Ormai non servono più divise per diventare bersaglio. Dopo infermieri e operatori sanitari, finiti nel mirino di pazienti aggressivi o familiari fuori controllo, ora tocca anche ai preti durante messa. Non esiste più luogo sacro e inviolabile per una parte della popolazione.
Non c’è posto sicuro contro le aggressioni
È successo a Bonifati, piccolo comune del Cosentino, dove un giovane parroco della comunità, è stato aggredito sul sagrato della chiesa da chi non ha gradito la sua omelia domenicale.
Il sacerdote aveva appena terminato di denunciare, con parole nette e senza giri di parole, le “ferite sociali” del paese, tra cui lo spaccio di droga, fenomeno che evidentemente qualcuno preferirebbe mantenere sotto silenzio. L’aggressione è avvenuta a fine messa, davanti alla chiesa, e solo grazie all’intervento dei presenti non si è trasformata in qualcosa di peggio.
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Non solo ospedale, le aggressioni sono ormai un fenomeno sociale
Un episodio che, pur non isolato nella sua dinamica, fa riflettere. Se prima erano gli infermieri nei pronto soccorso e nei reparti a subire le conseguenze del malessere sociale — botte, insulti, minacce — ora anche i parroci vengono presi di mira, colpevoli di dire pubblicamente quello che molti fingono di non vedere. Dalla corsia all’altare, chi ha ancora il coraggio di prendersi cura della collettività diventa facile bersaglio.
In un Paese in cui si alzano barricate contro ogni tipo di autorità morale e professionale, ogni discorso di attenzione pubblica, ogni azione di cura della cittadinanza, può trasformarsi in un rischio.
E allora sì, mal comune mezzo gaudio (o forse dovremmo dire guaio): se le aggressioni diventeranno una possibilità concreta per tutte le professioni di aiuto e assistenza, forse qualcuno in alto (non in Cielo, più giù al Governo) si accorgerà che non si tratta più di singoli episodi, ma di una cultura che non tollera la cura, la verità né la responsabilità. E chi le esercita, finisce sotto attacco.
Fonte: Blitzquotidiano.it
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