Come si costruisce un Protocollo Diagnostico Terapeutico Assistenziale?

Dario Tobruk 20/06/22
Scarica PDF Stampa
Come si costruisce un Protocollo Assistenziale o Protocollo Diagnostico Terapeutico Assistenziale? La costruzione di un PDTA si articola su sette fasi definite e che di seguito andremo ad elencare in questo articolo.

Committenza di un Protocollo Diagnostico Terapeutico Assistenziale

La costruzione di un PDTA nasce dalla volontà del committente, che è il soggetto che assume la responsabilità e definisce la modalità con cui intende recepire il PDTA da attuare. In linea generale questa figura dovrebbe coincidere con la massima funzione gestionale.
Può corrispondere alla Regione, alla Direzione Generale Aziendale, alla Direzione Sanitaria di Presidio o Direzione di Distretto, ecc. Il committente individua il soggetto che sarà responsabile dell’implementazione e che coordinerà il gruppo di lavoro durante la sua implementazione.

Formazione del Gruppo di lavoro

E’ un gruppo costituito specificamente per sviluppare il PDTA identificato. È un gruppo i cui membri sono competenti, ciascuno per la propria disciplina, rispetto al processo di diagnosi, cura e assistenza della patologia prescelta, motivati e in grado di motivare gli altri operatori (il coinvolgimento di tutte le competenze professionali è indispensabile per assicurare il consenso locale su un PDTA, rendendone possibile l’applicazione).
Caratteristiche essenziali del gruppo di lavoro sono la multidisciplinarietà e la multi professionalità, sono ammesse non solo le categorie di operatori sanitari, ma anche quelle amministrativo-organizzative che possono essere necessarie a sviluppare uno specifico PDTA.

Scelta del problema

Il primo passo per la costruzione di un PDTA è senza dubbio la scelta del problema, che deve basarsi sull’analisi dei bisogni, analisi che deve essere contestualizzata in ogni realtà organizzativa. Deve basarsi su criteri di priorità che possono essere:

  • Variabilità e disomogeneità delle prestazioni;
  • Prevalenza, incidenza e mortalità di una patologia;
  • Presenza di linee guida di buona qualità;
  • Impatto economico e organizzativo della problematica;

In questa fase risulta utilissima anche la revisione dell’esistente che è mirata alla descrizione ed alla rappresentazione di quanto effettivamente succede ad un “paziente tipo” nel suo percorso di diagnosi e/o di terapia e/o assistenza nella specifica organizzazione aziendale (“percorso effettivo”). Individuando punti di debolezza e miglioramento, fornendo cosi una base documentata da cui partire e confrontare i risultati ottenuti.

Revisione e valutazione della letteratura

In parallelo alla costruzione del percorso effettivo, devono essere ricercate le fonti di letteratura/EBM/EBN e le linee guida, relative al problema individuato, con lo scopo di definire le migliori pratiche professionali e gestionali e disegnare un “percorso ideale” che serva da riferimento e confronto per valutare i punti critici del percorso effettivo.

Fra tutte le linee guida trovate ovviamente bisogna stabilire quali siano quelle più affidabili e pertinenti effettuando una accurata valutazione critica utilizzando gli strumenti che la rete ci mette a disposizione come l’AGREE che ci permette di capire se la linea guida è stata compilata con rigore o meno. Bisogna valutare anche la data di uscita dalla linea guida per evitare l’utilizzo di linee guida obsolete.

Adattamento delle linee guida

Al fine di arrivare a uno standard applicabile occorre che il gruppo di lavoro declini i contenuti delle linee guida al contesto locale questo è necessario affinché la pratica giornaliera si rispecchi nelle raccomandazioni e nelle evidenze fornite.

Pertanto se le linee guida raccomandano quali interventi sanitari dovrebbero essere effettuati in relazione ad una specifica situazione clinica, un PDTA deve definire per ogni fase del processo assistenziale non solo il “cosa” ma anche:

  • chi”: i professionisti responsabili;
  • dove”: i vari contesti in cui va applicato;
  • quando”: le tempistiche cliniche da rispettare;
  • come”: la descrizione delle procedure specifiche

Dopo aver definito la successione spazio temporale delle operazioni necessarie e realizzabili, vengono eliminate le azioni ritenute superflue o ripetitive con l’obiettivo di ottenere un PDTA che raggiunga il miglior risultato, ottimizzando il tempo necessario e le risorse necessarie utilizzando ovviamente le migliori evidenze a disposizione.

In questa stessa fase può essere consigliabile stabilire i tempi e le modalità di aggiornamento del PDTA in modo da basare la pratica clinica sulle evidenze scientifiche più aggiornate. Bisognerà effettuare a intervalli regolari una revisione della letteratura di riferimento, e l’implementazione delle nuove evidenze nel PDTA.

Applicazione e valutazione del PDTA

Una fase pilota ha l’obiettivo principale di valutare l’applicabilità in ambito assistenziale e organizzativo del PDTA, così come definito, ed eventualmente correggere le azioni che non risultino congruenti con il raggiungimento degli obiettivi prefissati.

Durante questa fase diventa necessario identificare le aree di criticità, come l’impossibilità ad attuare o la necessità di inserire indicazioni o azioni diversamente da quanto previsto nel PDTA. L’applicazione del PDTA è la fase successiva e consiste nell’estenderlo all’intera organizzazione attraverso adeguate strategie di implementazione 

Insieme all’applicazione bisognerà stabilire dei momenti di verifica nella quale si valuteranno i risultati ottenuti e le eventuali modifiche in relazione.

Gestione e diffusione del PDTA

Il documento che descrive il PDTA dovrà riportare degli elementi considerati minimi per l’identificazione e la gestione, e sono:

  • denominazione dell’azienda ospedaliera, il dipartimento e dell’unità operativa;
  • titolo del documento;
  • numero di revisione con la data dell’ultima revisione;
  • numero totale di pagine;
  • ambito in cui si applica il PDTA;
  • gruppo di lavoro e altri professionisti che hanno partecipato alla redazione;
  • data e firma di approvazione da parte della massima funzione gestionale “committente”.

Per la diffusione del PDTA dovranno, infine, essere utilizzati gli strumenti di comunicazione aziendali che possono essere interni o esterni in base alla scala di diffusione prevista (Sito internet della struttura, corsi di aggiornamento ecc).

Autore: Dario Tobruk 

(seguimi anche su Linkedin – Facebook Instagram)

Fonte e approfondimenti:

Dario Tobruk

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento