La nostra sanità sta cadendo a pezzi. E stavolta non si tratta di una metafora: un nuovo episodio di crollo, che poteva anche avere conseguenze tragiche per i pazienti, ha scosso l’ospedale di Livorno. Una porzione di soffitto, infatti, si è improvvisamente sgretolata nel reparto di oncologia, mettendo a rischio la vita dei degenti presenti nella stanza adiacente, fortunatamente rimasti illesi insieme al personale sanitario (VEDI Il Tirreno).
Il cedimento è avvenuto la sera del 25 aprile, al piano terra del terzo padiglione, in prossimità dell’ingresso riservato ai dipendenti in via Gramsci. È da notare che questo stesso padiglione è stato teatro di precedenti episodi di crollo, come quello avvenuto nell’area di ortopedia durante le festività pasquali.
Che l’ospedale di Livorno abbia diversi problemi strutturali è oramai evidente, tanto che diversi interventi edilizi urgenti stanno interessando e hanno interessato diverse aree dell’edificio. Ma la Asl rassicura: «La direzione ospedaliera si scusa assicurando il massimo impegno a portare a termine in modo definitivo gli interventi nel più breve tempo possibile, riducendo al minimo le variazioni ai servizi offerti e quindi le possibili difficoltà incontrate dai cittadini».
Il segretario sindacale Akram Abu Sneineh (Fsi-Usae) denuncia: «Nell’ospedale di viale Vittorio Alfieri è in atto una gravissima emergenza sicurezza, visto che nonostante i nostri allarmi, rimasti del tutto inascoltati, nello stesso edificio dove c’è stato il cedimento a ortopedia si sono verificati ulteriori crolli, in questo caso a oncologia. È intollerabile: se ci fosse stato vostro figlio là, cosa avreste pensato? Qualcuno sta sottovalutando la situazione e non mi sembra assolutamente una decisione saggia e opportuna, dato che l’ospedale sta cadendo a pezzi.
C’è evidentemente qualcosa che non va nel sistema, quantomeno una falla nei controlli, che non hanno assolutamente funzionato. Chi è che se ne occupato? Il direttore del presidio ospedaliero, Luca Carneglia, se non è in grado di garantire la sicurezza per i pazienti e i lavoratori deve evidentemente farsi da parte. Se qualcuno non sa fare il proprio lavoro, l’unica risposta che deve dare è quella di andarsene a casa. Non si scherza con la vita delle persone, anche in questo caso sarebbe potuto accadere un’immane tragedia».
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