagamento di una provvisionale di 20.000 euro insieme all’infermiera.
La condanna emessa dal Tribunale di Ivrea si basava sulle conclusioni del medico legale della Procura, la dottoressa Silvana Temi, che aveva rilevato presunti profili di colpa nella manovra eseguita e nella mancata considerazione delle condizioni post-operatorie della paziente. Anche l’anatomopatologa incaricata aveva sostenuto che un errore tecnico durante l’esecuzione del clistere avrebbe potuto causare le lesioni.
In sede di appello, però, l’avvocato Anania ha sollevato numerose criticità nella ricostruzione accusatoria, mettendo in discussione la certezza del nesso causale tra il clistere e le lesioni riportate. La Corte d’Appello di Torino ha accolto tali argomentazioni, evidenziando che non vi erano prove scientifiche adeguate a supportare l’ipotesi di colpa. La sentenza di primo grado è stata pertanto giudicata “viziata da fallatio logica” e priva di elementi sufficienti per stabilire una responsabilità penale.
L’assoluzione ha suscitato grande sollievo tra i colleghi dell’infermiera e il personale del reparto di Ortopedia dell’ospedale di Chivasso. Il sindacato degli infermieri Nursind, che aveva offerto il proprio supporto alla collega sin dall’inizio della vicenda, ha accolto con soddisfazione il verdetto, definendolo una vittoria non solo per l’imputata, ma per tutta la categoria professionale.

Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento