Cosa è cambiato ad un anno dalla legge sulle Disposizioni anticipate di trattamento?

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Ad un anno dalla entrata in vigore della legge sulle disposizioni anticipate di trattamento siamo ancora lontani da una concreta applicazione delle norme ad esso riferibili. Tali disposizioni (dat) sono fondamentali per garantire al paziente la possibilità di esprimere le proprie convinzioni in merito al trattamento sanitario a cui dover essere sottoposti.

Applicare le disposizioni anticipate di trattamento

Ad un anno di distanza dall’approvazione della Legge 219 del 2017 siamo però ben lontani dal poter dire di essere di fronte ad una legge che sia veramente entrata in vigore. In tal senso risulta chiaro il grido d’allarme lanciato dalla Associazione Luca Coscioni, che segnala le grandi difficoltà per chi volesse effettivamente far uso di questo diritto. Risulta inoltre evidente quanto effettivamente si sia lontani da una organica entrata in vigore della legge  anche dall’assenza di una banca dati di riferimento, strumento questo che sarebbe utilissimo al fine di riuscire a reperire dati su scala nazionale.
Secondo una ricerca realizzata da Focus Management esiste, inoltre, una bassissima informazione sull’argomento, di guisa che, solo il 28% di coloro i quali sono stati intervistati ha reale contezza sull’argomento e su che cosa è il testamento biologico.
Risulta così necessario una campagna di sensibilizzazione sull’argomento a carattere nazionale e regionale, con l’obiettivo di diffondere una maggiore conoscenza dei contenuti previsti dalla normativa in vigore e sulla possibilità e le modalità mediante le quali redigere le proprie disposizioni anticipate di trattamento (DAT).
Questo almeno è quanto si augurano dalla segreteria dell’associazione Coscioni. Da un’indagine condotta da Vidas e Focus Management in Lombardia (su 400 persone), risulta che a un anno dall’entrata in vigore della legge, solo il 3% dei lombardi lo ha redatto, mentre la maggioranza (53,8%) ne ha sentito parlare, ma solo superficialmente e appena il 28,3% sa bene di cosa si tratti. L’81,7% degli intervistati ha sentito parlare della legge 219 dalla televisione, il 39% dai quotidiani, il 18% dal passaparola. Solo il 5,5% dai medici di famiglia e appena l’1% dai social network.

Come redigere le proprie disposizioni anticipate di trattamento (DAT)

Il rischio come anche evidenziato dalla senatrice Emilia De Biase, relatrice della legge, è che la stessa resti solo sulla carta. Risultano chiare, inoltre, le difficoltà riscontrate dal cittadino, dato che al momento non è stata istituita nessuna figura professionale che possa aiutare i cittadini a redigere il proprio testamento biologico. E’ Filomena Gallo, segretaria dell’Associazione Luca Coscioni, ad evidenziare come sul proprio sito si possa scaricare un modello di base con il quale dar seguito alla compilazione delle proprie disposizioni anticipate di trattamento (DAT).
E’ infatti, al momento, prevista la forma libera per la propria compilazione, questo però può portare il cittadino a commettere evidenti errori durante la stessa stesura. Risulta ancora evidente il grave deficit di informazione dato che non è ancora possibile dar seguito ad una analisi generalizzata circa l’andamento e l’utilizzo di tale strumento giacché non è stata realizzata alcuna banca dati, seppur con legge di bilancio del 2018 sono stati stanziati due milioni di euro.
Evidente risulta inoltre il deficit di utilizzo dello strumento tra le varie realtà italiane, a Torino, ad esempio, sono stati compilati e depositati 1291 moduli, a Napoli invece sono state solo 98 le trascrizioni, mentre a Bari manca ancora un ufficio ad hoc per rendere disponibile il servizio ai cittadini.

Il caso del Dj Fabo e l’eutanasia legale

Altra nota dolente e quella attinente alla Eutanasia Legale, la Corte Costituzionale si è di recente espressa in merito alla vicenda riguardante il suicidio assistito del dj Fabo e sull’accompagnamento di questi in Svizzera da parte del politico Marco Cappato.
La Consulta si è espressa affermando come, al fine di colmare l’attuale vuoto normativo sul tema del fine vita, sia necessario un intervento del Parlamento, iniziativa legislativa che ancora non si è registrata, evidenziando invece un assoluto e gravissimo immobilismo sul tema.

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Martino Di Caudo

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