Tra pappagalli, padelle, scopettoni, letti fa rifare e suore arcigne, il comico Giacomo Poretti (del trio Aldo, Giovanni e Giacomo) continua a cavalcare il suo passato da infermiere per vendere i suoi spettacoli e qualche libro.
Ma soprattutto, ci auguriamo inconsapevolmente, seguita a divulgare tra i cittadini una figura distorta di quello che oggi è un professionista laureato, iscritto ad un Albo e tutelato (almeno in teoria) da un Ordine Professionale.
Certo, è lo stesso Giacomino a spiegare spesso che l’infermiere oggi è qualcosa di diverso rispetto alle sue rappresentazioni, ma… Quanti cittadini capiranno l’ironia, il contesto, il “racconto”, inquadrando bene nel tempo e nello spazio le gesta professionali messe in scena da Poretti?
E quanti, invece, ci vedranno una specie di conferma sulle competenze e le responsabilità odierne della figura infermieristica, visibilmente sfruttata, demansionata e martoriata dalla carenza di personale e da abusi aziendali di ogni tipo?
L’immagine che Poretti da dell’infermiere nei suoi spettacoli e nel suo libro, infatti, è quella di un “mestiere” che non esiste più, scelto praticamente come ultima spiaggia; di una sorta di sguattero che pulisce i gabinetti, risponde ai campanelli, rassetta i letti, esegue gli ordini delle suore e che ha due amici fidati: scopa e pappagallo (VEDI ARTICOLO: Giacomo Poretti e il suo spettacolo: “Scopa e pappagallo, amici fidati dell’infermiere”).
Se tutto ciò non migliora affatto la già scarsa attrattività professionale dell’infermieristica italiana (i giovani non si iscrivono più al corso di laurea e molti colleghi abbandonano rassegnati la professione) agli occhi dei cittadini e degli aspiranti infermieri, ci stupisce non poco il fatto che, dopo tutto ciò, il comico sia stato addirittura invitato per elargire consigli agli studenti di Infermieristica.
Avete capito bene: come si legge sul Giornale dei Navigli, in questi giorni l’attore, che sulla copertina del suo libro “Turno di notte” porta fiero un pappagallo nella mano destra, ha incontrato gli studenti del corso di laurea in Infermieristica del Centro Formazione Moneta di Cesano Boscone. In circa un’oretta, come fanno sapere dalla Fondazione, «Poretti ha raccontato la sua esperienza e risposto alle tante domande dei ragazzi».
Il messaggio più importante del comico agli aspiranti infermieri è stato probabilmente questo: «Oggi comincia per voi il tirocinio, quindi inizia il rapporto con il vostro vero datore di lavoro, che è il malato. Per ciascuno sarà un’esperienza diversa perché siete persone diverse, ma la cosa più importante che scoprirete sul campo, in reparto, è che questo lavoro senza la relazione umana rischia di diventare freddo, distante».
Un concetto meraviglioso, diranno alcuni. La “scoperta dell’acqua calda”, diranno altri. Una cosa è certa: di «distante» (dalla realtà) c’è l’immagine dell’infermiere che Poretti seguita a vendere incontrastato a destra e a manca. E a quanto pare possiamo solo sperare che il successo di questa rappresentazione fuori dal tempo si esaurisca presto.
