L’atto medico non esiste ma vuole fermare gli RX chiesti da infermieri

Dario Tobruk 24/09/25

Ogni volta che si prova ad ampliare le competenze degli infermieri, ecco che, come un cartellino rosso che sbuca dal taschino dell’arbitro, spunta l’”atto medico”.

Ma, come qualsiasi cartellino rosso, quando fuori dallo stadio, è solo carta colorata al vento, agitata dai sindacati medici come se bastasse a sospendere tutto ciò che non aggrada al medico.

Anche quando la misura è utile, sicura e condivisa, i medici protestano invocando un “atto medico” che, giuridicamente, non esiste. E, in ogni caso, qualcuno ha chiesto cosa ne pensassero gli infermieri?

Competenze infermieristiche e l’atto medico che non esiste

Che in Italia ogni singola competenza al confine con ciò che molti medici definiscono “atto medico”, dalla definizione giuridica assente, sia continuamente reclamata, lamentata e infine protestata, è noto a ogni infermiere da decenni.

In Giappone, gli infermieri gestiscono l’anestesia in sala operatoria. Nel mondo anglosassone, il Nurse Practitioner, un infermiere specializzato, svolge da anni diagnosi e trattamento di condizioni acute e croniche, interpreta esami diagnostici e prescrive farmaci, operando a livello di medicina generale e territoriale.

Persino in Italia, timide realtà illuminate offrono a molti infermieri cardiac sonographer la possibilità di eseguire ecocardiografie secondo protocolli standardizzati, con referti tecnici inoppugnabili. Eppure…

Eppure si continua a parlare vanamente di “atto medico“, un concetto mai definito per legge (se si esclude qualche disegno di legge dimenticato in un cassetto di qualche deputato: link).

Una definizione auto-proclamatasi da istituzioni mediche per imporre, agli altri, un pensiero circolare, che è come dire: “Il mio amico ha sempre ragione perché non sbaglia mai, e non sbaglia mai perché ha sempre ragione”. Un artificio magico-legale, un inganno.

Oltraggio ai medici e ai tecnici: infermieri che richiedono RX

La Giunta provinciale di Trento ha deliberato e approvato un progetto sperimentale per permettere agli infermieri di triage di richiedere radiografie per traumi minori agli arti, seguendo protocolli clinici condivisi e validati scientificamente.

Come riportato nella nota dell’OPI di Trento, “l’infermiere può anticipare la richiesta di un esame radiologico come parte di un percorso codificato, sulla base di sintomi o condizioni specifiche rilevate, con l’obiettivo di rendere più rapido ed efficiente il successivo iter assistenziale”.

Tutto per velocizzare l’attesa nei pronto soccorso della provincia e, come ha dichiarato l’assessore alla salute e alle politiche sociali Mario Tonina, “consentire agli infermieri di triage di richiedere in autonomia esami radiologici per traumi minori rappresenta una scelta di responsabilizzazione e di valorizzazione delle professionalità che già oggi sono in prima linea”.

Lineare, efficace, utile. Ma…

La legge nelle professioni sanitarie

Non sempre è necessario essere formalmente accusati di reati o gravi inadempienze per ritrovarsi nei guai. Sempre più spesso, gli infermieri devono difendersi non solo dal rischio di controversie legali, ma anche di entrare in conflitto con chiunque lavori al proprio fianco.

Pertanto, è fondamentale restare aggiornati su come tutelarsi in caso di procedure disciplinari all’interno delle aziende sanitarie e scontri con la Direzione.

Il manuale di Mauro Di Fresco, infermiere, docente e avvocato dal titolo “Le procedure disciplinari delle professioni sanitarie” Edizione Maggioli, offre una guida completa per conoscere e difendere i propri diritti professionali di fronte alla dirigenza.

Disponibile su Amazon e MaggioliEditore.it, uno strumento essenziale per proteggersi da accuse infondate, spesso mosse da chi non ha mai messo piede in reparto!

Tutela il tuo lavoro conoscendo i tuoi diritti

FORMATO CARTACEO

Le procedure disciplinari delle professioni sanitarie

La giurisprudenza ha voluto spiegare la relazione umana e contrattuale che lega l’operatore al paziente e viceversa, coniando un nuovo termine: contatto sociale. Le professioni sanitarie consistono in attività delicate, che purtroppo, ora più frequentemente, incidono nella sfera personale del paziente e soprattutto nei suoi interessi primari, come è appunto la salute. L’attrito che ne può derivare, al di là delle capacità di gestione del professionista, finisce spesso nel contenzioso, che dapprima viene affrontato dalla stessa Azienda sanitaria, alla quale interessa primariamente la soddisfazione dell’utente. Per questo motivo, il professionista si trova ad affrontare delle accuse di negligenza, di imperizia o di imprudenza che si sviluppano in molti modi ma che potrebbero incidere anche definitivamente sul suo futuro professionale. Lo stress, il senso di abbandono e di disarmo che investono l’operatore innocente durante le fasi disciplinari sono perlopiù prodotti dal timore di veder macchiata la propria reputazione con effetti deleteri sull’autostima e sull’eterostima. Inoltre, l’ignoranza del diritto disciplinare è un catalizzante della paura che impedisce al lavoratore di difendersi pienamente dalle accuse perché paralizza ogni possibilità di reazione. Quest’opera è stata realizzata per offrire alle professioni sanitarie un utile strumento di conoscenza e, quindi, di difesa. per comprendere pienamente le regole del sistema così da poterlo gestire in maniera produttiva e, comunque, nel senso della verità e della giustizia. La conoscenza del diritto impedirà una strumentalizzazione della procedura disciplinare affinché non diventi un momento di ritorsione e di punizione per fatti estranei alle accuse. Mauro Di Fresco Insegna Diritto Sanitario ai master infermieristici di I e II livello della Prima Facoltà di Medicina e Chirurgia di Roma. Alla Seconda Facoltà (Ospedale Sant’Andrea) insegna Diritto del Lavoro Sanitario al Corso di Laurea Magistrale in Infermieristica. È relatore di diversi corsi ECM di carattere nazionale, responsabile del link Diritto Sanitario nella rivistaLa Previdenzae scrive anche su Studio Cataldi, Diritto e Diritti, Infoius.it. È consulente legale nazionale di diversi sindacati che operano nel comparto Sanità e nella Dirigenza Medica oltre che in 52 Associazioni di pazienti.

 

Mauro Di Fresco | Maggioli Editore 2022

Invocare “l’atto medico”, altri animali fantastici e dove trovarli

Progetto nato sulla base di raccomandazioni ministeriali e approvato da un tavolo tecnico con tutti i rappresentanti istituzionali delle figure coinvolte. Nemmeno il tempo di sapere cosa ne pensassero gli infermieri di triage stessi, che l’Ordine TSRM e PSTRP denuncia di non essere stato coinvolto e sostiene che il provvedimento violi il principio di equa valorizzazione (l’equivalente infantile di: “Perché l’hanno dato a loro e a noi no?!”).

E, come da copione, interviene l’immancabile sindacato medico CIMO-FESMED, chiedendo di fermare la delibera con la seguente motivazione:

Va tenuto distinto quello che è l’atto medico – si l’hanno detto convinti – (diagnosi e prescrizione diagnostico-terapeutica) da quello che è assistenza. Le università preparano a questi percorsi, e ogni tentativo di cortocircuitare questi processi rischia di introdurre delle scosse che non possono non portare a ripercussioni sul rischio clinico, anche di carattere medico-legale.

Università che, a quanto pare, insegna ai sindacati medici come evitare le potenti “scosse” del rischio medico-legale… ma non fornisce le premesse legali altrettanto valide per supportarne le argomentazioni.

Ancora una volta: ciò che molti medici definiscono “atto medico” non esiste, e non è evocabile.

Persino la Legge Gelli non appoggia né definisce questa premessa: al contrario, ne allarga il concetto.

L’art. 5 della legge Gelli, infatti, parla unitariamente di: “Gli esercenti le professioni sanitarie, nell’esecuzione di prestazioni sanitarie con finalità preventive, diagnostiche, terapeutiche, palliative, riabilitative e di medicina legale […]”. Leggi l’articolo.

Nessun “atto medico” invocato, come se fosse un cartellino rosso da sollevare ogni volta che emerge qualcosa che non ci piace, ma esecuzione di prestazioni sanitarie da parte di esercenti le professioni sanitarie.

Ed è qui che ritorniamo, questa volta, provando a chiedere agli infermieri direttamente coinvolti: “Per questo progetto vi hanno riconosciuto la competenza? Quali rischi e responsabilità vi state accollando? Ne vale la pena?”

È a loro, e solo a loro, che va chiesto se la delibera debba o non debba proseguire.

Fino a quando non esisterà un profilo giuridico che delimita in modo definitivo cosa sia un “atto medico”, riportando confini rigidi e chissà, magari persino un nostalgico mansionario per gli infermieri che rimpiangono l’elenco di ciò che potevano o non potevano fare, fino ad allora, si continuerà a collaborare. Tutti.

Magari discutendone attorno a un tavolo, per trovare buone soluzioni per il paziente.

Ops! Le avevano già trovate: infermieri di triage che richiedono RX per traumi minori! Sembra proprio una bella idea.

Autore: Dario Tobruk  (seguimi anche su Linkedin – Facebook InstagramThreads)

Dario Tobruk

Dario Tobruk è un infermiere Wound Care Specialist, autore e medical writer italiano. Ha inoltre conseguito una specializzazione nella divulgazione scientifica attraverso un master in Giornalismo e Comunicazione della Scienza, focalizzandosi sul campo medico-assistenziale e sull…Continua a leggere

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento