Tre richieste precise: subito una circolare del ministero della Salute per consentire
l’applicazione dell’allentamento dell’esclusiva degli infermieri prevista nel decreto Sostegni, perché possano scendere in campo anche fuori dell’ospedale i 270mila dipendenti che moltiplicherebbero in modo esponenziale le vaccinazioni.
Una stabilizzazione dell’allentamento dell’esclusiva che consenta agli infermieri non solo l’intervento nella campagna vaccinale, ma l’assistenza anche sul territorio ai soggetti più fragili, soprattutto a quelli che durante la pandemia sono stati trascurati dai vari livelli di assistenza e che ora vanno recuperati per non mettere a rischio la loro salute.
Sul modello già applicato a farmacisti e farmacie, consentire maggiore autonomia agli infermieri che operano sul territorio occupando ogni porzione e spazio del Servizio sanitario nazionale, i quali senza necessità di preparazioni particolari o tutoraggi (sono già vaccinatori da anni nei centri vaccinali) potrebbero allargare la platea dei vaccinati fino al domicilio, a vantaggio soprattutto dei più fragili.
In questo modo l’immunità di comunità (o di gregge) entro luglio diventa un traguardo non solo da raggiungere, ma assolutamente raggiungibile.
Professione infermiere: alle soglie del XXI secolo
La maggior parte dei libri di storia infermieristica si ferma alla prima metà del ventesimo secolo, trascurando di fatto situazioni, avvenimenti ed episodi accaduti in tempi a noi più vicini; si tratta di una lacuna da colmare perché proprio nel passaggio al nuovo millennio la professione infermieristica italiana ha vissuto una fase cruciale della sua evoluzione, documentata da un’intensa produzione normativa. Infatti, l’evoluzione storica dell’infermieristica in Italia ha subìto un’improvvisa e importante accelerazione a partire dagli anni 90: il passaggio dell’istruzione all’università, l’approvazione del profilo professionale e l’abolizione del mansionario sono soltanto alcuni dei processi e degli avvenimenti che hanno rapidamente cambiato il volto della professione. Ma come si è arrivati a tali risultati? Gli autori sono convinti che per capire la storia non basta interpretare leggi e ordinamenti e per questa ragione hanno voluto esplorare le esperienze di coloro che hanno avuto un ruolo significativo per lo sviluppo della professione infermieristica nel periodo esaminato: rappresentanti di organismi istituzionali e di associazioni, formatori, studiosi di storia della professione, infermieri manager. Il filo conduttore del libro è lo sviluppo del processo di professionalizzazione dell’infermiere. Alcune domande importanti sono gli stessi autori a sollevarle nelle conclusioni. Tra queste, spicca il problema dell’autonomia professionale: essa è sancita sul terreno giuridico dalle norme emanate nel periodo considerato, ma in che misura e in quali forme si realizza nei luoghi di lavoro, nella pratica dei professionisti? E, inoltre, come si riflettono i cambiamenti, di cui gli infermieri sono stati protagonisti, sul sistema sanitario del Paese? Il libro testimonia che la professione è cambiata ed è cresciuta, ma che c’è ancora molto lavoro da fare. Coltivare questa crescita è una responsabilità delle nuove generazioni. Le voci del libro: Odilia D’Avella, Emma Carli, Annalisa Silvestro, Gennaro Roc- co, Stefania Gastaldi, Maria Grazia De Marinis, Paola Binetti, Rosaria Alvaro, Luisa Saiani, Paolo Chiari, Edoardo Manzoni, Paolo Carlo Motta, Duilio Fiorenzo Manara, Barbara Man- giacavalli, Cleopatra Ferri, Daniele Rodriguez, Giannantonio Barbieri, Patrizia Taddia, Teresa Petrangolini, Maria Santina Bonardi, Elio Drigo, Maria Gabriella De Togni, Carla Collicelli, Mario Schiavon, Roberta Mazzoni, Grazia Monti, Maristella Mencucci, Maria Piro, Antonella Santullo. Gli Autori Caterina Galletti, infermiere e pedagogista, corso di laurea magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma.Loredana Gamberoni, infermiere, coordinatore del corso di laurea specialistica/ magistrale dal 2004 al 2012 presso l’Università di Ferrara, sociologo dirigente della formazione aziendale dell’Aou di Ferrara fino al 2010. Attualmente professore a contratto di Sociologia delle reti di comunità all’Università di Ferrara.Giuseppe Marmo, infermiere, coordinatore didattico del corso di laurea specialistica/ magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, sede formativa Ospedale Cottolengo di Torino fino al 2016.Emma Martellotti, giornalista, capo Ufficio stampa e comunicazione della Federazione nazionale dei Collegi Ipasvi dal 1992 al 2014.
Caterina Galletti, Loredana Gamberoni, Giuseppe Marmo, Emma Martellotti | 2017 Maggioli Editore
32.00 € 30.40 €
Parla chiaro la Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche in una lettera inviata a Draghi, Speranza, Gelmini e per conoscenza Figliuolo, Curcio e Bonaccini: gli infermieri sono vaccinatori da sempre e per professione, ma prevedere il loro intervento solo sulla carta senza dargli il necessario appoggio programmatorio e normativo significa legargli le mani e non consentirgli, nonostante le previsioni, di intervenire come vaccinatori non solo per chi arriva in ospedale o nelle strutture delle aziende sanitarie.
“Proprio per questo – scrive la presidente FNOPI Barbara Mangiacavalli nella lettera rivolgendosi ai massimi responsabili delle istituzioni – vi chiediamo di sostenere, come fatto per i farmacisti e senza necessità come accade in alcune Regioni di prevedere interventi improbabili di operatori non adeguatamente formati che rappresenterebbero un rischio anche per la salute della popolazione, l’introduzione già nella fase di conversione del Decreto-legge 22 marzo 2021 n. 41 della possibilità per gli infermieri e gli infermieri pediatrici di svolgere l’attività di vaccinazione in autonomia e di prevedere le regole uguali per tutti per l’allentamento dell’esclusiva e le possibilità di intervento degli infermieri”.
“Si tratta – aggiunge – di affrontare con il massimo della potenzialità assistenziale la pandemia e si tratta di velocizzare quanto più possibile la vaccinazione per far fronte a contagi e decessi, ma anche di soddisfare i bisogni di salute dei più fragili che durante la pandemia sono stati trascurati”.
“Gli infermieri si sono da subito resi disponibili per un intervento efficiente, efficace e autonomo, in modo anche da lasciare libertà di azione agli altri professionisti coinvolti – conclude Mangiacavalli nella lettera – ma per consentire queste attività è richiesto di apportare le necessarie modifiche alla normativa vigente, oltre che un coordinamento e un monitoraggio sull’attuazione delle norme che non le lascino solo sulla carta, ma le attuino a pieno regime, aumentando l’efficienza del nostro servizio sanitario nazionale”.
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