Due infermiere sotto indagine dopo la morte di un ospite di RSA

Dario Tobruk 24/03/22
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Due infermiere di 46 e 63 anni sono accusate di “abbandono di incapace” dopo la morte di un ospite di una RSA nella provincia veronese. Alla paziente fu riscontrata una ferita infetta in un intervento in pronto soccorso a cui ha fatto seguito denuncia.

Due infermiere accusate di abbandono di incapace dopo la morte di un ospite

Denunciate alla Procura della Repubblica dai medici del pronto soccorso nel giugno di due anni fa, durante il periodo Covid che imperversò i territori, le infermiere lavorano tuttora nella RSA in territorio veronese in cui avvennero i fatti contestati.

Dalle ricostruzioni dell’articolo dell’Arena il procedimento a carico delle due infermiere sembra voler ricostruire un quadro di grave negligenza che sembri aver favorito il decesso della paziente.

Ferita infetta e necrotica in paziente con neoplasia al viso

Le imputazioni nascono dall’incuria riscontrata dai medici durante un ricovero per un malore della 92enne che avevano denunciato una ferita infetta e mal curata al viso, dovuta ad una neoplasia di cui era in attesa di intervento, rimandato a causa della pandemia.

Sempre secondo i medici del PS, la ferita non era stata trattata e presentava segni di infezione in corso e necrosi tissutale. A causa di tale negligenza la lesione che comprendeva la “vasta regione tra l’orbita sinistra e parte del cranio” era ulteriormente peggiorata.

Le indagini del gip e le dichiarazioni della famiglia

La figlia, coinvolta dal Gip, denuncia ai giornali un sentimento di omertà e di silenzi, affermando che “Nessuno ci disse mai nulla, andavo a trovare la mamma e si lamentava perché aveva prurito sotto la medicazione“. Informata dall’indagine da parte del gip di competenza, la famiglia si presenterà in tribunale come parte offesa contro le colleghe.

Le forti dichiarazioni al giornale della figlia sembrano incorniciare un quadro accusatorio ben delineato: “Mi spezzava il cuore vederla afflitta ma non riusciva a dirmi altro, si toccava la testa e per questo le avevo portato dei guantini in cotone per consentirle di provare sollievo senza alterare la medicazione“.

Le responsabilità delle colleghe e il giusto corso della giustizia

Il nesso di causalità che inchioda le due colleghe all’ipotesi di reato di “abbandono di incapace” è probabilmente evidenziato dal decesso avvenuto poche settimane dopo il riscontro in ps dell’incuria della ferita “con l’aggravante di avere provocato un aggravamento della lesione“.

Ovviamente, prima di arrivare a rapidi giustizialismi è necessario che le indagini facciano il loro corso, chiarendo per bene gli eventi ed evitare che pochi elementi, a cui comunque le colleghe dovranno rispondere, possano diventare nessi di correlazione ben più grandi delle responsabilità a cui sono chiamate a difendersi.

Autore: Dario Tobruk 

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Dario Tobruk

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