Riceviamo e pubblichiamo la risposta di Matteo Incaviglia, infermiere legale pioniere della lotta al demansionamento infermieristico di cui spesso riportiamo il pensiero (VEDI), ad una recente affermazione della segretaria nazionale della Federazione degli infermieri (VEDI articolo Mazzoleni (FNOPI): “Riconoscimento sociale dell’infermiere? Dipende dall’infermiere stesso”).
«Leggo con stupore le dichiarazioni rese all’Eurispes dalla Segretaria Nazionale FNOPI, Beatrice Mazzoleni. In particolare, quella che “gli Infermieri devono cambiare la modalità comunicativa”in quanto la storia di subordinazione verso i medici è prettamente italiana.
Pertanto, il mancato riconoscimento sociale, secondo la medesima, sarebbe causato degli stessi Infermieri che non comunicano bene. Affermazione che manca manifestamente di una necessaria autocritica.
In buona sostanza nessuna autocritica viene fatta agli Ordini di rappresentanza infermieristica, FNOPI in primis, della quale la Mazzoleni è un’autorevole rappresentate, nel non aver mai seriamente contrastato la deriva verso il demansionamento, ovvero lo sfruttamento Professionale degli infermieri, che mina alle basi la stima e l’etero stima professionale, svilita dallo svolgimento sistematico di mansioni meramente elementari, che tutti possono svolgere.
E non dimentichiamoci il famigerato art. 49 del Codice Deontologico, in vigore fino a qualche anno fa, che solo una categoria di autolesionisti poteva concepire!
Non è un mistero come gli Infermieri, ancora oggi, nell’anno del Signore 2025, nella stragrande maggioranza dei servizi sanitari, svolgano le stesse identiche mansioni che svolgevano 30 anni fa. E ciò nonostante lauree, master e dulcis in fundo anche la MAGISTRALE di cui oggi tutti si riempiono la bocca in tutti i congressi ed ecm vari.
Anzi, abbiamo autorevoli rappresentanti che non molto tempo fa hanno dichiarato che le mansioni di base, come praticare le cure igieniche, ergo cambiare pannoloni, eseguire bidet ed armeggiane con strumenti all’uopo destinati, ovvero padelle e pappagalli, rappresentino tutti compiti propri dell’Infermiere…
Vedasi la sentenza storica n. 6954 del Tribunale del Lavoro di Roma (pubblicata il 11-07-2019), che ha condannato la Fondazione Policlinico Gemelli a risarcire un professionista con 60 mila € per demansionamento Infermieristico e che ha visto un illustre rappresentante dell’Infermieristica italiana, verosimilmente confuso, di fatto testimoniare contro il professionista che ha denunciato l’azienda: “Il teste XXXXXXXX XXXX – si legge nella sentenza -, dal mese di luglio 2012 dirigente responsabile delle professioni sanitarie, infermieristiche, tecniche, ostetriche e riabilitative del Policlinico, dopo aver affermato, in ragione della sua qualifica (e non per conoscenza diretta) che il MORI svolge tutti i compiti propri di un infermiere laureato e cioè sia quelli di assistenza di base al paziente che possono consistere nella cura dell’igiene o nella nutrizione, e sia i compiti tecnico-professionali come terapie o atti rianimatori…”

Pertanto, Egregia Dott.ssa Beatrice Mazzoleni, mettiamola così: dobbiamo cambiare tutti il modo di comunicare, a cominciare soprattutto dagli organi di rappresentanza. Non crede?».

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