Santoro (Nursing Up) sul vincolo di esclusività degli infermieri

La libertà è quello stato di autonomia essenzialmente sentito come diritto, e come tale dovrebbe essere garantito da una precisa volontà e coscienza di ordine morale, sociale, politico, per conquistare, mantenere, rivendicare la libertà di scelta e di partecipazione.

Questa mancanza di libertà ha penalizzato, e spesso, i colleghi, penso agli infermieri. Vi ricordo e mi ricordo del reddito di cittadinanza. Una volta concesso, dalle zone povere, la gente era nella condizione di accettare uno stipendio esiguo, accettare di lavorare sfruttato/a o aspettare una proposta economica migliore, una sorta di opportunità, affinché sia rispettata la dignità!

Penso a quei colleghi, che nella speranza di un futuro migliore, ha accettato di lavorare ad 1 o 2 euro fino a 10 euro l’ora. E spesso in part time! Quindi senza la speranza di arrivare a fare 36 ore settimanali e uno stipendio adeguato.

Ora, la situazione COVID ha “scoperto il vaso di pandora”, quello che già noi conosciamo della sanità, ma che nessuno ha mai voluto vedere o considerare. Ci hanno fatto sempre credere che andava tutto bene, mentre nella sanità c’erano contenuti i mali che affliggono la stessa sanità e che fino al fatidico giorno in cui venne annunciato il primo caso COVID.

Dopodiché è esploso il problema e non di poco conto!


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Ora sembra un fattore strano, discutibile, ma sono convinta che nelle circostanze, con più condizioni appropriate e favorevoli, finalizzate all’ampliamento ed accelerazione della campagna vaccinale, gioverà agli infermieri pubblici.

Gli eredi di Florence Nightingale saranno liberi di collaborare con strutture private impegnate nella lotta al COVID, con le farmacie, addirittura con somministrazioni porta a porta, oltre a permettere, un sano e favorevole rapporto di interscambio tra sanità pubblica e privata.

Ho colleghi che hanno problemi economici e cercano di fare lavoro extra. Alcuni hanno anche famigliari che lavorano poco e male, quelli che avevano parenti e/o mariti, non segnati, hanno anche perso l’occasione della cassa integrazione.

Ci sono colleghi che lavorano a nero, limitati, dal fatto che non è consentito il lavoro autonomo, a dipendenti pubblici, nel caso degli “infermieri” sarebbe concorrenza sleale verso l’azienda pubblica, dove sono strutturati. Come se un paziente si rivolgesse ad un infermiere, piuttosto che ad un ospedale, potendo scegliere.

Abbiamo colleghi che hanno scelto di guadagnare qualcosa di più, ma entro i termini di quel poco che concede la legge, quindi conosco molti colleghi impegnati in prestazioni aggiuntive, vaccini e tamponi come quelli impegnati nei drive in.

Seppur impegnativo, i colleghi stanno lavorando in condizioni discutibili, al freddo, intemperie e anche sotto la neve. In principio, per fare i tamponi nelle condizioni di cui sopra, vennero proposte 50 euro l’ora, oggi ne percepiscono 25! Ma c’è di più!

Sono molti i colleghi che mi raccontano, benché abbiano ore accantonate, anche per l’istituto contrattuale “banca delle ore”, se nel mese non hanno raggiunto il monte ore, per esiguità organizzative o altro, benché la regione Lazio paghi per loro, l’azienda trattiene i soldi che dovrebbero percepire!

Quindi il lavoro extra, alle intemperie, svolto sottraendo tempo alla famiglia, non viene corrisposto come si dovrebbe. Alle richieste di spiegazioni, le risposte sono fantasiose e variegate, spesso diverse, ma sempre poco convincenti.

Questa è l’occasione di consentire ai colleghi una “scelta”, se lavorare in extra, per la farmacia X, per l’ospedale dove siamo strutturati, che paga poco e/o fa la cresta sul lavoro.

Tutto ciò potrebbe essere un deterrente per aumentare la remunerazione e/o il personale?! Quello cui è costretto il personale sanitario, potrebbe essere un deterrente, un elemento dissuasore, al fine di evitare certi comportamenti subiti dal personale.

Il rispetto si potrebbe ottenere anche così, se tutti i colleghi si astenessero da prestazioni aggiuntive mal pagate e con la “cresta”, un modo di dire per indicare, il trattenere per la struttura sanitaria qualcosa in più del dovuto.

Non ci deve bastare! Ma tutto ciò potrebbe essere utile per lanciare un messaggio più che significativo! Da solo non vai lontano. Si chiede da anni l’uscita dal comparto, si denuncia il demansionamento, ma in trattativa, davanti al governo, ci si va con i numeri, le tessere e i voti, che sono dalla parte della triplice, che ritiene un errore l’uscita dal comparto, e ci definisce egoisti per voler riconosciute le nostre responsabilità!

Secondo i vecchi e vetusti sindacati, gli infermieri dovrebbero accontentarsi dello stesso stipendio di un amministrativo e/o di un portantino a prescindere dalle responsabilità. Quelle tessere, nella trattativa, dicono che gli infermieri vogliono tutto ciò!

Dipende da noi!

Autrice: Laura Rita Santoro

Laura Rita Santoro

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