Non è un’azione dimostrativa di facciata. La seconda Flotilla di infermieri e medici coraggiosi salpa con un obiettivo preciso: disattendere, con la sola forza dell’assistenza sanitaria e la protezione garantita dalla Convenzione di Ginevra, un blocco navale che da anni strangola la popolazione civile di Gaza e che ha giustificato l’arresto e la deportazione della prima Flotilla composta da attivisti.
A bordo di questa seconda Flotilla, invece, professionisti della salute, giornalisti, operatori e volontari. Portano con sé farmaci, dispositivi medici e salute.
Là dove la guerra ha già cancellato ospedali, ambulanze e vite, sbarcano non soldati, ma camici. E dietro ogni camice, una sfida aperta: costringere Israele a rispettare le stesse regole di diritto internazionale con cui giustifica i propri atti.
Una seconda Flotilla di infermieri e medici
Dopo il controverso blocco in acque internazionali della prima flottiglia, la “Global Sumud Flotilla”, culminato in arresti, deportazioni e denunce di maltrattamenti, una seconda Flotilla di infermieri e medici è pronta a sfidare il blocco navale imposto da Israele.
A bordo, non attivisti, ma professionisti della salute, giornalisti e operatori sanitari. Una “seconda ondata”, come la definiscono gli organizzatori, che si appella allo stesso diritto internazionale invocato da Tel Aviv per giustificare l’intervento contro la prima missione.
La nuova spedizione, organizzata dalla Freedom Flotilla Coalition, è composta da nove imbarcazioni. Una di queste, la Coscience, viene descritta da Vincenzo Fullone, portavoce dell’ammiraglia, come “un ospedale galleggiante”.
Ai microfoni del Fatto Quotidiano ha spiegato: “trasportiamo materiali sanitari e farmaci da banco che non entrano a Gaza, i dottori a bordo lavorano giorno e notte per catalogarli in base all’uso. Stanno andando a dare il cambio ai colleghi di lì, che fanno turni infiniti negli ospedali o vengono uccisi. Molti sono palestinesi e rischiano il doppio rispetto a noi. E i giornalisti vanno a sostituire i reporter eliminati in questi due anni, perché non si spenga la luce su ciò che sta accadendo”.
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Perché questa volta andrà diversamente?
A questo punto, una domanda sorge spontanea: cosa fa pensare agli organizzatori che questa seconda flottiglia di infermieri e medici possa avere più successo della prima?
Alla base di questa sicurezza, la geniale decisione degli organizzatori, sta proprio nel diritto internazionale con cui Israele giustifica il blocco navale.
Infatti, Israele, auto-riconoscendosi il diritto alla difesa delle acque con un blocco navale, automaticamente attiva tutte una serie di altre disposizioni.
I riferimenti giuridici ci sono. La Quarta Convenzione di Ginevra, ratificata anche da Israele, tutela esplicitamente il lavoro dei professionisti sanitari, garantendo loro libertà d’azione “in ogni circostanza”.
L’articolo 23 della IV Convenzione, in particolare, stabilisce che ogni parte contraente deve assicurare “il libero passaggio per qualsiasi invio di medicamenti e materiale sanitario”.
Come chiarisce Michele Borgia, portavoce italiano della nuova missione, “Se Israele arresterà operatori sanitari protetti dalle convenzioni internazionali, i governi dei loro Paesi non potranno più ignorare la situazione come hanno fatto con la Sumud.”

Israele sarà tanto sfrontata da andare contro le stesse regole con cui giustifica il blocco?
Israele, in più occasioni, è stato accusato di aver violato tali disposizioni: ospedali bombardati, medici uccisi, strutture sanitarie devastate.
Il tutto con la giustificazione ufficiale di impedire il passaggio di armi a Gaza. Pertanto non sarebbe così imprevisto che il governo israeliano sia tanto spudorato da andare contro la sua stessa logica. Logica con cui impone la violazione dei diritti dei territori che occupa.
Ma stavolta, dopo aver abbordato la seconda flottiglia e verificato l’assenza di materiale bellico a bordo ma farmaci e personale, le autorità israeliane dovrebbero, ci si augura almeno in teoria, autorizzare lo sbarco dei sanitari nei porti della Striscia.
Se ciò non accadesse, il blocco di questa seconda missione non potrebbe più essere letto solo come una misura di sicurezza: diventerebbe un caso politico, un colpo frontale al diritto internazionale.
E allora, come si chiedono ormai apertamente anche alcuni politici e cittadini europei: fino a che punto si può continuare a sostenere un alleato che da anni commette atti incompatibili con quei valori democratici che l’Occidente ama proclamare, ma raramente applica?
L’arrivo della seconda Flotilla a ridosso della zona di mare coperta dall’esercito israeliano verrà raggiunto mercoledì, staremo a vedere come si comporterà Israele nei confronti degli infermieri e dei medici, anche italiani, che così coraggiosamente hanno abbracciato la causa, e la propria disposizione alla cura, in un territorio martoriato impunemente da ingiustizie di ogni genere.
Fonti e approfondimenti:
- https://freedomflotilla.org/
- In questo sito, potrete seguire il live tracker (la posizione attuale) della Freedom Flotilla e della Conscience che raggiungono Gaza, per seguirne gli sviluppi.
- ilFattoquotidiano.it
Autore: Dario Tobruk (seguimi anche su Linkedin – Facebook – Instagram – Threads)
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