“Finché i servizi sanitari saranno medico-centrici l’infermieristica non crescerà”

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In una nota firmata dal segretario territoriale di Brindisi Carmelo Villani e pubblicata da Brindisi Report, il sindacato Nursind ha espresso il suo punto di vista sulla mancata crescita dell’infermieristica italiana. La riportiamo qui integralmente.

Manca una riflessione seria sulla professione

«La tenuta del sistema sanitario brindisino sembra essere affidata al solo sacrificio dei lavoratori. E’ necessario, dunque, che la direzione strategica attivi immediatamente di tutti gli strumenti organizzativi ed economici per migliorare le condizioni di lavoro degli operatori sanitari e di conseguenza migliorare la qualità dell’assistenza erogata ai cittadini.

Ciò che manca è una riflessione seria sulla professione infermieristica a partire da quelli che sono gli attuali problemi e le potenzialità che già la categoria possiede. Creare ambiti di esercizio per le competenze già in essere, questo manca.

Considerati ancora ‘ausiliari’

La verità è che sulla carta nel 1999 si è stabilita ex legge la pari dignità della professione infermieristica con la professione medica ma nei fatti i medici e con essi parte del mondo politico considera la professione infermieristica ancora ausiliaria e funzionale alla professione medica. Di fatto ancora oggi tutto il sistema sanitario è funzionale alla professione medica più che ai cittadini-utenti.

L’organizzazione del lavoro, che si modifica più lentamente delle leggi, deve ancora permettere agli infermieri di svolgere a pieno il loro mandato professionale. Verso quale futuro vogliamo andare se l’attuale organizzazione del lavoro non permette di svolgere quanto già l’odierna normativa ci assegna?

Alle dipendenze del medico

Quale maggior autonomia e responsabilità se non riusciamo a ottenere nemmeno quelle già esistenti? Abbiamo la responsabilità delle figure di supporto ma spesso non ci sono o sono insufficienti, abbiamo la responsabilità della presa in carico dei malati ma non abbiamo dotazioni organiche adeguate, abbiamo la responsabilità della gestione del malato a domicilio ma non abbiamo le risorse umane ed economiche o la possibilità di farlo in autonomia dai medici di medicina generale, abbiamo la responsabilità delle rilevazione dei bisogni infermieristici ma siamo alle dipendenze del medico e sotto la sua gestione organizzazione.  

Va rivista l’organizzazione

Occorre rivedere l’organizzazione per renderla più funzionale alle esigenze dei cittadini e meno medico centrica, per liberare i medici dagli incarichi gestionali e renderli disponibili per quelli clinici, per dare la possibilità agli infermieri di fare quanto già la normativa prevede.

La questione organizzativa è la vera questione della nostra sanità. L’infermiere di famiglia o di comunità è già realtà ma non è adottato dalle regioni nei loro piani sanitari come fulcro del sistema dell’assistenza nel territorio.

Il case manager è già realtà ma stenta ad essere presente nell’organizzazione dei servizi. Gli ambulatori infermieristici e la gestione dei codici bianchi nei pronto soccorso e la velocizzazione dei percorsi diagnostico-terapeutici possono essere già realtà basta volerli e adottare i necessari provvedimenti.

I servizi sono troppo medico-centrici

Finché i servizi sanitari saranno medico-centrici e saranno funzionali ai loro interessi difficilmente si potrà intraprendere la strada della evoluzione professionale. Il freno ai cambiamenti non è mai venuto dalla nostra categoria bensì dalla categoria medica che mira a mantenere lo status quo.

La sfida della valorizzazione della professione non passa attraverso l’adozione di nuove competenze ma dai cambiamenti che l’organizzazione dei servizi saprà darsi.»

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Alessio Biondino

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