In Romagna gli infermieri si trasformano anche in “paramedici”?

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Mancano i medici del 118 e per far fronte a questa carenza l’Ausl Romagna, come denunciato dal sindacato Nursing Up, avrebbe deciso: dal prossimo 19 aprile trasformerà 280 infermieri in “paramedici” (VEDI Corriere Romagna), senza però tutelarli legalmente e erogare loro compensi adeguati.

La decisione, a quanto pare, sarebbe stata presa dai vertici aziendali senza il consenso dei sindacati ed è per questo motivo che quelli di Nursing Up sono pronti alla mobilitazione generale.


L’Ausl ha provato a ridimensionare la cosa, parlando di una mera «iniziativa formativa, che in questa fase non prevede alcun aumento delle responsabilità correlate alla pratica clinica» e che ha la finalità di «saper affrontare un contesto assistenziale e di intervento imprevedibile». Ma i dubbi rimangono, vista la tendenza nazionale a spremere fino all’inverosimile la categoria infermieristica (per fargli fare un po’ di tutto) e la produzione di fantomatiche figure intermedie a basso prezzo (VEDI Super Oss e non solo).


Altresì, i vertici dell’azienda pubblica romagnola parlano di vantaggi per il personale infermieristico: «Conoscenze maggiori, tradotto nell’operatività, significano un livello maggiore di sicurezza dell’operatore nell’agire professionale, invariato sotto il profilo delle responsabilità, ma che permetterà di agire in massima sicurezza e con elementi di minor rischio di possibili ricadute medico-legali».

Ricapitolando: competenze aggiuntive per “agire in massima sicurezza”, ma senza variazioni sulle “responsabilità”. Sembra un po’ una supercazzola in stile Amici Miei e ricorda tanto l’ideazione del Super Oss: una nuova figura che teoricamente non potrà sostituire l’infermiere, ma che di fatto si troverà in corsia da solo (o quasi) con decine di pazienti.


Comunque… Sulla questione Marta Evangelisti (Fratelli d’Italia) ha presentato un’interrogazione, ha chiesto chiarimenti in merito alla Giunta Regionale e un confronto col sindacato. Anche perché «la Direzione generale dell’Ausl ha assunto un comportamento di totale chiusura, prevedendo addirittura per i lavoratori che non parteciperanno al corso l’esclusione dal servizio di 118».

Ma Evangelisti non è stata la sola: anche Daniele Marchetti, Valentina Stragliati, Michele Facci e Fabio Bergamini (tutti della Lega) hanno presentato un’interrogazione, in quanto ritengono che «il corso di formazione obbligatoria di 114 ore per gli operatori del 118, in particolare per gli infermieri che operano nei servizi di emergenza territoriale, sembra nato per sopperire alla carenza cronica di medici e non per ragioni professionali».


E i professionisti dell’assistenza alla persona, ovviamente, non ci stanno: «È diffusa, tra tutto il personale infermieristico regionale, la preoccupazione di doversi assumere maggiori responsabilità, che fino ad oggi erano esclusiva dei medici, a fronte di nessuna tutela legale e nemmeno di nessun adeguamento salariale».

Gli esponenti del carroccio perciò sollecitano la Giunta a «presentare all’Assemblea regionale il piano di riordino del sistema sanitario regionale» e a chiarire «quante e quali Ausl hanno avviato corsi di formazione obbligatori per gli infermieri del comparto emergenza-urgenza».

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a cura di Gian Domenico Giusti e Maria Benetton | Maggioli Editore 2015

Alessio Biondino