FNOPI sulla delibera del Veneto: deve essere bloccata!

Redazione 22/04/21
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La FNOPI contesta la delibera del Veneto che permetterebbe ad alcuni OSS con una specifica formazione, di compiere atti e manovre di natura precedentemente esclusiva di infermieri e medici, con un colpo di penna attribuite anche ai c.d. “superOSS”. 


“Bloccate la delibera del Veneto (305/2021) con cui con poche ore di corso si apre alla possibilità di utilizzare gli Operatori sociosanitari (OSS) rispetto ad atti propri dell’assistenza clinica del paziente di competenza esclusiva di medici e infermieri”.

La Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (FNOPI) scrive al ministro della Salute Speranza, in qualità di ministro vigilante sull’assistenza e sulle professioni sanitarie e al ministro degli Affari regionali Gelmini, nella sua veste di raccordo istituzionale tra le leggi dello Stato e le Regioni e al presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome Massimiliano Fedriga, per evitare che si crei una situazione che, oltre a configurare con una norma regionale lo scavalcamento di una legge dello Stato gerarchicamente superiore, la 3/2018 in cui si prevede per l’esercizio di professioni sanitarie l’obbligo di laurea e iscrizione all’albo, “pone a rischio la salute dei cittadini e configura un abuso di professione, non essendo gli Oss personale sanitario, ma del ruolo tecnico (non laureato e non iscritto agli albi) e che aggira anche i presupposti della legge 24/2017 sulla responsabilità degli operatori sanitari’.

A prescindere dai contenuti è la motivazione di fondo che la FNOPI contesta: dopo anni di mancati interventi strutturali alla carenza infermieristica non può e non deve essere questa la soluzione.

La motivazione della delibera infatti è la carenza di personale, fatto questo ormai noto e conclamato da anni, ma soprattutto nella pandemia e per il quale il ministero della Salute è intervenuto a più riprese con interventi tampone e la stessa Protezione Civile ha previsto apposite task force per dare supporto ai territori più in crisi.

Secondo la FNOPI la delibera,  aprendo alla possibilità di utilizzare gli OSS per atti propri dell’assistenza clinica del paziente di competenza esclusiva di medici e infermieri, lede anche gli interessi della persona malata, che potrebbe in questo caso non essere assistita nel miglior modo possibile e non godere degli stessi diritti e delle stesse specificità di cittadini di altre Regioni, alterando in questo modo sia il significato dei Livelli essenziali di assistenza che quello, più grave, del diritto alla salute sancito dall’articolo 32 della Costituzione.

E inoltre ridisegna in modo del tutto autonomo le attività previste dall’accordo Stato-Regioni sull’organizzazione e i compiti degli OSS del 2003, che snatura completamente e che in base al protocollo del dicembre 2028 tra FNOPI e Conferenza delle Regioni si sta modificando con un percorso partecipato e condiviso per giungere a un accordo sul nuovo profilo OSS.

La FNOPI, che ha già dato ai suoi legali il mandato di impugnare la delibera anche a supporto dell’attività intrapresa in questi senso dagli ordini provinciali, si rivolge ai ministri e al presidente delle Regioni affermando di ritenere “che un vostro intervento potrebbe essere utile per accelerare e risolvere la situazione che, oltre a trascendere dall’accordo Stato-Regioni esistente, secondo la legge 3/2018, rischia di configurare le previsioni contenute nell’articolo 12 ‘Esercizio abusivo di una professione’ dove è previsto che venga punito ‘chiunque, non trovandosi in possesso della licenza prescritta dall’articolo 140 (del regio decreto  27 luglio  1934,  n. 1265) o dell’attestato di abilitazione richiesto dalla normativa vigente (in questo caso la laurea in infermieristica o in medicina)’ esercita una professione sanitaria”.

“Gli Oss infatti – spiega FNOPI – sarebbero abilitati a compiti propri della professione medica e infermieristica esclusivamente con una formazione prevista dalla Regione di150 ore di didattica e 250 ore di tirocinio, sicuramente non sufficiente per compiti ‘complessi’ come quelli che nella pandemia sono configurati anche per la sola vaccinazione”.

Professione infermiere: alle soglie del XXI secolo

La maggior parte dei libri di storia infermieristica si ferma alla prima metà del ventesimo secolo, trascurando di fatto situazioni, avvenimenti ed episodi accaduti in tempi a noi più vicini; si tratta di una lacuna da colmare perché proprio nel passaggio al nuovo millennio la professione infermieristica italiana ha vissuto una fase cruciale della sua evoluzione, documentata da un’intensa produzione normativa.  Infatti, l’evoluzione storica dell’infermieristica in Italia ha subìto un’improvvisa e importante accelerazione a partire dagli anni 90: il passaggio dell’istruzione all’università, l’approvazione del profilo professionale e l’abolizione del mansionario sono soltanto alcuni dei processi e degli avvenimenti che hanno rapidamente cambiato il volto della professione. Ma come si è arrivati a tali risultati? Gli autori sono convinti che per capire la storia non basta interpretare leggi e ordinamenti e per questa ragione hanno voluto esplorare le esperienze di coloro che hanno avuto un ruolo significativo per lo sviluppo della professione infermieristica nel periodo esaminato: rappresentanti di organismi istituzionali e di associazioni, formatori, studiosi di storia della professione, infermieri manager. Il filo conduttore del libro è lo sviluppo del processo di professionalizzazione dell’infermiere. Alcune domande importanti sono gli stessi autori a sollevarle nelle conclusioni. Tra queste, spicca il problema dell’autonomia professionale: essa è sancita sul terreno giuridico dalle norme emanate nel periodo considerato, ma in che misura e in quali forme si realizza nei luoghi di lavoro, nella pratica dei professionisti? E, inoltre, come si riflettono i cambiamenti, di cui gli infermieri sono stati protagonisti, sul sistema sanitario del Paese? Il libro testimonia che la professione è cambiata ed è cresciuta, ma che c’è ancora molto lavoro da fare. Coltivare questa crescita è una responsabilità delle nuove generazioni. Le voci del libro: Odilia D’Avella, Emma Carli, Annalisa Silvestro, Gennaro Roc- co, Stefania Gastaldi, Maria Grazia De Marinis, Paola Binetti, Rosaria Alvaro, Luisa Saiani, Paolo Chiari, Edoardo Manzoni, Paolo Carlo Motta, Duilio Fiorenzo Manara, Barbara Man- giacavalli, Cleopatra Ferri, Daniele Rodriguez, Giannantonio Barbieri, Patrizia Taddia, Teresa Petrangolini, Maria Santina Bonardi, Elio Drigo, Maria Gabriella De Togni, Carla Collicelli, Mario Schiavon, Roberta Mazzoni, Grazia Monti, Maristella Mencucci, Maria Piro, Antonella Santullo. Gli Autori Caterina Galletti, infermiere e pedagogista, corso di laurea magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma.Loredana Gamberoni, infermiere, coordinatore del corso di laurea specialistica/ magistrale dal 2004 al 2012 presso l’Università di Ferrara, sociologo dirigente della formazione aziendale dell’Aou di Ferrara fino al 2010. Attualmente professore a contratto di Sociologia delle reti di comunità all’Università di Ferrara.Giuseppe Marmo, infermiere, coordinatore didattico del corso di laurea specialistica/ magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, sede formativa Ospedale Cottolengo di Torino fino al 2016.Emma Martellotti, giornalista, capo Ufficio stampa e comunicazione della Federazione nazionale dei Collegi Ipasvi dal 1992 al 2014.

Caterina Galletti, Loredana Gamberoni, Giuseppe Marmo, Emma Martellotti | 2017 Maggioli Editore

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