Primi segnali locali mostrano una verità già attesa: un calo degli iscritti in infermieristica. Il corso di laurea in Infermieristica perde appeal tra i giovani. In molte università le iscrizioni non coprono i posti disponibili e, nonostante i tentativi di contenimento della crisi, i numeri confermano un declino strutturale.
In questo articolo analizziamo i dati aggiornati, i segnali preoccupanti dalle università e del perché gli studenti scartati dal semestre filtro di Medicina non potranno risolvere l’urgenza . Confermando ciò che sindacati e professionisti segnalano da tempo, la professione infermieristica non è più sostenibile.
Indice
Non perderti il meglio di Dimensione Infermiere!
Vuoi rimanere sempre aggiornato sulle ultime novità del mondo infermieristico e sanitario? Iscriviti alla nostra newsletter.
Riceverai direttamente nella tua casella di posta news, attualità sul mondo infermieristico e sanitario, articoli scientifici, approfondimenti professionali, interviste esclusive, podcast e contenuti inediti pensati per te. Formazione, concorsi, esercizio professionale, eventi, ECM e molto altro: tutto in un’unica newsletter per supportarti nella tua crescita professionale.
🔗 Iscriviti ora e unisciti alla nostra community di professionisti dell’assistenza!
Iscriviti alla newsletter
Autorizzo l’invio di comunicazioni a scopo commerciale e di marketing nei limiti indicati nell’informativa.
Presto il consenso all’uso dei miei dati per ricevere proposte in linea con i miei interessi.
Cliccando su “Iscriviti” dichiari di aver letto e accettato la privacy policy.
Grazie per esserti iscritto alla newsletter.
Segnali chiari del calo degli iscritti in infermieristica
Non sono stati forniti dati strutturati a livello nazionale, solo stime locali, ma se fosse confermati il calo degli iscritti in infermieristica del 2025 potrebbe configurarsi come l’ultimo chiodo sulla tomba di una delle più gravi emergenze del sistema sanitario italiano.
E a certificare il trend non servono più solo i dati delle corsie, ma anche quelli dell’università. In Piemonte, secondo quanto denunciato dal Nursind, le iscrizioni al corso di laurea in Infermieristica continuano a calare: 190 candidati in meno rispetto ai 1176 posti disponibili, un dato ancora peggiore rispetto al 2024, quando erano “solo” 123 i posti vacanti.
Mentre le altre professioni sanitarie iniziano lentamente a recuperare attrattività, per gli infermieri non si muove ancora nulla di concreto. Confermando ciò che sindacati e professionisti segnalano da tempo, la professione infermieristica non è sostenibile.
La situazione non riguarda solo il Piemonte. Anche all’Università di Parma i dati parlano chiaro: 239 domande su 330 posti disponibili per Infermieristica. In altre parole, nemmeno tre candidati su quattro. La concorrenza resta alta solo per pochi corsi come Fisioterapia o Logopedia. A Novara, all’UPO, la situazione è simile: 315 iscritti per 430 posti, con molte sedi che non raggiungono nemmeno la metà della capienza.
La “fuga” riguarda anche chi è già dentro il sistema: da Ivrea, ad esempio, numerosi infermieri stanno cercando il trasferimento verso Torino, attratti da condizioni migliori.
Serve una risposta politica, non l’ennesimo tavolo tecnico. Le iscrizioni universitarie sono oggi lo specchio fedele del futuro prossimo della sanità pubblica. E quel che si vede riflesso, al momento, è un vuoto preoccupante.
Calo degli iscritti era già programmato
Il paradosso è il fatto che Università e programmatori erano già consapevoli del minor appeal che il 2025 avrebbe dimostrato. Le prime stime confermano un calo di circa il 10% in meno di iscrizioni a infermieristica a livello nazionale.
Stima già compensata dal fatto che per l’anno accademico 2025/2026, il numero di posti disponibili per la laurea triennale in infermieristica era stato ridotto appositamente rispetto all’anno precedente, passando da 26.832 a 26.289, con un calo di 543 posti.
Tutto ciò, nonostante Regioni e Federazione continuino a richiedere un aumento del fabbisogno complessivo nell’area infermieristica e ostetrica.
Questa diminuzione della programmazione è un elemento chiave nel trend negativo delle iscrizioni, che riflette un minore appeal per la professione a causa di condizioni lavorative non gratificanti, bassi salari e scarse opportunità di carriera già noti sia dentro che fuori al settore e che nonostante gli anni non ha ancora avviato nessuna azione concreta a livello politico
I delusi da medicina potrebbero colmare il gap?
Un possibile correttivo potrebbe arrivare dal cosiddetto “semestre filtro” della facoltà di Medicina, introdotto per scremare gli accessi al corso di laurea in base ai risultati dei primi esami.
Chi non dovesse superarli avrà la possibilità di rientrare in percorsi considerati affini, tra cui Infermieristica e altre professioni sanitarie.
Ma anche qui si presenta un paradosso: le domande per l’opzione di rientro sono numerose – a Genova, ad esempio, 310 per Infermieristica e 264 per Tecnico di fisiopatologia cardiocircolatoria – ma non potranno essere tutte accolte.
La normativa prevede un sovrannumero massimo del 20% per ogni corso e in alcuni corsi come Infermieristica, non potranno essere colmati tutti i posti vacanti.
In altre parole, nemmeno il piano B reggerà l’urto del disinteresse per la professione infermieristica, aggravando la già cronica carenza di personale formato. E anche se lo facesse, vogliamo davvero che il piano B della cronica carenza di infermieri sia un esercito di studenti scartati dal loro sogno di diventare medici?
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento