Il rapporto GIMBE: in Italia pochi infermieri e troppi tagli alla sanità

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Il 6° Rapporto presentato dalla fondazione Gimbe sul Servizio Sanitario Nazionale (SSN) rivela una serie di preoccupanti sfide che l’Italia sta affrontando nel settore sanitario. La situazione è caratterizzata, decisamente, da un numero insufficiente di infermieri, una spesa sanitaria pubblica inferiore alla media dei Paesi OCSE e continui tagli al finanziamento pubblico.

Secondo il rapporto, la spesa sanitaria pubblica italiana è stata inferiore di 345 miliardi di euro rispetto alla media dei Paesi europei nel periodo 2010-2022. Per colmare il divario pro-capite con la media europea nel 2022, sarebbe necessario un incremento totale di 115,9 miliardi di euro entro il 2030, con un finanziamento costante di 14,49 miliardi di euro all’anno a partire dal 2023. Tuttavia, queste cifre sono considerate irraggiungibili per la finanza pubblica italiana.


Il fabbisogno sanitario nazionale (FSN) è aumentato complessivamente di 23,3 miliardi di euro dal 2010 al 2023, con trend diversi tra il periodo pre-pandemico, pandemico e post-pandemico. Durante il decennio 2010-2019, si sono verificati tagli alla sanità, mentre negli anni 2020-2022, in piena pandemia, la spesa è aumentata, ma è stata assorbita principalmente dai costi legati alla pandemia.

Nel periodo 2023-2026, il rapporto sottolinea che l’incremento previsto della spesa sanitaria è limitato, e il rapporto spesa sanitaria/PIL è in calo. Questa situazione solleva preoccupazioni sul finanziamento adeguato del SSN nei prossimi anni.


Il rapporto mette in evidenza anche una disparità significativa tra il numero di professionisti sanitari in Italia rispetto alla media OCSE. Mentre il numero di medici è leggermente superiore alla media OCSE, il numero di infermieri è ben al di sotto di questa media. Questo crea un divario nella fornitura di servizi sanitari, con conseguenze inevitabili sulla qualità dell’assistenza fornita.

Inoltre, il rapporto evidenzia una frattura strutturale tra Nord e Sud Italia che influisce sull’equità di accesso ai servizi sanitari e sugli esiti di salute. La mobilità sanitaria dalle regioni meridionali a quelle settentrionali è un problema significativo.


La fondazione Gimbe ha proposto un piano in 14 punti per salvare il sistema sanitario pubblico, sottolineando la necessità di un patto sociale e politico che superi le divisioni partitiche. Questi punti includono la riduzione degli sprechi e delle inefficienze, la promozione di competenze digitali nella popolazione e nei professionisti sanitari, e una migliore normazione dell’integrazione tra il settore pubblico e privato.

In sintesi, il rapporto evidenzia le sfide che il SSN in Italia affronta in termini di finanziamento, risorse umane e disparità regionali, e fa appello a un impegno congiunto per rafforzare il sistema sanitario e garantire il diritto alla salute dei cittadini italiani.

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Alessio Biondino

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